Pizzo di Cuvignone (m.1018) per la "direttissima dei mufloni"
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Ultima salita dell'anno.
E' per me molto simbolica, in quanto fu un giro proprio su queste montagne nel lontano San Silvestro 2001 ad accendermi definitivamente una passione che già "covavo" dentro.
Molta acqua è passata sotto i ponti ed oggi decido di concepirla in maniera insolita provando a salire da un sentiero mappato sulle carte (ed anche citato su alcune pubblicazioni) ma, ch'io sappia, non del tutto segnalato e che finora non avevo mai fatto.
Raggiungo così Caldè in bus (fino a Luino) e in treno: farei volentieri una salitina alla Rocca, ma le ore di luce son poche e devo dedicarmi a questo sentiero, già "mancato" sei anni prima quando andai a sinistra (anzichè a destra) rivolgendomi verso il passo S.Antonio, da cui potei risalire comunque il Passo Cuvignone.
Salgo su asfalto quindi, dove la strada termina, questo si trasforma in sentiero che costeggia un torrente in secca risalendo in breve a Pianeggi, relativamente panoramica sul Verbano. Qui si compie il "peccato originale": anzichè proseguire in piano su asfalto a destra mi faccio attrarre da una forestale che mi fa risalire qualche metro verso un capanno isolato e posto ai margini di un bosco invaso da una ganna. Qui rimedio tentando di scendere verso la strada di cui sopra, perchè giungo in zona di taglio boschivo, dove noto un'altra traccia e subito dopo un "solare" segnale in vernice su una pianta.
Il sentiero in realtà è poco più che una traccia, e sale ripido a margine di un profondo vallone sulla destra: mi viene subito qualche dubbio, ma proseguo anche perchè ogni tanto appare qualche segnale come il precedente, benchè sbiadito. Sulla mia testa pende lo slanciato Pizzo di Cuvignone, che più in alto presenta bastionate all'apparenza invalicabili oltrechè non facilmente accessibili. La salita si fa sempre più marcata, e il sentiero sembra essere più nella mia testa che una cosa reale; me ne avvedo e potrei tornare sui miei passi in cerca del "vero" sentiero, ma l'ambiente è molto bello: ganne ricoperte di muschio in un bosco che permette comunque visibilità su ogni lato. Proseguo per tracce finchè la salita si trasforma in un muro di terriccio franoso che mi porta a quello che appare decisamente un malridotto appostamento di caccia. Se qui vengono i cacciatori vuol dire che qualche accesso ci dev'essere... Sono a uno snodo fondamentale in quanto la ripida e franosa ganna muore contro una prima bastionata invalicabile; a destra è franoso e non si passa, ma a sinistra noto una selletta oltre il bosco. Odo rumori di animali: ne vedo ben quattro ma non riesco a capire cosa siano, pur notando che sono "pezzati"... salgo ancora un po' la ganna... odo altri animali... tre velocissimi cinghiali che attraversano sopra di me nella stessa direzione (destra) dei precedenti facendo franare pietre, impossibili da fotografare vista la loro rapidità. Mi sposto a sinistra ed eccone altri quattro, come i primi: solo ora capisco che sono mufloni, i quali hanno molto preso piede su queste montagne tra Verbano e Valcuvia-Valtravaglia. Un cacciatore esperto della Valganna parlava in un'intervista di 6-700 capi.
Meravigliato (ma non tanto) degli avvistamenti salgo a sinistra su terriccio infido e alberi caduti, sperando di non incontrare altri animali di tale taglia sulla mia strada... trovo finalmente una loro traccia che mi facilita la salita, finchè l'aggiramento termina in un precipizio. L'avventura potrebbe finire qui, ma sopra di me vedo belle rocce, che si allungano in una crestina fattibile (I-II): la risalgo fino ad incontrare un'altra bastionata che le tracce degli ungulati aggirano abilmente con ripetuti zig-zag da me seguiti volentieri. Un'accenno di pendio porta sotto ulteriori bastioni, ed è qui che incontro altri strani segni umani, cioè un cavo legato a due robusti faggi di cui mi sfugge l'utilità, segno ulteriore che qualcuno in questo ambiente inospitale è già stato, immagino sempre cacciatori. Seguo ancora la "via dei mufloni" finchè ecco un'altra bella crestina che risale ripidissima tra due vallette: tra le piante noto che alla sommità non deve mancare molto, dunque affronto con cautela quest'ulteriore cresta, sorvolando stavolta la più agile (si fa per dire) "via dei mufloni" sulla mia destra. Sulla roccia la salita si fa divertente e la sensazione di avercela fatta mi ringalluzzisce... la cresta va sfumando negli ultimi metri, e mi ritrovo in cima così al boscoso Pizzo di Cuvignone (m.1018), su cui mai ero salito pur avendo già visto il suo "belvedere" a fianco del Rifugio Adamoli (che intravvedo tra le piante), verso il quale mi porto seguendo un'esile ed impervia traccia in direzione sud a strapiombo su Castelveccana.
