Da Laveno a Germignaga ossia La "Via Alta dei Mufloni"
Dopo la piacevole salita di sabato al Ruscada, e la possibilità di un "ponte" fino al martedì festivo, decido sia il momento di provare un'attraversata nelle mie valli di un certo rilievo ed impegno se effettuato in giornata. Declino così il grazioso invito di Angelo di salire alla Zeda per riposare e caricare le batterie in vista di quello che si profila essere un autentico "tour de force" visto il dislivello più sviluppo da affrontare.
Purtroppo, tanto per non smentirmi, faccio una dimenticanza grave la sera precedente - per la cronaca trascorsa in pizzeria proprio con Angelo, Eleonora ed Alessandro - scordando di caricare la macchina fotografica... Quando lunedì mattina (partito da Ghirla alle 7,00 in bus, poi treno da Varese) a Laveno faccio il primo scatto la macchina mi dice picche... proprio oggi. Per poter "documentare" la gita non mi resta che inviare gli innumerevoli "waypoints" toccati di volta in volta, al povero Angelo, che mi farà da "segretario" tutto il giorno. Grazie a lui per la pazienza e il sostegno. :)
Sta di fatto che alle 8,50 inizio la ripida salita - che un bel "gruppone" di hikriani ricorderà senz'altro bene - e, data l'umidità imperante, dopo pochi minuti mi ritrovo già in versione "Tarzan delle foreste varesine". La temperatura è comunque ideale per questo tipo di cavalcate, e in un'ora e dieci liquido la "pratica" Sasso del Ferro incontrando nei pressi della funivia quattro bei Bambi in fuga. Ridisceso, in gran parte correndo, a Casere affronto quindi la traversata dei Pizzoni di Laveno, toccando anche l'isolata boscosa punta chiamata in passato Sass Barbè, ma cui recentemente è stato affibbiato il nome di Sass de Solireou, su cui ero già in passato salito dalla parte opposta. A differenza della magica giornata dell'Hikerata pre-natalizia sui Pizzoni trovo silenzio, solitudine e nebbia... giunto al Monte La Teggia improvviso una discesa diretta verso il Rifugio Adamoli, ma lascio perdere visto quello che ancora mi aspetta. Scendo così al Rifugio dal Passo su asfalto e qualche breve scorciatoia, indi salendo sul a me caro Pizzo di Cuvignone, ove mi soffermo una decina di minuti tentando, invano, di individuare il punto preciso da cui ero emerso dopo una delle salite più selvagge ch'io ricordi, vista la verticalità pressochè totale del suo versante W.
Rientrato al Rifugio, mi avvento sulla bella cresta verso il Monte Nudo, toccando una prima punta non quotata, la punta m.1102 e quindi, con rapida deviazione, al Monte Crocetta. Mi ricollego alla cresta dalla sottostante forestale, e poco dopo eccomi sulla cima più alta della giornata, appunto il Monte Nudo.
Ma Monte Nudo significa Mufloni... ed eccone due buttarsi proprio nel versante di discesa che m'interesserà a breve, non prima d'essermi doverosamente rifocillato. La discesa a Pozz Pian è veramente rapida, mentre la successiva verso Aga - massima depressione della giornata - è un po' più elaborata: ma è proprio in questo frangente, nel fitto bosco di faggi che incontro altri sei mufloni, quindi altri due (forse quelli già visti in vetta), "udendone" anche altri mentre sono intento a "limare" i tempi correndo. Giunto ad Aga mi disseto alla fontana, conscio che da qui ha inizio la seconda parte della giornata, con 5 ore e mezza già nelle gambe. Quando leggo che il cartello dà una tempistica esagerata per Arcumeggia (1h.45) comincio a temere di non farcela, ma vedere il "borgo dipinto" proprio di fronte a me tra gli alberi mi rincuora, anche se un solco profondo ci divide. Questa parte del percorso è l'unica ad essermi completamente nuova, e non mi resta che decantarne la bellezza e suggestione: si traversa lungamente la Valle Marianna (dal nome del torrente che l'attraversa) con un tratto in lieve risalita, in splendide faggete, scendendo infine alle isolate baite di Corte di Qua, che quindi passo "di là" tramite un ponticello. :)
Ora percorro un breve tratto su asfalto verso il Passo Sant'Antonio per reperire la strada militare del Monte San Martino, ma prima di raggiungerla trovo una scorciatoia (un po' ravanosa) nel bosco che mi permette di guadagnare qualche decina di metri più in fretta. La strada militare è bellissima, ed attraversa lungamente versanti ripidissimi e canaloni profondi in ombrose faggete, ma ha una pendenza purtroppo uguale a zero, tanto che la definirei una "finta salita". Potrei quasi correre, ma le energie iniziano a declinare, e oltretutto comicia a piovigginare: ma fa parte della "magia" di questa giornata solitaria, in cui ho avvistato solo gli abitanti del bosco. Poco dopo ecco un'elegante volpe, neanche tanto stupita e spaventata dalla mia presenza, e subito dopo uno scoiattolo. :)
Mi armo di pazienza e ingurgito un po' di zuccheri, ormai giunto sulla dorsale tra San Martino e Monte Colonna: faccio una rapida capatina sul primo, dove intravvedo il rifugio aperto nonostante la giornata pessima, e trentacinque minuti dopo eccomi sul secondo, raggiunto pure con una "variante" solo in parte ravanosa. I panorami restano gli stessi di cui ho goduto per l'intera giornata... nebbie su nebbie.
