Un'inedito S.Primo: anello della memoria (la mia) da Erno
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Qualcuno disse che “Perdere il passato significa perdere il futuro”.
Io sono convinto che Noi siamo la nostra memoria.
E che sia fondamentale conoscere il passato per capire il presente e progettare il futuro.
Da tempo avevo in mente questo progetto, un giro che mi facesse riscoprire e riassaporare i tanti ricordi di ragazzo, delle tante estati passate qui, a Erno, paese natio della mamma, che proprio qui è voluta tornare a riposare. Ricordi ancora ben nitidi, di tante avventure, di amici oggi persi di vista, di qualcuno che non c’è piu’. Di un tempo perlopiu’ felice, che mi fa sempre sorridere. Anche delle cose meno belle, tristi, che con il passare del tempo acquistano uno spessore comunque diverso.
A quel tempo, qualche camminata, per funghi o castagne, o solo x svago, ai monti di Erno me la ricordo.
Ma non ero mai salito al S.Primo da qui. E gia’ da un po sapevo, che era un vuoto che volevo colmare.
E che avrei voluto farlo da solo, almeno questa volta. Per dettare i tempi giusti, sentire me stesso, le voci e i ricordi dentro di me che dal passato sarebbero senz’altro riemersi, forti, pronti a invadermi, piacevolmente, come un fiume in piena, un’onda travolgente di sensazioni perdute, sopite, dimenticate.
E così, in questo mio “ponte inverso” del 7 dicembre, mi ritaglio una giornata tutta per me stesso. Metto insieme un po di reminescenze di altre escursioni, e un po di ricordi datati. Il meteo è magnifico, proprio come lo volevo, una bellissima e calda giornata di dicembre, che esalta i colori dell’autunno, ancora ben vivi, e la panoramicita’ incredibile di questo anello, che mi porta al S.Primo dalla cresta meno nota e battuta, senz’altro la piu’ bella.
Indirizzate le figlie ai propri impegni, zigzagando nel caotico traffico del primo mattino, parcheggio giusto alle 9 a Erno Il tempo di una visita al cimitero, un breve giro per i caratteristici vicoli di questo paese incantato, uno sguardo nostalgico alla casa dei nonni….rivederla, tutte le volte, è come riaprire una ferita mai rimarginata…..E via, dalla fontana di Pusc, in cima al paese, prendo l’ampia carrabile che sale, inoltrandosi nei bei boschi di castagni prima, di betulle poi. Arrivo ai Monti di Erno, tanti anche qui i ricordi…e via verso la Forcoletta, poi una doverosa deviazione a sx per godere del balcone panoramico del monte Colmenacco: la vista che si gode qui da sola vale gia’ tutto l’anello…..Ripidissima la salita al Piz Luser, stronca davvero fiato e gambe. Da li, è tutto un saliscendi sulla schiena del drago, come in tanti chiamano la lunga cresta che porta alla vetta del S.Primo, dove arrivo alle 12.45. Clima perfetto, aria assente, mangio qualcosa in maniche corte e mi rilasso per quasi un’ora. Poi, croce di vetta alle spalle, mi butto letteralmente giu per il ripido e “paglionato” pendio che percorre la dorsale che punta dritta verso il pian del Tivano, c’è una flebile traccia che a tratti scompare, la direzione è sempre comunque evidente, infine entra nel bosco, e raggiunge, ai monti di la’, la sterrata che dal piano va a Veleso. La percorro piacevolmente, passo il paese, cerco di contattare inutilmente il cugino Carlo che non vedo da un po, ma scopriro’ poi che è via x lavoro. Sotto il cimitero, imbocco il sentiero che scende a Erno, anche qui il fiume dei ricordi è in piena…..quante volte l’ho percorso da ragazzo, per andare a prendere il pane a Veleso e in tante altre occasioni…Passo la valle con il ruscello dove tante volte ho giocato da ragazzo, e chiudo l’anello ripassando dal piccolo cimitero, e arrivando alla macchina alle 15.30.
Una giornata stupenda. Un’overdose di ricordi.
Un altro tassello che va al suo posto.
Soddisfattissimo.
Alla prossima.
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