Cevedale, il ritorno.
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Ritorno al Cevedale, ma questa volta non per un corso, qualcosina l'ho imparata e messa in opera, ma per portare lassù a "tre passi dal cielo" la Irene con Renè e Davide.
Solita partenza da Verona ad un orario degno(7 del mattino di venerdì 7.7.2017, neanche a farlo apposta), lungo percorso verso Brescia(ciao ciao Menego e Rosa) e poi su verso la Val Camonica, Edolo, Temù, Vezza, Ponte di Legno....tabella di marcia rispettata.
Gavia, questo nome che incute timore a ciclisti, motociclisti e automobilisti vari, ci aspetta con le sue leggere spire che si srotolano fino ai suoi 2652, con la sua carreggiata piccola piccola ed i suoi scorci veramente magnifici.
Poi a metà, suoni di sirene lungo la salita, caxxo penso, un'autombulanza quì?
Macchè, dopo un tornante un simpatico camper è uscito di carreggiata e bilica con due ruote sul nulla, pronto a coricarsi ed a rotolare giùùùùùùùù!
Pompieri in action, lo assicurano ad un abete col fusto straordinariamente grande, per far questo perdiamo una buona mezz'ora e tre etti di adrenalina, poi riprendiamo la marcia, si scollina e giù a Santa Caterina di Valfurva, via per i Forni, arriviamo al park.
Prendiamo un passaggio da un Defender(i puristi non storcano il naso.....) e siamo al rifugio Pizzini alle 13, pranzo che il gatto che ho nello stomaco ha iniziato a rantolare da un bel pò(colazione alle 6,15....) e poi iniziamo a salire verso il rifugio Casati, una sana ora e mezza di scarpinata su un sentiero simpaticamente sdrucciolo e siamo a mt 3269, il rifugio Casati ci aspetta a terrazzo aperto.
Birra d'obbligo e prendiamo possesso della stanza, sono le 16 circa, ci imbraghiamo, corda, moschettoni, cordini da ghiaccio, chiodi(vai a sapè) da ghiaccio, costituzione della cordata : no tu Renè in ultimo, io primo poi Irene e Davide.
Si parte per questo "ripasso" sulle manovre verso cima tre cannoni, nulla di che alpinisticamente parlando, ma che ha un bel fascino permettendo di inquadrare i tre giganti e buttare un'occhio sulla Val Martello e sui grandi seracchi che vi precipitano.
Foto ricordo, uno sguardo sul Cevedale e sulla neve, poltigliosa, che ricopre il tutto, infatti è nevicato mercoledì e giovedì lasciando un bello strato di 50 cm che con i 10° di giorno, rende tutto più difficile.
Ritorniamo per le 18.15, cena e nanna.
Mattino alzata d'obbligo alle 6, colazione forzata alle 6,30; quelli del rifugio non sono molto per la quale, ai voglia a spiegargli, la sera prima, che vorremmo partire almeno per le 5 per avere neve dura, nein! 6.30 e poi tutti via! Tutti!? ma sai che casino, tra l'altro abbiamo con noi 60(sessanta) tirolesi della val Sarentino allegri e chiassosi come Romagnoli a Rimini.
Infatti partiamo che sembra la ritirata di Russia, questi ci passano davanti mentre stiamo facendo i nodi e noi allora ce la prendiamo comoda, facciamoli andare, noi procederemo tranquilli.
Saliamo sulla traccia sprofondando ogni tanto nella neve alta, evitando dei piccoli crepacci che occhieggiano dal basso, li faccio notare ai miei compagni, poi arriviamo ai piedi della salita vera e propria un bel traverso che quest'anno a differenza dello scorso anno è un pò più coricato e per questo si allunga tagliando di netto un crepaccio che corre per una buona lunghezza del fianco del massiccio.
Il punto di superamento del crepaccio lo abbiamo così in quota, traverso e con una distanza di circa 2 metri, fortunatamente coperti con un vistoso cumulo di neve, procediamo scavalcando il crepaccio con tutte le ansie di Davide, poi non ci resta che salire sulla cresta e percorrerla fra un turbinio di nuvole che in questa ultima ora hanno ricoperto tutto l'orizzonte.
Di fianco a me vedo apparire due cordate che salgono dal rifugio Larcher, percorriamo così gli ultimi metri in una sorta di gara a chi arriva primo, poi ci scostiamo per far transitare i 60 festanti tirolesi che stanno scendendo ed alla fine arriviamo alla vetta.
Purtroppo la visuale è penalizzata dalle nuvole, ma la gioia di Renè, Daniele ed Irene è tanta; foto di gruppo mangiamo qualche cosa e poi si scende.
Arriviamo al passaggio chiave del crepaccio trasversale, ora la musica è cambiata il cumulo di neve che serviva da "scaletta" non c'è più, sparito, dissolto, trascinato a valle dai 60 di cui sopra, ed allora tocca arrangiasse, Irene salta con la nostra sicurezza, tutti pronti con i cordini e la picca inserita e fissata nella neve, poi è la volta di un titubante Davide, indi di un cauto Renè cui tengo la sicurezza, ed alla fine con un bel volo d'angelo, plano sulla parte bassa del proseguo della traccia.
Ora inizia la penosa discesa, man mano che si scende di quota la pappa della neve si fà più molle, sembriamo zombie in avvicinamento, ma alla fine siamo al Casati, ci spogliamo di tutta la ferraglia e della corda e rifatti gli zaini iniziamo la discesa verso il rifugio Pizzini.