Dal Monte Colonna in giù il fondo comincia ad essere più scivoloso per la pioggia caduta, ma poi fermatasi, e devo proseguire con maggior prudenza toccando la vetta del Monte Ganna e (involontariamente) anche la Punta m.1022, dove per un attimo perdo i segnali, ritrovati quasi subito. La discesa alla "Buca" San Michele è tutto un annaspare su fogliame, ma riesco a rifarmi scendendo dal Passo all'Alpe San Michele di corsa e su bel sentiero. Ora non mi resta che l'ultima salita al Monte Pian Nave, che affronto con gli ultimi residui di forza tagliando la strada militare per ripidissimi sentierini che mi portano sulla cima sud, ove arrivo alle 18 in punto, a oltre nove ore dalla partenza. Il premio inaspettato della salita consiste nell'avvistare un ultimo bellissimo e maestoso Muflone maschio, quasi a rappresentarne il coronamento... e la magia continua.
Ma non ho tempo per bearmi di cotanta magia, la discesa per Germignaga è ancora lunga ed è tutta sviluppo... e il bus per la Valganna è tra un'ora e mezza giusta. Decido pertanto di non salire anche la Cima Sud (m.1037) ripercorrendo a memoria - ma in senso inverso - la mia salita di non molto tempo fa', utilizzando efficaci tagli nel bosco che mi permettono di perdere quota più in fretta. E, pur perdendo la traccia in un paio di punti, dopo un po' intravedo sotto di me gli ampi prati di Cascina Profarè, raccordandomi con l'ennesima strada militare, agevole e "corribile" in più punti... io corro, ma il tempo scorre comunque impietoso, e dovrei raggiungere Bedero... invece sbaglio versante e mi ritrovo a Brezzo, poco più indietro ma abbastanza vicino. Un tratto su asfalto pianeggiante in cui posso rifiatare un po', poi a Bedero trovo la segnaletica nuova di zecca che propone due discese differenti per Germignaga, di cui la più breve è data in 40 minuti. Me ne restano 30 al bus, e devo correre ancora... ma al bivio successivo la tempistica si è già ridotta di dieci minuti, e posso procedere veramente sul filo del tempo permettendomi tra una corsetta e l'altra di ammirare un sentiero davvero carino e suggestivo, che solca un paio di torrentelli e attraversa quindi una bella valletta lungo il torrente San Giovanni con deliziosi baitelli, sbucando infine nella parte alta di Germignaga...
Abbandono la mia tenuta da "Tarzan delle foreste varesine" e mi ricompongo, giungendo alla fermata con cinque minuti d'anticipo sul mio bus, che scoprirò poi non essere l'ultimo ma il penultimo di giornata. ;)
Missione compiuta, il Sogno serbato da molti anni è Realtà... dispiace solo che potrò serbarne ricordo solo dentro di me, senza poter rivederne il "film fotografico". Chiedo venia... e tento di rimediare con qualche foto di repertorio, pur sapendo che non è la stessa cosa.
Comunque... avanti così. :)
NOTA: Traversata davvero amplissima e strepitosa. Consigliata, prima ancora che agli escursionisti, ai runners - e qui su HIKR, senza fare nomi, ne abbiamo di bravissimi/e - perchè moltissime zone sono adatte alla corsa, specie al Sasso del Ferro, al San Martino-Colonna e al Pian Nave. E' forse dagli albori in cui ho iniziato a camminare con frequenza che desideravo compiere questa traversata - fatta da
Morgan in altra modalità nel recente passato: http://www.hikr.org/tour/post82252.html - che ho tuttavia ulteriormente ampliato ed "esasperato" comprendendo diverse cime e rilievi "esterni" alla dorsale principale valcuviana (tra cui il Pizzo di Cuvignone, separata dai Pizzoni di Laveno da ampio solco vallivo). La presenza di panorami sontuosi, il Verbano sempre in vista e, non ultimo, il non impossibile incontro con molti "abitanti del bosco" rendono tutto ciò uno degli angoli più belli e magici delle Prealpi Varesine.
