Chüebodenhorn (3070 m)
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La meta di oggi è il grandissimo cubo. Mi trovo con un bel gruppetto composto da Tita, Vale, Sem, Andrew e Igor ai parcheggi del Caseificio di Airolo alle ore 7.00.
Una volta organizzate le auto ci dirigiamo verso All'Acqua in Valle Bedretto, alle ore 7.30 puntuali siamo già in cammino sul sentiero che ci porterà alla Capanna Piansecco. In 45min. siamo su; piccola pausa, nella quale consultiamo la mappa, visioniamo la zona verso la nostra meta quotidiana e vediamo già qualche escursionista sotto i primi nevai, ma non so dove siano andati perché non li abbiamo più incontrati.
Inizio dell’escursione alle 07:30
Tempo dell’escursione in cima al pizzo ore 12:15 (pause incluse)
Temperatura alla partenza: +17.5°C
Temperatura sulla cima: +8°C
Rientro alle ore 17:30
Temperatura al rientro: +24.5°C
Totale km: 14.5
Sforzo km: 34.6
Tempo escursione senza pause 6h 56min.
Fa già tanto caldo ed è umido: è una bellissima giornata di sole e fino a sera lo sarà, salvo i cumoli nuvolosi nel pomeriggio.
Dopo il rifornimento di acqua alla fontana della capanna, si parte. Prossima sosta: il Rifugio Baggio; la salita è già di quelle che non scherza, un tortuoso sentiero tra sassi e erba inizia a preparare le ginocchia per l'ascesa al cubo.
Giunti al rifugio Baggio ci accorgiamo che è tutto demolito. Penso che lo stiano rifacendo. Vabbé.
Sosta per studiare se risalire a sinistra per il nevaio esposto sotto rocce di recente caduta o salire il nevaio a destra fin verso le prime rocce.
Ne parlo con i soci Sem, Andrew e Igor: sono d'accordo con me, ovvero salire la parte meno esposta e cioè quella di destra. Il nevaio in un attimo lo superiamo e, prima di addentrarci nelle prime instabili rocce, altra pausetta veloce per mangiare e bere qualcosa. Vogliamo arrivare in vetta per le ore 12, normalmente considerato un ottimo tempo per una cima del genere.
Siamo in orario, si parte: le rocce a volte sono come scalini, che a volte incasinate e instabili ci portano pian piano a passare un buon dislivello e portarci fino sul nevaio che ci condurrà al Gerenpass.
Quei camosci di Andrew, Sem e Igor mi precedono di una cinquantina di metri, mentre io passo dopo passo, tenendomi sempre concentrato, li raggiungo al nevaio; le signore, invece, leggermente più indietro anche loro, molto caute riescono ad arrivare.
Bene, tutti al Gerenpass con vista sul ghiacciaio e il laghetto ancora completamente ghiacciato: uno spettacolo unico.
Sbirciamo poi verso il cubo e notiamo già un escursionista scendere, ma ci rendiamo conto che non sarà una passeggiata: le gambe sono ormai pronte, le ginocchia ne risentiranno.
Dentro di me mi chiedo se ci riuscirò, ma con la compagnia giusta so che la risposta è sì. Il cubo lo voglio pure io.
Dopo una sosta per bere qualcosa e chiaramente scatti fotografici di rito, ci prepariamo e andiamo a conquistare gli ultimi 400 ca. metri di dislivello che ci porteranno sul Chüebodenhorn.
Saliamo sempre su rocce tante volte instabili, ma man mano che si sale diventano più grosse e stabili, ma fanno sempre paura.
Saliamo, saliamo e il gruppo inizia a separarsi, cosa normale, non tutti hanno la stessa gamba; Sem, il più giovane, spara su che sembra di vedere davvero un camoscio, peccato per la braghetta rossa ;).
Andrew e Igor dietro a ruota, mentre io poco più dietro perché mi fermavo spesso a fare il servizio fotografico della giornata. Le signore dietro di me, ovviamente più caute di noi, anche perché per loro una cosa così è la prima volta, quindi non solo un'ascesa, è pure un imparare a valutarsi, come fare, dove passare, che passaggi scegliere, ecc.
Wow, in un'oretta siamo in vetta, i 3 camosci già su spaparanzati mentre arrivo io, le signore invece arrivano 1h dopo. Molto comprensibile. Non evidente l'ascesa per noi, potete immaginare per loro.
Alla fine siamo in vetta, facciamo una foto di rito. Il clima è ottimo per goderci il panorama: primo davanti a noi il ghiacciaio del Basodino e la sua cima, il Pizzo Rotondo giusto a lato, i ghiacciai con i loro laghi alle pendici e in fondo, un po' nascosta dalle nuvole, l'Adula della scorsa settimana e poi ancora tante tante e tante cime, bellissime ed enormi.