Quattro foto, tira un'aria gelida, e via verso il rifugio (chiuso), dove vorrei sostare per il pranzo, ma la conca è letteralmente glaciale... Non mi resta che proseguire verso la meta più alta della giornata, cioè il Monte Nudo, dove deciderò poi su quale lato volgermi per la discesa... Salgo dunque per i ripidi prati dell'Alpe Cuvignone, che sfiorano la carrozzabile per il sovrastante Passo, toccando due rilievi minori e senza nome, di cui il più elevato e panoramico è quotato m.1102: qui si notano belle formazioni calcaree (su una c'era anche uno spit) che impreziosiscono il paesaggio. Dopo esser sceso ripidamente da quest'ultima, la cresta risale in faggeta senza sentiero obbligato verso il Monte Nudo, rimanendo talvolta poco sopra la forestale proveniente dal Monte Crocetta, quindi incrociandosi una volta in pineta alla via normale. Da lì la salita mi è ben nota ed è un vero divertimento zompare su queste roccette, che rispetto a quelle del Pizzo Cuvignone sembrano un gioco da bambino: il ripetitore è stato smontato, e spero che quella ferraglia sia presto rimossa. Giunto in vetta mi godo il meritato pranzo, poi scendo in pineta sul lato opposto raccordandomi alla forestale evitata prima, che mi porta sotto il Monte Crocetta, dove è un peccato non fare una "scappata". Scartata l'ipotesi di scendere in Valcuvia o Valtravaglia (avrei fatto notte) o ritentare la via per Caldè sul sentiero "mancato", decido che per oggi preferisco restare in cresta sobbarcandomi i movimentati Pizzoni di Laveno prima di scendere a Casere e a Laveno stessa. Qui giunto non mi resta che attendere il bus per Luino, dalla quale sempre in bus posso tornare nella mia glaciale Valganna, intenta alle preparazione dei festeggiamenti di Capodanno.
Buon Anno a tutti.
NB. Ho messo la valutazione T5 specificando che è riferita esclusivamente alla salita da Caldè al Pizzo Cuvignone. Il resto è nell'ordine del T2-T3.
E' per me molto simbolica, in quanto fu un giro proprio su queste montagne nel lontano San Silvestro 2001 ad accendermi definitivamente una passione che già "covavo" dentro.
Molta acqua è passata sotto i ponti ed oggi decido di concepirla in maniera insolita provando a salire da un sentiero mappato sulle carte (ed anche citato su alcune pubblicazioni) ma, ch'io sappia, non del tutto segnalato e che finora non avevo mai fatto.
Raggiungo così Caldè in bus (fino a Luino) e in treno: farei volentieri una salitina alla Rocca, ma le ore di luce son poche e devo dedicarmi a questo sentiero, già "mancato" sei anni prima quando andai a sinistra (anzichè a destra) rivolgendomi verso il passo S.Antonio, da cui potei risalire comunque il Passo Cuvignone.
Salgo su asfalto quindi, dove la strada termina, questo si trasforma in sentiero che costeggia un torrente in secca risalendo in breve a Pianeggi, relativamente panoramica sul Verbano. Qui si compie il "peccato originale": anzichè proseguire in piano su asfalto a destra mi faccio attrarre da una forestale che mi fa risalire qualche metro verso un capanno isolato e posto ai margini di un bosco invaso da una ganna. Qui rimedio tentando di scendere verso la strada di cui sopra, perchè giungo in zona di taglio boschivo, dove noto un'altra traccia e subito dopo un "solare" segnale in vernice su una pianta.