Le foto qui mostrate appartengono al mio "sterminato" archivio, e fanno riferimento a vecchie gite avvenute tra il 2004 e il 2007: non è la stessa cosa ma... oggi purtroppo è andata così.
Grazie a Giulio
Gbal per la traccia GPS.
Purtroppo, tanto per non smentirmi, faccio una dimenticanza grave la sera precedente - per la cronaca trascorsa in pizzeria proprio con Angelo, Eleonora ed Alessandro - scordando di caricare la macchina fotografica... Quando lunedì mattina (partito da Ghirla alle 7,00 in bus, poi treno da Varese) a Laveno faccio il primo scatto la macchina mi dice picche... proprio oggi. Per poter "documentare" la gita non mi resta che inviare gli innumerevoli "waypoints" toccati di volta in volta, al povero Angelo, che mi farà da "segretario" tutto il giorno. Grazie a lui per la pazienza e il sostegno. :)
Sta di fatto che alle 8,50 inizio la ripida salita - che un bel "gruppone" di hikriani ricorderà senz'altro bene - e, data l'umidità imperante, dopo pochi minuti mi ritrovo già in versione "Tarzan delle foreste varesine". La temperatura è comunque ideale per questo tipo di cavalcate, e in un'ora e dieci liquido la "pratica" Sasso del Ferro incontrando nei pressi della funivia quattro bei Bambi in fuga. Ridisceso, in gran parte correndo, a Casere affronto quindi la traversata dei Pizzoni di Laveno, toccando anche l'isolata boscosa punta chiamata in passato Sass Barbè, ma cui recentemente è stato affibbiato il nome di Sass de Solireou, su cui ero già in passato salito dalla parte opposta. A differenza della magica giornata dell'Hikerata pre-natalizia sui Pizzoni trovo silenzio, solitudine e nebbia... giunto al Monte La Teggia improvviso una discesa diretta verso il Rifugio Adamoli, ma lascio perdere visto quello che ancora mi aspetta. Scendo così al Rifugio dal Passo su asfalto e qualche breve scorciatoia, indi salendo sul a me caro Pizzo di Cuvignone, ove mi soffermo una decina di minuti tentando, invano, di individuare il punto preciso da cui ero emerso dopo una delle salite più selvagge ch'io ricordi, vista la verticalità pressochè totale del suo versante W.
Rientrato al Rifugio, mi avvento sulla bella cresta verso il Monte Nudo, toccando una prima punta non quotata, la punta m.1102 e quindi, con rapida deviazione, al Monte Crocetta. Mi ricollego alla cresta dalla sottostante forestale, e poco dopo eccomi sulla cima più alta della giornata, appunto il Monte Nudo.
Ma Monte Nudo significa Mufloni... ed eccone due buttarsi proprio nel versante di discesa che m'interesserà a breve, non prima d'essermi doverosamente rifocillato. La discesa a Pozz Pian è veramente rapida, mentre la successiva verso Aga - massima depressione della giornata - è un po' più elaborata: ma è proprio in questo frangente, nel fitto bosco di faggi che incontro altri sei mufloni, quindi altri due (forse quelli già visti in vetta), "udendone" anche altri mentre sono intento a "limare" i tempi correndo. Giunto ad Aga mi disseto alla fontana, conscio che da qui ha inizio la seconda parte della giornata, con 5 ore e mezza già nelle gambe. Quando leggo che il cartello dà una tempistica esagerata per Arcumeggia (1h.45) comincio a temere di non farcela, ma vedere il "borgo dipinto" proprio di fronte a me tra gli alberi mi rincuora, anche se un solco profondo ci divide. Questa parte del percorso è l'unica ad essermi completamente nuova, e non mi resta che decantarne la bellezza e suggestione: si traversa lungamente la Valle Marianna (dal nome del torrente che l'attraversa) con un tratto in lieve risalita, in splendide faggete, scendendo infine alle isolate baite di Corte di Qua, che quindi passo "di là" tramite un ponticello. :)
Ora percorro un breve tratto su asfalto verso il Passo Sant'Antonio per reperire la strada militare del Monte San Martino, ma prima di raggiungerla trovo una scorciatoia (un po' ravanosa) nel bosco che mi permette di guadagnare qualche decina di metri più in fretta. La strada militare è bellissima, ed attraversa lungamente versanti ripidissimi e canaloni profondi in ombrose faggete, ma ha una pendenza purtroppo uguale a zero, tanto che la definirei una "finta salita". Potrei quasi correre, ma le energie iniziano a declinare, e oltretutto comicia a piovigginare: ma fa parte della "magia" di questa giornata solitaria, in cui ho avvistato solo gli abitanti del bosco. Poco dopo ecco un'elegante volpe, neanche tanto stupita e spaventata dalla mia presenza, e subito dopo uno scoiattolo. :)
Mi armo di pazienza e ingurgito un po' di zuccheri, ormai giunto sulla dorsale tra San Martino e Monte Colonna: faccio una rapida capatina sul primo, dove intravvedo il rifugio aperto nonostante la giornata pessima, e trentacinque minuti dopo eccomi sul secondo, raggiunto pure con una "variante" solo in parte ravanosa. I panorami restano gli stessi di cui ho goduto per l'intera giornata... nebbie su nebbie.