Sono le 13.30, ora di scendere purtroppo. Io non sarei sceso fino al tramonto, ma la discesa si prospera lunga e tortuosa, per le ginocchia.
Aspettiamo ancora un attimo e poi via giù di botto, sempre con molta cautela a cercare la via migliore per scendere; tante volte ci si siede sulle rocce, tante volte ci si tiene appesi e si salta da una all'altra, io sento tanto le ginocchia e non riesco a tenere il ritmo degli altri, ma il mio obiettivo di oggi ormai è conquistato.
Scendiamo fino al Gerenpass e ci riposiamo dalla tortuosa discesa, riprendiamo poi il nevaio e scendiamo a sua volta al Rifugio Baggio per arrivare infine alla Capanna Piansecco dove una bella birra è di dovere, ce la siamo meritati.
Wow ragazzi! Sono stato veramente soddisfatto e appagato, non so voi, ma lo rifarei ;), fra qualche anno, intanto altre cime ed escursioni mi aspettano.
Passo la parola ad Andrew e noi ci risentiamo la prossima volta.
Un salutone,
Saimon
Andrew
Oggi siamo super motivati.... Lasciata l'auto All'Acqua percorriamo il "Sentiero-Autostrada" che in 45 minuti ci porta al rifugio Piansecco. Il caldo si fa già sentire e dentro di noi non vediamo l'ora di raggiungere altitudini più elevate per trovare un po' di refrigerio. Riempiamo le borracce con acqua fresca e partiamo in direzione Gerenpass.
Poco dopo la capanna prendiamo il sentiero di destra, che zigzagando e seguendo il riale porta all'ormai Ex Rifugio Baggioe al grande nevaio dietro di esso.
Nonostante il caldo le condizioni della neve tengono, infatti risulta essere ancora abbastanza dura e compatta da non rallentarci troppo.
Raggiunta la fine del nevaio ci si pone davanti la lunga sassaia che da quota 2300 m porta al Gerenpass. Valutiamo il percorso da fare. Un lungo nevaio sulla sinistra, lungo le pareti del Poncione di Cassina Baggio, che dalla base arriva fin su al passo oppure più sulla destra un paio di nevai alternati a sassaia. Vedendo l'esposizione delle pareti del Poncione e i massi recentemente franati sul nevaio decidiamo per la seconda opzione; meno rapida ma più sicura. Senza particolari difficoltà, ma sempre facendo attenzione a non far partire sassi verso valle, raggiungiamo i Gerenpass e il suggestivo Chüebodengletscher con i suoi colori "glaciali".
Dopo aver fatto una breve pausa, bevuto e mangiato qualcosa attacchiamo gli ultimi 400 m di instabile sassaia. A indicare la salita qua e là qualche ometto che suggerisce la via, anche se però la scalata lascia libera interpretazione e fantasia. Con bei movimenti, e cercando di centellinare le energie, si superano i massi di dimensioni eterogenee, più o meno stabili, e dopo meno di un ora dal passo raggiungiamo con soddisfazione la vetta. Fantastica! La canicola a valle sembra soltanto un ricordo e il panorama che si goda ripaga la salita e i muscoli affaticati delle gambe ritornano come nuovi.
Dopo aver pranzato in vetta, chiaccherato, firmato libro di vetta e fatto le foto di rito, zaino in spalla riscendiamo con decisione la sassaia in direzione Gerenpass. A differenza della salita per la discesa scegliamo di puntare direttamente il passo rimanendo più a sud, troviamo alcuni nevai che decidiamo di "sciare", in poco tempo perdiamo quota e raggiungiamo il passo in maniera molto più rapida e indolore.
Dal passo al nevaio del Rigufio Baggio, per la discesa, decidiamo di percorrere il lungo nevaio ai piedi del Poncione di Cassina Baggio. Aiutandoci con picozza o bastoni, scivoliamo lungo il ripido nevaio, divertendoci come bambini, sempre però prestando le dovute attenzioni. Scherzosamente discutiamo sulla possibilità di portarci un"bob" o una slitta la prossima volta, in modo da essere ancora più rapidi durante la discesa. Forse forse non una delle idee più brillanti però...
Dal nevaio alla capanna Piansecco ripercorriamo il sentiero velocemente, pregustando già la birra da mezzo che ci aspetta in capanna.
Che dire... Bellissima cima, tecnicamente non difficilissima, dal dislivello complessivo contenuto, seppur "spacca gambe". Personalmente ho trovato molto divertente l'ultimo segmento che porta alla vetta. I massi di 2 o 3 metri sul percorso offrono di che sbizzarrirsi, allenando movimenti di arrampicata, sempre restando in zone non esposte e relativamente non pericolose.
