Nuovi sentieri sul Monte Prasanto
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Oggi esploro sentieri nuovi, conditi con un pizzico di avventura.
Sono: il Sentiero Carlo Tof, che raccorda il sentiero che sale da San Tomaso verso l'Acqua del Fo con quello che da San Tomaso raggiunge la Bocchetta di San Miro; il Sentiero Geologico Alto che dal precedente sale al Sasso Malascarpa.
Ho sempre rimandato questo giro aspettando che il terreno fosse asciutto, per poi dimenticarmene quando le condizioni erano buone; oggi finalmente mi sono deciso!
Raggiunto il centro di Valmadrera con l'autobus, che mi risparmia un tratto di strada rispetto al treno (dallo scorso anno ho l'abbonamento "Io viaggio ovunque in Lombardia" che mi permette di andare "quasi" ovunque con poca spesa), raggiungo San Tomaso e da qui mi dirigo verso l'Acqua del Fo.
Superato il bivio col sentiero n°8 per il Corno Ratt salgo ancora un po' fino al bivio col Sentiero Carlo Tof, poco visibile, nascosto dietro alcuni alberi.
Il sentiero è bello e comodo, inizialmente in leggera discesa, poi sempre più ripido, se c'è fango può diventare molto scivoloso.
Raggiungo rapidamente il sentiero per la Bocchetta di San Miro, più in alto dell'Acqua del Tufo, devo essere sceso per circa 150 metri, proseguendo poi in salita fino al successivo bivio per il Sentiero Geologico Alto.
Breve sosta; sul cartello del sentiero, che viene dato come impegnativo, qualcuno ha scritto a pennarello "non c'è il sentiero"; qualcuno che si è perso, o forse il sentiero non è molto visibile? Non resta che andare a vedere.
Il sentiero sale con pendenza sostenuta, incrociando altre tracce, con poche e scarse indicazioni.
Io seguo sempre la traccia più evidente, ma così facendo mi trovo fuori percorso.
Arrivato nei pressi di un ruscello, un'esigua traccia lo traversa verso sinistra, mentre una più marcata risale un canalone sulla destra.
Prendo la traccia del canalone, pensando che questo sentiero più che impegnativo, dovevano definirlo alpinistico; infatti la pendenza è sempre più forte, su terreno friabile, e bisogna attaccarsi a rami e rocce.
Ma dopo breve tempo mi rendo conto che non è questo il sentiero giusto; i rari bolli gialli e sbiaditi non si vedono più, e le macchie gialle che vedo sulle rocce sono licheni.
A questo punto non me la sento di ridiscendere la ripida rampa appena salita; la traccia è sempre abbastanza marcata, da qualche parte sbucherà. Ma il sentiero diventa sempre più impegnativo, ed alla fine mi ritrovo in un vicolo cieco, o almeno io non riesco a vederne un'uscita.
Unica possibilità è tornare indietro, anche se la cosa non mi piace molto.
Con la massima calma ed attenzione, arrampicando in discesa su questo terreno ripido e sdrucciolevole, ma con buoni appigli su rocce e rami, e con molta fatica, guadagno il bivio dove ho sbagliato.
Un rapido esame dell'altra traccia evidenzia alcuni piccoli ometti, tanto piccoli che si confondono con i sassi ammucchiati nei dintorni. Breve sosta per riposarmi e riprendo la salita, sempre ripida.
Altro bivio, ed altro sentiero evidente che infila un canalone; due sassi impilati sulla sinistra forse sono un rudimentale ometto. Per non trovarmi ancora nei casini, dopo essere già stato ingannato da una traccia evidente, decido di seguire questa indicazione.
La traccia si frantuma in altre deboli tracce e vado un po' ad intuito, sbucando finalmente ai piedi del Sasso Malascarpa, vedendo sulla mia sinistra un bel sentiero che scende nella direzione da cui sono arrivato, ma che evidentemente ho ancora perso.
L'ultimo strappo per raggiungere uno dei cocuzzoli che costituiscono la cima del Monte Prasanto, e finalmente posso riposarmi e mangiare. Ho impiegato ben 3 ore e mezza, escluse le soste!
La giornata è calda ma non afosa, c'è un'insolita quantità di escursionisti ma che non creano disturbo.
Terminato il pranzo e riposato, mi incammino per il ritorno.
Raggiunta la Bocchetta di San Miro scendo all'Alpe Alto dove faccio rifornimento di acqua, una sosta a Terzalpe per un caffé, poi a Canzo dove prendo il treno che mi riporterà a Milano.
È stata un'escursione bella e diversa dalle solite che faccio ultimamente, in cui approfittando della nuova tessera sto esplorando territori e sentieri nuovi, ma sempre facili.
Però ogni tanto un po' di avventura ci vuole, andare sempre sul sicuro rende la vita piatta e monotona.
