Pizzo Cramalina
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In settimana Francesca mi ha espresso il desiderio di andare a fare una gita in cui vedere i colori dell'autunno. Tre settimane fa sono stato in Val Vergelletto con Monica, Allora la vegetazione stava iniziando ad assumere le tipiche tinte stagionali, ora dovrebbe essere al culmine dello splendore, per cui: torniamo in Val Vergelletto, d'altronde è una delle valli che preferisco.
Ci troviamo alle sette a Gaggiolo ed alle nove siamo già a Gresso con gli scarponi ai piedi, Dalla piazza del paese, dove abbiamo parcheggiato, si possono già ammirare i colori dei faggi, inframezzati da aceri, ciliegi e sorbi e, più su dai pini e dai larici. Proprio di fronte il paese di Crana, adagiato su un costone è già illuminato dal sole. Prima di iniziare a salire facciamo un breve giro per i vicoli del paese per vederne l'architettura, gli abitanti sono pochi, una quarantina forse, ma si vede che il paese è abitato: le case sono in ordine, gli orti curati.
Decidiamo di compiere un percorso ad anello salendo dapprima all'Alpe di Pian della Crosa, l'inizio della gita è decisamente all'insegna del ripido: come scopriremo fino in cima al Pizzo Cramalina il sentiero non molla praticamente mai, giusto un paio di brevi tratti in piano ed uno in discesa, per il resto sempre in salita!.
Raggiungiamo Pian della Crosa, un bell'alpeggio sparso da cui si gode una vista eccezionale sulla valle, l'ultima casa è occupata da alcune persone intente a conversare sull'uscio. Proseguiamo seguendo le indicazioni per l'Alpe Bassa, il sentiero continua a salire fra i faggi a cui presto si inframmezzano i pini, quando usciamo dal bosco ci troviamo appena sotto l'alpe, breve sosta per un po' di the con biscotti e ci rimettiamo in cammino verso la quota 1833 metri, una selletta da cui si diparte la traccia non segnalata che porta all'Alpe del Lago, a differenza del sentiero seguito fin qui questo dimostra chiaramente di essere molto meno frequentato: è invaso dalla vegetazione ed a tratti è appena visibile, presto siamo in vista delle baite ma per raggiungerle bisogna abbassarsi per superare una fascia rocciosa, giunti sul fondo di una valletta la risaliamo e raggiungiamo l'alpe. Anche queste baite si trovano in una magnifica posizione ma sono desolatamente in via di rovinare. Da qui la nostra cima è chiaramente visibile: 400 metri di un costone che sale senza soluzione di continuità. Andiamo a prendere il filo di cresta e poi iniziamo la salita che, almeno a me, reduce da un po' di malanni stagionali, pare veramente infinita. Francesca è un buon 100 metri davanti a me e sale apparentemente senza sforzo e di buon passo. Mi aspetta a pochi metri dalla cima che raggiungiamo assieme. Il grande ometto è alquanto malmesso e non vedo traccia di libri di vetta. Facciamo qualche foto, ammiriamo il panorama e poi decidiamo di scendere per pranzare all'Alpe del Lago.
Lungo la discesa incontriamo un uomo, probabilmente un confederato, accompagnato da un ragazzino che salgono.
Raggiungiamo l'alpe ma decidiamo di proseguire visto che all'Alpe del Lago la fontana è asciutta quanto il bacino d'acqua che da il nome all'alpeggio.
Proseguiamo verso l'Alpe Bietri ma, dato che la pendenza nel prato in via di rimboschimento sotto l'alpeggio non è molta, scendiamo diritti per andare ad incrociare il sentiero ufficiale un paio di centinaia di metri al di sotto. Raggiuntolo in breve siamo all'Alpe Bietri, c'è il sole, un bel panorama, un venticello gentile e l'acqua...il posto ideale per la sosta pranzo.
Soddisfatto lo stomaco ripartiamo, pochi metri dopo eccoci rientrare nel bosco, il sentiero scende su un ripido costone ricoperto di faggi, incontriamo un macereto cui segue una breve risalita poi ci abbassiamo verso Monte, un grosso nucleo di edifici perlopiù in rovina, c'è veramente un'aria di desolazione fra queste baite,su una porta è affisso un grande cartello con la scritta "vendesi" ma la desolazione del luogo non induce certo a considerarne l'acquisto. Il sentiero che scende è veramente ripido ed a tratti malmesso, per fortuna stamane abbiamo deciso di compiere il giro in senso antiorario invece che salire da qui!
Finalmente raggiungiamo Gresso, la chiesa è aperta e le facciamo una breve visita poi ci cambiamo e decidiamo di bere qualcosa nel'osteria del paese scambiando qualche parola con la loquace gerente, quindi in macchina, è ancora abbastanza presto, forse riusciamo ad evitare il solito caos sul Piano di Magadino!
Bella gita, ideale da farsi in autunno, in estate la salita, che si svolge sul versante meridionale, deve essere decisamente micidiale.