Grazie a tutti per la compagnia e grazie a Saimon per averci proposto questa bella giornata su uno dei 3000 nostrani.
Sem
...
Una volta organizzate le auto ci dirigiamo verso All'Acqua in Valle Bedretto, alle ore 7.30 puntuali siamo già in cammino sul sentiero che ci porterà alla Capanna Piansecco. In 45min. siamo su; piccola pausa, nella quale consultiamo la mappa, visioniamo la zona verso la nostra meta quotidiana e vediamo già qualche escursionista sotto i primi nevai, ma non so dove siano andati perché non li abbiamo più incontrati.
Inizio dell’escursione alle 07:30
Tempo dell’escursione in cima al pizzo ore 12:15 (pause incluse)
Temperatura alla partenza: +17.5°C
Temperatura sulla cima: +8°C
Rientro alle ore 17:30
Temperatura al rientro: +24.5°C
Totale km: 14.5
Sforzo km: 34.6
Tempo escursione senza pause 6h 56min.
Fa già tanto caldo ed è umido: è una bellissima giornata di sole e fino a sera lo sarà, salvo i cumoli nuvolosi nel pomeriggio.
Dopo il rifornimento di acqua alla fontana della capanna, si parte. Prossima sosta: il Rifugio Baggio; la salita è già di quelle che non scherza, un tortuoso sentiero tra sassi e erba inizia a preparare le ginocchia per l'ascesa al cubo.
Giunti al rifugio Baggio ci accorgiamo che è tutto demolito. Penso che lo stiano rifacendo. Vabbé.
Sosta per studiare se risalire a sinistra per il nevaio esposto sotto rocce di recente caduta o salire il nevaio a destra fin verso le prime rocce.
Ne parlo con i soci Sem, Andrew e Igor: sono d'accordo con me, ovvero salire la parte meno esposta e cioè quella di destra. Il nevaio in un attimo lo superiamo e, prima di addentrarci nelle prime instabili rocce, altra pausetta veloce per mangiare e bere qualcosa. Vogliamo arrivare in vetta per le ore 12, normalmente considerato un ottimo tempo per una cima del genere.
Siamo in orario, si parte: le rocce a volte sono come scalini, che a volte incasinate e instabili ci portano pian piano a passare un buon dislivello e portarci fino sul nevaio che ci condurrà al Gerenpass.
Quei camosci di Andrew, Sem e Igor mi precedono di una cinquantina di metri, mentre io passo dopo passo, tenendomi sempre concentrato, li raggiungo al nevaio; le signore, invece, leggermente più indietro anche loro, molto caute riescono ad arrivare.
Bene, tutti al Gerenpass con vista sul ghiacciaio e il laghetto ancora completamente ghiacciato: uno spettacolo unico.
Sbirciamo poi verso il cubo e notiamo già un escursionista scendere, ma ci rendiamo conto che non sarà una passeggiata: le gambe sono ormai pronte, le ginocchia ne risentiranno.
Dentro di me mi chiedo se ci riuscirò, ma con la compagnia giusta so che la risposta è sì. Il cubo lo voglio pure io.
Dopo una sosta per bere qualcosa e chiaramente scatti fotografici di rito, ci prepariamo e andiamo a conquistare gli ultimi 400 ca. metri di dislivello che ci porteranno sul Chüebodenhorn.
Saliamo sempre su rocce tante volte instabili, ma man mano che si sale diventano più grosse e stabili, ma fanno sempre paura.
Saliamo, saliamo e il gruppo inizia a separarsi, cosa normale, non tutti hanno la stessa gamba; Sem, il più giovane, spara su che sembra di vedere davvero un camoscio, peccato per la braghetta rossa ;).
Andrew e Igor dietro a ruota, mentre io poco più dietro perché mi fermavo spesso a fare il servizio fotografico della giornata. Le signore dietro di me, ovviamente più caute di noi, anche perché per loro una cosa così è la prima volta, quindi non solo un'ascesa, è pure un imparare a valutarsi, come fare, dove passare, che passaggi scegliere, ecc.
Wow, in un'oretta siamo in vetta, i 3 camosci già su spaparanzati mentre arrivo io, le signore invece arrivano 1h dopo. Molto comprensibile. Non evidente l'ascesa per noi, potete immaginare per loro.
Alla fine siamo in vetta, facciamo una foto di rito. Il clima è ottimo per goderci il panorama: primo davanti a noi il ghiacciaio del Basodino e la sua cima, il Pizzo Rotondo giusto a lato, i ghiacciai con i loro laghi alle pendici e in fondo, un po' nascosta dalle nuvole, l'Adula della scorsa settimana e poi ancora tante tante e tante cime, bellissime ed enormi.