Ci concediamo un bel tagliere con una birra media al rifugio Pizzini, poi scendiamo verso il rifugio Forni; la macchina ci aspetta.
Solita partenza da Verona ad un orario degno(7 del mattino di venerdì 7.7.2017, neanche a farlo apposta), lungo percorso verso Brescia(ciao ciao Menego e Rosa) e poi su verso la Val Camonica, Edolo, Temù, Vezza, Ponte di Legno....tabella di marcia rispettata.
Gavia, questo nome che incute timore a ciclisti, motociclisti e automobilisti vari, ci aspetta con le sue leggere spire che si srotolano fino ai suoi 2652, con la sua carreggiata piccola piccola ed i suoi scorci veramente magnifici.
Poi a metà, suoni di sirene lungo la salita, caxxo penso, un'autombulanza quì?
Macchè, dopo un tornante un simpatico camper è uscito di carreggiata e bilica con due ruote sul nulla, pronto a coricarsi ed a rotolare giùùùùùùùù!
Pompieri in action, lo assicurano ad un abete col fusto straordinariamente grande, per far questo perdiamo una buona mezz'ora e tre etti di adrenalina, poi riprendiamo la marcia, si scollina e giù a Santa Caterina di Valfurva, via per i Forni, arriviamo al park.
Prendiamo un passaggio da un Defender(i puristi non storcano il naso.....) e siamo al rifugio Pizzini alle 13, pranzo che il gatto che ho nello stomaco ha iniziato a rantolare da un bel pò(colazione alle 6,15....) e poi iniziamo a salire verso il rifugio Casati, una sana ora e mezza di scarpinata su un sentiero simpaticamente sdrucciolo e siamo a mt 3269, il rifugio Casati ci aspetta a terrazzo aperto.
Birra d'obbligo e prendiamo possesso della stanza, sono le 16 circa, ci imbraghiamo, corda, moschettoni, cordini da ghiaccio, chiodi(vai a sapè) da ghiaccio, costituzione della cordata : no tu Renè in ultimo, io primo poi Irene e Davide.
Si parte per questo "ripasso" sulle manovre verso cima tre cannoni, nulla di che alpinisticamente parlando, ma che ha un bel fascino permettendo di inquadrare i tre giganti e buttare un'occhio sulla Val Martello e sui grandi seracchi che vi precipitano.
Foto ricordo, uno sguardo sul Cevedale e sulla neve, poltigliosa, che ricopre il tutto, infatti è nevicato mercoledì e giovedì lasciando un bello strato di 50 cm che con i 10° di giorno, rende tutto più difficile.
Ritorniamo per le 18.15, cena e nanna.
Mattino alzata d'obbligo alle 6, colazione forzata alle 6,30; quelli del rifugio non sono molto per la quale, ai voglia a spiegargli, la sera prima, che vorremmo partire almeno per le 5 per avere neve dura, nein! 6.30 e poi tutti via! Tutti!? ma sai che casino, tra l'altro abbiamo con noi 60(sessanta) tirolesi della val Sarentino allegri e chiassosi come Romagnoli a Rimini.
Infatti partiamo che sembra la ritirata di Russia, questi ci passano davanti mentre stiamo facendo i nodi e noi allora ce la prendiamo comoda, facciamoli andare, noi procederemo tranquilli.
Saliamo sulla traccia sprofondando ogni tanto nella neve alta, evitando dei piccoli crepacci che occhieggiano dal basso, li faccio notare ai miei compagni, poi arriviamo ai piedi della salita vera e propria un bel traverso che quest'anno a differenza dello scorso anno è un pò più coricato e per questo si allunga tagliando di netto un crepaccio che corre per una buona lunghezza del fianco del massiccio.
Il punto di superamento del crepaccio lo abbiamo così in quota, traverso e con una distanza di circa 2 metri, fortunatamente coperti con un vistoso cumulo di neve, procediamo scavalcando il crepaccio con tutte le ansie di Davide, poi non ci resta che salire sulla cresta e percorrerla fra un turbinio di nuvole che in questa ultima ora hanno ricoperto tutto l'orizzonte.
Di fianco a me vedo apparire due cordate che salgono dal rifugio Larcher, percorriamo così gli ultimi metri in una sorta di gara a chi arriva primo, poi ci scostiamo per far transitare i 60 festanti tirolesi che stanno scendendo ed alla fine arriviamo alla vetta.
Purtroppo la visuale è penalizzata dalle nuvole, ma la gioia di Renè, Daniele ed Irene è tanta; foto di gruppo mangiamo qualche cosa e poi si scende.
Arriviamo al passaggio chiave del crepaccio trasversale, ora la musica è cambiata il cumulo di neve che serviva da "scaletta" non c'è più, sparito, dissolto, trascinato a valle dai 60 di cui sopra, ed allora tocca arrangiasse, Irene salta con la nostra sicurezza, tutti pronti con i cordini e la picca inserita e fissata nella neve, poi è la volta di un titubante Davide, indi di un cauto Renè cui tengo la sicurezza, ed alla fine con un bel volo d'angelo, plano sulla parte bassa del proseguo della traccia.
Ora inizia la penosa discesa, man mano che si scende di quota la pappa della neve si fà più molle, sembriamo zombie in avvicinamento, ma alla fine siamo al Casati, ci spogliamo di tutta la ferraglia e della corda e rifatti gli zaini iniziamo la discesa verso il rifugio Pizzini.
Ci concediamo un bel tagliere con una birra media al rifugio Pizzini, poi scendiamo verso il rifugio Forni; la macchina ci aspetta.
Tourengänger:
Amadeus

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