Difficoltà: T3, l'unico tratto che può presentare qualche problema è quello fra la quota 1833 e l'Alpe del Lago: non vi sono indicazioni e la traccia è spesso invasa dalla vegetazione ma, almeno con tempo asciutto, di difficoltà non ve ne sono.
Ci troviamo alle sette a Gaggiolo ed alle nove siamo già a Gresso con gli scarponi ai piedi, Dalla piazza del paese, dove abbiamo parcheggiato, si possono già ammirare i colori dei faggi, inframezzati da aceri, ciliegi e sorbi e, più su dai pini e dai larici. Proprio di fronte il paese di Crana, adagiato su un costone è già illuminato dal sole. Prima di iniziare a salire facciamo un breve giro per i vicoli del paese per vederne l'architettura, gli abitanti sono pochi, una quarantina forse, ma si vede che il paese è abitato: le case sono in ordine, gli orti curati.
Decidiamo di compiere un percorso ad anello salendo dapprima all'Alpe di Pian della Crosa, l'inizio della gita è decisamente all'insegna del ripido: come scopriremo fino in cima al Pizzo Cramalina il sentiero non molla praticamente mai, giusto un paio di brevi tratti in piano ed uno in discesa, per il resto sempre in salita!.
Raggiungiamo Pian della Crosa, un bell'alpeggio sparso da cui si gode una vista eccezionale sulla valle, l'ultima casa è occupata da alcune persone intente a conversare sull'uscio. Proseguiamo seguendo le indicazioni per l'Alpe Bassa, il sentiero continua a salire fra i faggi a cui presto si inframmezzano i pini, quando usciamo dal bosco ci troviamo appena sotto l'alpe, breve sosta per un po' di the con biscotti e ci rimettiamo in cammino verso la quota 1833 metri, una selletta da cui si diparte la traccia non segnalata che porta all'Alpe del Lago, a differenza del sentiero seguito fin qui questo dimostra chiaramente di essere molto meno frequentato: è invaso dalla vegetazione ed a tratti è appena visibile, presto siamo in vista delle baite ma per raggiungerle bisogna abbassarsi per superare una fascia rocciosa, giunti sul fondo di una valletta la risaliamo e raggiungiamo l'alpe. Anche queste baite si trovano in una magnifica posizione ma sono desolatamente in via di rovinare. Da qui la nostra cima è chiaramente visibile: 400 metri di un costone che sale senza soluzione di continuità. Andiamo a prendere il filo di cresta e poi iniziamo la salita che, almeno a me, reduce da un po' di malanni stagionali, pare veramente infinita. Francesca è un buon 100 metri davanti a me e sale apparentemente senza sforzo e di buon passo. Mi aspetta a pochi metri dalla cima che raggiungiamo assieme. Il grande ometto è alquanto malmesso e non vedo traccia di libri di vetta. Facciamo qualche foto, ammiriamo il panorama e poi decidiamo di scendere per pranzare all'Alpe del Lago.
Lungo la discesa incontriamo un uomo, probabilmente un confederato, accompagnato da un ragazzino che salgono.
Raggiungiamo l'alpe ma decidiamo di proseguire visto che all'Alpe del Lago la fontana è asciutta quanto il bacino d'acqua che da il nome all'alpeggio.
Proseguiamo verso l'Alpe Bietri ma, dato che la pendenza nel prato in via di rimboschimento sotto l'alpeggio non è molta, scendiamo diritti per andare ad incrociare il sentiero ufficiale un paio di centinaia di metri al di sotto. Raggiuntolo in breve siamo all'Alpe Bietri, c'è il sole, un bel panorama, un venticello gentile e l'acqua...il posto ideale per la sosta pranzo.
Soddisfatto lo stomaco ripartiamo, pochi metri dopo eccoci rientrare nel bosco, il sentiero scende su un ripido costone ricoperto di faggi, incontriamo un macereto cui segue una breve risalita poi ci abbassiamo verso Monte, un grosso nucleo di edifici perlopiù in rovina, c'è veramente un'aria di desolazione fra queste baite,su una porta è affisso un grande cartello con la scritta "vendesi" ma la desolazione del luogo non induce certo a considerarne l'acquisto. Il sentiero che scende è veramente ripido ed a tratti malmesso, per fortuna stamane abbiamo deciso di compiere il giro in senso antiorario invece che salire da qui!
Finalmente raggiungiamo Gresso, la chiesa è aperta e le facciamo una breve visita poi ci cambiamo e decidiamo di bere qualcosa nel'osteria del paese scambiando qualche parola con la loquace gerente, quindi in macchina, è ancora abbastanza presto, forse riusciamo ad evitare il solito caos sul Piano di Magadino!
Bella gita, ideale da farsi in autunno, in estate la salita, che si svolge sul versante meridionale, deve essere decisamente micidiale.
Difficoltà: T3, l'unico tratto che può presentare qualche problema è quello fra la quota 1833 e l'Alpe del Lago: non vi sono indicazioni e la traccia è spesso invasa dalla vegetazione ma, almeno con tempo asciutto, di difficoltà non ve ne sono.
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (3)