Sono le 13.30, ora di scendere purtroppo. Io non sarei sceso fino al tramonto, ma la discesa si prospera lunga e tortuosa, per le ginocchia.
Aspettiamo ancora un attimo e poi via giù di botto, sempre con molta cautela a cercare la via migliore per scendere; tante volte ci si siede sulle rocce, tante volte ci si tiene appesi e si salta da una all'altra, io sento tanto le ginocchia e non riesco a tenere il ritmo degli altri, ma il mio obiettivo di oggi ormai è conquistato.
Scendiamo fino al Gerenpass e ci riposiamo dalla tortuosa discesa, riprendiamo poi il nevaio e scendiamo a sua volta al Rifugio Baggio per arrivare infine alla Capanna Piansecco dove una bella birra è di dovere, ce la siamo meritati.
Wow ragazzi! Sono stato veramente soddisfatto e appagato, non so voi, ma lo rifarei ;), fra qualche anno, intanto altre cime ed escursioni mi aspettano.
Passo la parola ad Andrew e noi ci risentiamo la prossima volta.
Un salutone,
Saimon
Andrew
Oggi siamo super motivati.... Lasciata l'auto All'Acqua percorriamo il "Sentiero-Autostrada" che in 45 minuti ci porta al rifugio Piansecco. Il caldo si fa già sentire e dentro di noi non vediamo l'ora di raggiungere altitudini più elevate per trovare un po' di refrigerio. Riempiamo le borracce con acqua fresca e partiamo in direzione Gerenpass.
Poco dopo la capanna prendiamo il sentiero di destra, che zigzagando e seguendo il riale porta all'ormai Ex Rifugio Baggioe al grande nevaio dietro di esso.
Nonostante il caldo le condizioni della neve tengono, infatti risulta essere ancora abbastanza dura e compatta da non rallentarci troppo.
Raggiunta la fine del nevaio ci si pone davanti la lunga sassaia che da quota 2300 m porta al Gerenpass. Valutiamo il percorso da fare. Un lungo nevaio sulla sinistra, lungo le pareti del Poncione di Cassina Baggio, che dalla base arriva fin su al passo oppure più sulla destra un paio di nevai alternati a sassaia. Vedendo l'esposizione delle pareti del Poncione e i massi recentemente franati sul nevaio decidiamo per la seconda opzione; meno rapida ma più sicura. Senza particolari difficoltà, ma sempre facendo attenzione a non far partire sassi verso valle, raggiungiamo i Gerenpass e il suggestivo Chüebodengletscher con i suoi colori "glaciali".
Dopo aver fatto una breve pausa, bevuto e mangiato qualcosa attacchiamo gli ultimi 400 m di instabile sassaia. A indicare la salita qua e là qualche ometto che suggerisce la via, anche se però la scalata lascia libera interpretazione e fantasia. Con bei movimenti, e cercando di centellinare le energie, si superano i massi di dimensioni eterogenee, più o meno stabili, e dopo meno di un ora dal passo raggiungiamo con soddisfazione la vetta. Fantastica! La canicola a valle sembra soltanto un ricordo e il panorama che si goda ripaga la salita e i muscoli affaticati delle gambe ritornano come nuovi.
Dopo aver pranzato in vetta, chiaccherato, firmato libro di vetta e fatto le foto di rito, zaino in spalla riscendiamo con decisione la sassaia in direzione Gerenpass. A differenza della salita per la discesa scegliamo di puntare direttamente il passo rimanendo più a sud, troviamo alcuni nevai che decidiamo di "sciare", in poco tempo perdiamo quota e raggiungiamo il passo in maniera molto più rapida e indolore.
Dal passo al nevaio del Rigufio Baggio, per la discesa, decidiamo di percorrere il lungo nevaio ai piedi del Poncione di Cassina Baggio. Aiutandoci con picozza o bastoni, scivoliamo lungo il ripido nevaio, divertendoci come bambini, sempre però prestando le dovute attenzioni. Scherzosamente discutiamo sulla possibilità di portarci un"bob" o una slitta la prossima volta, in modo da essere ancora più rapidi durante la discesa. Forse forse non una delle idee più brillanti però...
Dal nevaio alla capanna Piansecco ripercorriamo il sentiero velocemente, pregustando già la birra da mezzo che ci aspetta in capanna.
Che dire... Bellissima cima, tecnicamente non difficilissima, dal dislivello complessivo contenuto, seppur "spacca gambe". Personalmente ho trovato molto divertente l'ultimo segmento che porta alla vetta. I massi di 2 o 3 metri sul percorso offrono di che sbizzarrirsi, allenando movimenti di arrampicata, sempre restando in zone non esposte e relativamente non pericolose.
Grazie a tutti per la compagnia e grazie a Saimon per averci proposto questa bella giornata su uno dei 3000 nostrani.
Sem
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