Il sentiero in realtà è poco più che una traccia, e sale ripido a margine di un profondo vallone sulla destra: mi viene subito qualche dubbio, ma proseguo anche perchè ogni tanto appare qualche segnale come il precedente, benchè sbiadito. Sulla mia testa pende lo slanciato Pizzo di Cuvignone, che più in alto presenta bastionate all'apparenza invalicabili oltrechè non facilmente accessibili. La salita si fa sempre più marcata, e il sentiero sembra essere più nella mia testa che una cosa reale; me ne avvedo e potrei tornare sui miei passi in cerca del "vero" sentiero, ma l'ambiente è molto bello: ganne ricoperte di muschio in un bosco che permette comunque visibilità su ogni lato. Proseguo per tracce finchè la salita si trasforma in un muro di terriccio franoso che mi porta a quello che appare decisamente un malridotto appostamento di caccia. Se qui vengono i cacciatori vuol dire che qualche accesso ci dev'essere... Sono a uno snodo fondamentale in quanto la ripida e franosa ganna muore contro una prima bastionata invalicabile; a destra è franoso e non si passa, ma a sinistra noto una selletta oltre il bosco. Odo rumori di animali: ne vedo ben quattro ma non riesco a capire cosa siano, pur notando che sono "pezzati"... salgo ancora un po' la ganna... odo altri animali... tre velocissimi cinghiali che attraversano sopra di me nella stessa direzione (destra) dei precedenti facendo franare pietre, impossibili da fotografare vista la loro rapidità. Mi sposto a sinistra ed eccone altri quattro, come i primi: solo ora capisco che sono mufloni, i quali hanno molto preso piede su queste montagne tra Verbano e Valcuvia-Valtravaglia. Un cacciatore esperto della Valganna parlava in un'intervista di 6-700 capi.
Meravigliato (ma non tanto) degli avvistamenti salgo a sinistra su terriccio infido e alberi caduti, sperando di non incontrare altri animali di tale taglia sulla mia strada... trovo finalmente una loro traccia che mi facilita la salita, finchè l'aggiramento termina in un precipizio. L'avventura potrebbe finire qui, ma sopra di me vedo belle rocce, che si allungano in una crestina fattibile (I-II): la risalgo fino ad incontrare un'altra bastionata che le tracce degli ungulati aggirano abilmente con ripetuti zig-zag da me seguiti volentieri. Un'accenno di pendio porta sotto ulteriori bastioni, ed è qui che incontro altri strani segni umani, cioè un cavo legato a due robusti faggi di cui mi sfugge l'utilità, segno ulteriore che qualcuno in questo ambiente inospitale è già stato, immagino sempre cacciatori. Seguo ancora la "via dei mufloni" finchè ecco un'altra bella crestina che risale ripidissima tra due vallette: tra le piante noto che alla sommità non deve mancare molto, dunque affronto con cautela quest'ulteriore cresta, sorvolando stavolta la più agile (si fa per dire) "via dei mufloni" sulla mia destra. Sulla roccia la salita si fa divertente e la sensazione di avercela fatta mi ringalluzzisce... la cresta va sfumando negli ultimi metri, e mi ritrovo in cima così al boscoso Pizzo di Cuvignone (m.1018), su cui mai ero salito pur avendo già visto il suo "belvedere" a fianco del Rifugio Adamoli (che intravvedo tra le piante), verso il quale mi porto seguendo un'esile ed impervia traccia in direzione sud a strapiombo su Castelveccana.
Quattro foto, tira un'aria gelida, e via verso il rifugio (chiuso), dove vorrei sostare per il pranzo, ma la conca è letteralmente glaciale... Non mi resta che proseguire verso la meta più alta della giornata, cioè il Monte Nudo, dove deciderò poi su quale lato volgermi per la discesa... Salgo dunque per i ripidi prati dell'Alpe Cuvignone, che sfiorano la carrozzabile per il sovrastante Passo, toccando due rilievi minori e senza nome, di cui il più elevato e panoramico è quotato m.1102: qui si notano belle formazioni calcaree (su una c'era anche uno spit) che impreziosiscono il paesaggio. Dopo esser sceso ripidamente da quest'ultima, la cresta risale in faggeta senza sentiero obbligato verso il Monte Nudo, rimanendo talvolta poco sopra la forestale proveniente dal Monte Crocetta, quindi incrociandosi una volta in pineta alla via normale. Da lì la salita mi è ben nota ed è un vero divertimento zompare su queste roccette, che rispetto a quelle del Pizzo Cuvignone sembrano un gioco da bambino: il ripetitore è stato smontato, e spero che quella ferraglia sia presto rimossa. Giunto in vetta mi godo il meritato pranzo, poi scendo in pineta sul lato opposto raccordandomi alla forestale evitata prima, che mi porta sotto il Monte Crocetta, dove è un peccato non fare una "scappata". Scartata l'ipotesi di scendere in Valcuvia o Valtravaglia (avrei fatto notte) o ritentare la via per Caldè sul sentiero "mancato", decido che per oggi preferisco restare in cresta sobbarcandomi i movimentati Pizzoni di Laveno prima di scendere a Casere e a Laveno stessa. Qui giunto non mi resta che attendere il bus per Luino, dalla quale sempre in bus posso tornare nella mia glaciale Valganna, intenta alle preparazione dei festeggiamenti di Capodanno.
Buon Anno a tutti.
NB. Ho messo la valutazione T5 specificando che è riferita esclusivamente alla salita da Caldè al Pizzo Cuvignone. Il resto è nell'ordine del T2-T3.
Tourengänger:
Poncione

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