Monte dei Mugetti (1355 m)
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Il Monte dei Mugetti è una bella cima panoramica che domina la Val Rezzo ed offre un breve ma appagante percorso in cresta con una pregevole vista su Porlezza e la Val Menaggio. Ottima destinazione per una fresca giornata primaverile, specialmente se più in alto le condizioni sono sfavorevoli.
L'accesso più diretto è da Seghebbia in Val Rezzo, località bollata dall'ISTAT perché avrebbe il reddito medio pro capite più basso d'Italia. Il motivo è che i suoi abitanti lavorano quasi tutti in Svizzera, e quindi dichiarano reddito zero in Italia. Come direbbe mio padre, sanno una seg(hebbi)a quelli dell'ISTAT.
Un accesso alternativo e più lungo è possibile da Drano in Val Solda, ed è l'opzione che scelgo oggi. Per fare un po' di riscaldamento ciclistico parcheggio ad Albogasio Inferiore e raggiungo Drano in vaisetipigio.
Da Drano si segue il Sentiero delle 4 Valli in direzione Seghebbia e si raggiunge Passo Stretto, che collega la Val Solda con la Val Riccola, laterale della Val Rezzo. In questa parte del percorso ho il piacere di camminare in compagnia di Carlotta e Patrick e della loro splendida bassottina Agata, con cui stanno affrontando il percorso tematico della Via dei Canti.
Superato Passo Stretto, si scende leggermente fino ad arrivare all'Alpe Riccola, dalla quale la nostra meta appare in tutta la sua selvaggia bellezza. Si risale brevemente fino alla località Pralungo, situato in corrispondenza dello spartiacque tra la Val Riccola ed il solco principale della Val Rezzo. Da qui, si sale a naso sfruttando tracce di sentiero e ravanando (grado F nella mia scala del ravanage) fino a raggiungere le formazioni calcaree che culminano nell'inarrivabile antecima sud-ovest. Conviene aggirare queste formazioni tenendosi sul versante ovest e poi puntare alla selletta erbosa tra la vetta e l'antecima sud-ovest, che permette di salire in vetta senza problemi. Nonostante la presenza di un grande albero proprio nei pressi della massima elevazione, il panorama è notevole, ed è completamente fruibile a 360 gradi se si raggiungono le elevazioni calcaree limitrofe, incluso un punto panoramico che guarda verso sud-est con splendida vista su Porlezza ed il Lago di Piano (difficoltà T3+). L'antecima sud-ovest, invece, non è raggiungibile dai comuni mortali, come mi sono convinto dopo aver ispezionato accuratamente l'intaglio che la separa dalla calotta sommitale e conduce ai piedi di una maestosa parete la cui ascensione richiede abilità alpinistiche ben al di là dei limitati mezzi di questo povero bischero.
Dalla vetta, si prosegue per piacevolissimo e facile percorso di cresta in direzione nord fino ad un punto panoramico a picco su Buggiolo. Poi si scende di nuovo a Pralungo con agevole ravanage che non supera il grado F, a patto di scegliere il percorso con cura (qua non ho trovato grandi tracce di sentiero).
Per il ritorno esistono innumerevoli opzioni per allungare il tragitto ed eventualmente raggiungere altre cime, come le vicine Cime di Bronzone. Io ho preferito seguire lo stesso percorso dell'andata, per poi scendere di nuovo ad Albogasio passando dallo splendido borgo di Castello, dove si passa solo con la bici in spalla perché l'estremità superiore del paese è collegata con la sua controparte inferiore solo mediante scalinate. Ma i 5 minuti di sforzo valgono la pena: il paese è un vero gioiello.
Per la tratta escursionistica, la difficoltà si attesta al T3 fatta eccezione per il punto panoramico sud-est, che come già detto sconfina nel T3+. Fino a Pralungo è comunque tutto T2; il T3 vale solo per la parte fuori sentiero per arrivare in vetta. Per la tratta ciclistica, vai se ti pigio, altrimenti non vai.
Tornando ad Albogasio, noto che c'è un albergo affacciato sul lago di nome "Ombretta", che è il nome della bambina che annega nel Ceresio nel romanzo "Piccolo Mondo Antico" di Antonio Fogazzaro. Si tratta di un macabro eco letterario, o forse la/il titolare ha semplicemente aperto il libro a caso scegliendo il primo nome che le/gli è piaciuto? A voi l'ardua sentenza.
