Cima di Visghéd Est (1924 m) e Ovest (1937 m), Cima di Sbordan (1875 m)
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Il dilemma alla vigilia è il seguente: racchette si o no? Nel dubbio le carico in auto, ma il dislivello da coprire è notevole ed il pensiero di spallarle magari per tutta la gita non è certo incoraggiante. Alla fine decido di lasciarle nel baule, col rischio di trovarmi a faticare in alto nella neve cedevole ma è un prezzo che sono pronto a pagare, oggi voglio sentirmi più libero.
Il sentiero di salita è ben segnalato fino a Paron, salvo poi perdersi leggermente tra le numerose e sparse baite dell’alpeggio, ma con un minimo di attenzione e qualche segno colorato non ci sono grossi problemi di orientamento. Come immaginavo, comincio a trovare neve a circa 100 m di dislivello da Fronn: per fortuna è piuttosto portante, il che mi consente di salire abbastanza agevolmente con i soli scarponi. Come già consigliato altrove, è meglio evitare di affrontare questo tratto con troppa neve, in quanto il sentiero è talvolta esposto con dei salti rocciosi. Arrivato a Fronn, rimango stupito dalla bellezza del luogo: il pianoro dove ha sede l’alpeggio consente di allontanarsi definitivamente dal brusio del fondovalle e si gode di una meravigliosa pace oltre che di una vista magnifica sulle cime circostanti (su tutte Pizzo di Claro, Gaggio, Cima dell’Uomo, Poncione di Piotta). Dopo una breve discesa alla selletta con palina segnaletica, inizio la risalita all’Alpe di Visghéd: tratti impegnativi non ce ne sono ed un breve passaggio attrezzato con catene non crea la benché minima difficoltà. Giunto all’alpe, decido di calzare ramponi e ghette, con il solo scopo di alleggerire lo zaino; il manto nevoso è ancora ben portante e, dopo aver affrontato un pendio più ripido, mi ritrovo ai piedi della cresta da risalire verso la cima Est del Visghéd. Raggiungo così la croce: impressionante la vista sul fondovalle, così lontano 1700 m più sotto da non riuscire a percepirne i rumori. La giornata è limpidissima ed anche lo spettacolo tutt’intorno è una delizia per cuore e mente. Firmo il libro di vetta e riparto, non voglio che la neve smolli troppo, tornato così al colletto di quota 1856 m tra le due elevazioni del Visghéd risalgo, stavolta più faticosamente, la dorsale della cima Ovest, con qualche roccetta da superare prima della sommità. Gran vista anche da qui. Scendo poi sull’opposto versante, dove mi attende l’ultima risalita della giornata. A metà del pendio di discesa, ho l’inaspettato incontro con due galli forcelli, che purtroppo non ho fatto in tempo a fotografare. Informandomi in rete, scoprirò poi che in questa zona si può difatti avere la fortuna di avvistarli. Arrivato alla sella sottostante, poco sopra l’Alpe di Sbordan, risalgo anche il pendio finale sino alla tondeggiante sommità dell’omonima cima. Il dislivello positivo è concluso, faccio una breve pausa e riparto per la discesa. Prima però esamino con cura le curve di livello della CNS, il tratto dall’Alpe di Sbordan all’Alpe di Visghéd dovrebbe correre sostanzialmente in piano, la mancanza di tracce e la neve ormai parzialmente smollata non mi può consentire di sbagliare, se dovessi ravanare sarebbe un dispendio di energie troppo grosso. Con attenzione percorro quindi il bosco perdendo poca quota e riallacciandomi con insperata facilità alla mia precedente traccia appena sopra l’Alpe di Visghéd, dalla quale posso tornare a Fronn concedendomi una lunga pausa pranzo con annessa pennichella e godendomi inoltre il maestoso volo dell’aquila sopra la mia testa!
Per variare parzialmente il ritorno, una volta raggiunto Paron, ho imboccato verso ovest una traccia visibile non segnalata (indicata sulla CNS in corrispondenza di due baite) che in falsopiano mi ha condotto a Bolgri e da qui nel bosco in discesa alla quota 941 m sul sentiero per la Valle di Moleno. Piegando a sinistra ho così raggiunto nuovamente il percorso già seguito al mattino in corrispondenza del bivio Monte Gaggio.
Bellissima gita in solitudine completa. Solo animali, silenzio e tanta natura, cosa chiedere di meglio? Un grazie come al solito al mio fedele Zeus per la compagnia.

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