Fra tante mele c'è anche un Torsoleto (2707 mt).
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Arriviamo a Loveno abbastanza presto ma i parcheggi sono quasi tutti esauriti, un piccolo spazio lasciato a se stesso ci ha dato la possibilità di parcheggiare la nostra utilitaria. Prendiamo subito il sentiero 160 e saliamo con costanza sino alle Baite Paghera, poi entrati nel bel bosco con lunghi ed infiniti tornanti sbuchiamo in prossimità della palina che indica: zona ex miniere.
Siamo fuori dal bosco ed il sole è già bello alto, grazie ai temporali del giorno prima l’aria è decisamente fresca. Alla seconda palina troviamo la deviazione per il rifugio, senza troppi indugi pieghiamo a destra e ci portiamo verso una sorta di dossetto dove avevo costruito un ometto. Abbandonato il sentiero ufficiale ora seguiamo una verde dorsale sino ad arrivare al Monte dei Matti. Facile arrivare al vicino e visibile Rifugio Torsoleto oggi decisamente invaso da decine di persone vocianti al limite dello stracciacazzi. 3h.
Il rifugio è bello, ma chi ha voglia di imbragarsi in un tale casino di stampo metropolitano? Partiamo subito seguendo l’evidente sentiero e con diversi tornanti sbuchiamo ad una sorta di passo, evitato il Bivacco per eccesso di escursionisti in maniera solitaria puntiamo al vicino Monte Torsoleto che si raggiunge uscendo dal sentiero 4 Luglio per seguire una facile cresta senza percorso obbligato. 3h45.
Il cielo è sgombero da nuvole e si vede il mondo, riparati dal venticello fresco ora ci prendiamo il tempo per mangiare al cospetto di cotanta bellezza.
Quando ripartiamo non andiamo subito al Bivacco Davide, ora molto meno affollato (eh, i pizzoccheri al rifugio…), ma andiamo alla vicina cima senza nome (2865 mt), poi riprendendo il Sentiero 4 Luglio siamo arrivati finalmente al Bivacco, dove anche qua la vista è veramente bella , soprattutto verso il Lago di Picol
Avendo ancora un po di birra nelle gambe ci viene la malsana idea di continuare in un giro che non era nei programmi, scendiamo sino al Passo del Torsoleto e poi con ripida e a volte esposta cresta arriviamo sino ad un traverso che oltrepassa una cima senza nome, ripresa la cresta la traccia ci porta sul Monte Culvegla.
Non si ha voglia di ritornare alla macchina per lo stesso sentiero, e così facciamo l’ultima forzatura, portandoci verso il Passo del Sellero dove salutiamo un’altra coppia di escursionisti diretti in Val Brandet, gli unici visti in zona; scendiamo ripidi sino alla Malga Sellero per prendere la deviazione 161 A, che al momento non intercettiamo, mentre una palina un po più distante attira la nostra attenzione. E’ la deviazione 161 A.
Ora mi faccio una domanda: se una palina indica una deviazione non sarebbe il caso di bollare un “presunto” sentiero? Dico presunto perché di sentiero o tracce evidenti proprio non ce ne sono. E qua è partito il ravano. Per trovare la misera traccia, a tratti segnata con vecchi bolli, abbiamo dovuto risalire un pendio piuttosto ripido e maledettamente coperto da ginepri e rododendri, un “lavoro di fino” che ha fiaccato un po le gambe. Fortuna che il senso di orientamento ci ha aiutato.
Passato questo primo tratto la traccia ogni tanto si palesa, viaggiando sempre in traverso e in costanti saliscendi si oltrepassano alcune zone un po esposte e malagevoli, si tange il laghetto di Valbona e con una certa attenzione giungiamo finalmente nei pressi di una palina e poi subito dopo un'altra: Loveno 1h (???). In tutta questa spasmodica ricerca della retta via è la logica dei bolli che desta più che una perplessità: ravvicinati e nuovi laddove servono a poco, e rari (molto sbiaditi) laddove invece sarebbero serviti. Siamo fuori dal pantano? Vediamo.
Seguendo la direzione del cartello ora puntiamo verso est, lasciando sulla destra le ex miniere, restando fedelmente sulla flebilissima traccia ora scendiamo decisi, ma sempre con attenzione a non perdere la miserrima bollatura, giunti finalmente nei pressi di un torrente da attraversare arriviamo ad una costruzione: siamo alla scassata Malga Largone.
Sempre puntando verso est seguiamo l’evidente sentiero, che al momento sembra bello, ma fatti pochi metri ci troviamo ad un bivio; non vedendo (se c’è) la bollatura siamo rimasti sul sentiero più alto, mentre un secondo (probabilmente quello giusto) scende sulla destra, dopo una decina di minuti di cammino per grazia ricevuta ci ritroviamo sul sentiero fatto all’andata ed ora non ci resta che scendere allungando di un po il chilometraggio.
Nota 1): Gran bel giro in zone da me a torto poco frequentate, zone che meritano una visitina ancor più approfondita vista l’infinità dei sentieri. Da Loveno al Bivacco T2, mentre dal Bivacco al Torsoleto T3 (EE), ma solo perché c’è da stare fuori sentiero, per il resto è molto facile. T3,T3+ dal Bivacco sino al Passo Sellero e T4- (EE) per il ravanage che implica un discreto allenamento fisico e senso dell’orientamento. E attenzione alle zone un po esposte e franose.
Nota 2): Cose a caso.
Spinoza 1): Kim Jong-un e Trump si scambiano dettagli sui rispettivi attacchi. Che carini, sono entrambi al loro primo bombardamento.
Spinoza 2): ONG soccorre nave anti-migranti di estrema destra. In fondo anche loro sono neri in fuga dalla realtà.
Lercio: Angelo Branduardi si taglia i capelli e ritrova 27 stecche di violino smarrite.
A la prochaine! Menek,Rosa
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