L'accesso più diretto è da Seghebbia in Val Rezzo, località bollata dall'ISTAT perché avrebbe il reddito medio pro capite più basso d'Italia. Il motivo è che i suoi abitanti lavorano quasi tutti in Svizzera, e quindi dichiarano reddito zero in Italia. Come direbbe mio padre, sanno una seg(hebbi)a quelli dell'ISTAT.
Un accesso alternativo e più lungo è possibile da Drano in Val Solda, ed è l'opzione che scelgo oggi. Per fare un po' di riscaldamento ciclistico parcheggio ad Albogasio Inferiore e raggiungo Drano in vaisetipigio.
Da Drano si segue il Sentiero delle 4 Valli in direzione Seghebbia e si raggiunge Passo Stretto, che collega la Val Solda con la Val Riccola, laterale della Val Rezzo. In questa parte del percorso ho il piacere di camminare in compagnia di Carlotta e Patrick e della loro splendida bassottina Agata, con cui stanno affrontando il percorso tematico della Via dei Canti.
Superato Passo Stretto, si scende leggermente fino ad arrivare all'Alpe Riccola, dalla quale la nostra meta appare in tutta la sua selvaggia bellezza. Si risale brevemente fino alla località Pralungo, situato in corrispondenza dello spartiacque tra la Val Riccola ed il solco principale della Val Rezzo. Da qui, si sale a naso sfruttando tracce di sentiero e ravanando (grado F nella mia scala del ravanage) fino a raggiungere le formazioni calcaree che culminano nell'inarrivabile antecima sud-ovest. Conviene aggirare queste formazioni tenendosi sul versante ovest e poi puntare alla selletta erbosa tra la vetta e l'antecima sud-ovest, che permette di salire in vetta senza problemi. Nonostante la presenza di un grande albero proprio nei pressi della massima elevazione, il panorama è notevole, ed è completamente fruibile a 360 gradi se si raggiungono le elevazioni calcaree limitrofe, incluso un punto panoramico che guarda verso sud-est con splendida vista su Porlezza ed il Lago di Piano (difficoltà T3+). L'antecima sud-ovest, invece, non è raggiungibile dai comuni mortali, come mi sono convinto dopo aver ispezionato accuratamente l'intaglio che la separa dalla calotta sommitale e conduce ai piedi di una maestosa parete la cui ascensione richiede abilità alpinistiche ben al di là dei limitati mezzi di questo povero bischero.
Dalla vetta, si prosegue per piacevolissimo e facile percorso di cresta in direzione nord fino ad un punto panoramico a picco su Buggiolo. Poi si scende di nuovo a Pralungo con agevole ravanage che non supera il grado F, a patto di scegliere il percorso con cura (qua non ho trovato grandi tracce di sentiero).
Per il ritorno esistono innumerevoli opzioni per allungare il tragitto ed eventualmente raggiungere altre cime, come le vicine Cime di Bronzone. Io ho preferito seguire lo stesso percorso dell'andata, per poi scendere di nuovo ad Albogasio passando dallo splendido borgo di Castello, dove si passa solo con la bici in spalla perché l'estremità superiore del paese è collegata con la sua controparte inferiore solo mediante scalinate. Ma i 5 minuti di sforzo valgono la pena: il paese è un vero gioiello.
Per la tratta escursionistica, la difficoltà si attesta al T3 fatta eccezione per il punto panoramico sud-est, che come già detto sconfina nel T3+. Fino a Pralungo è comunque tutto T2; il T3 vale solo per la parte fuori sentiero per arrivare in vetta. Per la tratta ciclistica, vai se ti pigio, altrimenti non vai.
Tornando ad Albogasio, noto che c'è un albergo affacciato sul lago di nome "Ombretta", che è il nome della bambina che annega nel Ceresio nel romanzo "Piccolo Mondo Antico" di Antonio Fogazzaro. Si tratta di un macabro eco letterario, o forse la/il titolare ha semplicemente aperto il libro a caso scegliendo il primo nome che le/gli è piaciuto? A voi l'ardua sentenza.
Tourengänger:
Arbutus

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Kommentare (3)