Dal Monte Colonna in giù il fondo comincia ad essere più scivoloso per la pioggia caduta, ma poi fermatasi, e devo proseguire con maggior prudenza toccando la vetta del Monte Ganna e (involontariamente) anche la Punta m.1022, dove per un attimo perdo i segnali, ritrovati quasi subito. La discesa alla "Buca" San Michele è tutto un annaspare su fogliame, ma riesco a rifarmi scendendo dal Passo all'Alpe San Michele di corsa e su bel sentiero. Ora non mi resta che l'ultima salita al Monte Pian Nave, che affronto con gli ultimi residui di forza tagliando la strada militare per ripidissimi sentierini che mi portano sulla cima sud, ove arrivo alle 18 in punto, a oltre nove ore dalla partenza. Il premio inaspettato della salita consiste nell'avvistare un ultimo bellissimo e maestoso Muflone maschio, quasi a rappresentarne il coronamento... e la magia continua.
Ma non ho tempo per bearmi di cotanta magia, la discesa per Germignaga è ancora lunga ed è tutta sviluppo... e il bus per la Valganna è tra un'ora e mezza giusta. Decido pertanto di non salire anche la Cima Sud (m.1037) ripercorrendo a memoria - ma in senso inverso - la mia salita di non molto tempo fa', utilizzando efficaci tagli nel bosco che mi permettono di perdere quota più in fretta. E, pur perdendo la traccia in un paio di punti, dopo un po' intravedo sotto di me gli ampi prati di Cascina Profarè, raccordandomi con l'ennesima strada militare, agevole e "corribile" in più punti... io corro, ma il tempo scorre comunque impietoso, e dovrei raggiungere Bedero... invece sbaglio versante e mi ritrovo a Brezzo, poco più indietro ma abbastanza vicino. Un tratto su asfalto pianeggiante in cui posso rifiatare un po', poi a Bedero trovo la segnaletica nuova di zecca che propone due discese differenti per Germignaga, di cui la più breve è data in 40 minuti. Me ne restano 30 al bus, e devo correre ancora... ma al bivio successivo la tempistica si è già ridotta di dieci minuti, e posso procedere veramente sul filo del tempo permettendomi tra una corsetta e l'altra di ammirare un sentiero davvero carino e suggestivo, che solca un paio di torrentelli e attraversa quindi una bella valletta lungo il torrente San Giovanni con deliziosi baitelli, sbucando infine nella parte alta di Germignaga...
Abbandono la mia tenuta da "Tarzan delle foreste varesine" e mi ricompongo, giungendo alla fermata con cinque minuti d'anticipo sul mio bus, che scoprirò poi non essere l'ultimo ma il penultimo di giornata. ;)
Missione compiuta, il Sogno serbato da molti anni è Realtà... dispiace solo che potrò serbarne ricordo solo dentro di me, senza poter rivederne il "film fotografico". Chiedo venia... e tento di rimediare con qualche foto di repertorio, pur sapendo che non è la stessa cosa.
Comunque... avanti così. :)
NOTA: Traversata davvero amplissima e strepitosa. Consigliata, prima ancora che agli escursionisti, ai runners - e qui su HIKR, senza fare nomi, ne abbiamo di bravissimi/e - perchè moltissime zone sono adatte alla corsa, specie al Sasso del Ferro, al San Martino-Colonna e al Pian Nave. E' forse dagli albori in cui ho iniziato a camminare con frequenza che desideravo compiere questa traversata - fatta da

Le foto qui mostrate appartengono al mio "sterminato" archivio, e fanno riferimento a vecchie gite avvenute tra il 2004 e il 2007: non è la stessa cosa ma... oggi purtroppo è andata così.
Grazie a Giulio

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Poncione

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