Alla prossima
Ciao
Stefano
Sono: il Sentiero Carlo Tof, che raccorda il sentiero che sale da San Tomaso verso l'Acqua del Fo con quello che da San Tomaso raggiunge la Bocchetta di San Miro; il Sentiero Geologico Alto che dal precedente sale al Sasso Malascarpa.
Ho sempre rimandato questo giro aspettando che il terreno fosse asciutto, per poi dimenticarmene quando le condizioni erano buone; oggi finalmente mi sono deciso!
Raggiunto il centro di Valmadrera con l'autobus, che mi risparmia un tratto di strada rispetto al treno (dallo scorso anno ho l'abbonamento "Io viaggio ovunque in Lombardia" che mi permette di andare "quasi" ovunque con poca spesa), raggiungo San Tomaso e da qui mi dirigo verso l'Acqua del Fo.
Superato il bivio col sentiero n°8 per il Corno Ratt salgo ancora un po' fino al bivio col Sentiero Carlo Tof, poco visibile, nascosto dietro alcuni alberi.
Il sentiero è bello e comodo, inizialmente in leggera discesa, poi sempre più ripido, se c'è fango può diventare molto scivoloso.
Raggiungo rapidamente il sentiero per la Bocchetta di San Miro, più in alto dell'Acqua del Tufo, devo essere sceso per circa 150 metri, proseguendo poi in salita fino al successivo bivio per il Sentiero Geologico Alto.
Breve sosta; sul cartello del sentiero, che viene dato come impegnativo, qualcuno ha scritto a pennarello "non c'è il sentiero"; qualcuno che si è perso, o forse il sentiero non è molto visibile? Non resta che andare a vedere.
Il sentiero sale con pendenza sostenuta, incrociando altre tracce, con poche e scarse indicazioni.
Io seguo sempre la traccia più evidente, ma così facendo mi trovo fuori percorso.
Arrivato nei pressi di un ruscello, un'esigua traccia lo traversa verso sinistra, mentre una più marcata risale un canalone sulla destra.
Prendo la traccia del canalone, pensando che questo sentiero più che impegnativo, dovevano definirlo alpinistico; infatti la pendenza è sempre più forte, su terreno friabile, e bisogna attaccarsi a rami e rocce.
Ma dopo breve tempo mi rendo conto che non è questo il sentiero giusto; i rari bolli gialli e sbiaditi non si vedono più, e le macchie gialle che vedo sulle rocce sono licheni.
A questo punto non me la sento di ridiscendere la ripida rampa appena salita; la traccia è sempre abbastanza marcata, da qualche parte sbucherà. Ma il sentiero diventa sempre più impegnativo, ed alla fine mi ritrovo in un vicolo cieco, o almeno io non riesco a vederne un'uscita.
Unica possibilità è tornare indietro, anche se la cosa non mi piace molto.
Con la massima calma ed attenzione, arrampicando in discesa su questo terreno ripido e sdrucciolevole, ma con buoni appigli su rocce e rami, e con molta fatica, guadagno il bivio dove ho sbagliato.
Un rapido esame dell'altra traccia evidenzia alcuni piccoli ometti, tanto piccoli che si confondono con i sassi ammucchiati nei dintorni. Breve sosta per riposarmi e riprendo la salita, sempre ripida.
Altro bivio, ed altro sentiero evidente che infila un canalone; due sassi impilati sulla sinistra forse sono un rudimentale ometto. Per non trovarmi ancora nei casini, dopo essere già stato ingannato da una traccia evidente, decido di seguire questa indicazione.
La traccia si frantuma in altre deboli tracce e vado un po' ad intuito, sbucando finalmente ai piedi del Sasso Malascarpa, vedendo sulla mia sinistra un bel sentiero che scende nella direzione da cui sono arrivato, ma che evidentemente ho ancora perso.
L'ultimo strappo per raggiungere uno dei cocuzzoli che costituiscono la cima del Monte Prasanto, e finalmente posso riposarmi e mangiare. Ho impiegato ben 3 ore e mezza, escluse le soste!
La giornata è calda ma non afosa, c'è un'insolita quantità di escursionisti ma che non creano disturbo.
Terminato il pranzo e riposato, mi incammino per il ritorno.
Raggiunta la Bocchetta di San Miro scendo all'Alpe Alto dove faccio rifornimento di acqua, una sosta a Terzalpe per un caffé, poi a Canzo dove prendo il treno che mi riporterà a Milano.
È stata un'escursione bella e diversa dalle solite che faccio ultimamente, in cui approfittando della nuova tessera sto esplorando territori e sentieri nuovi, ma sempre facili.
Però ogni tanto un po' di avventura ci vuole, andare sempre sul sicuro rende la vita piatta e monotona.
Alla prossima
Ciao
Stefano
Tourengänger:
stefano58

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Kommentare (5)