Munzelüm (2061 m)


Publiziert von siso , 29. Oktober 2016 um 21:15.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:27 Oktober 2016
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Pizzo di Madéi 
Zeitbedarf: 5:00
Aufstieg: 951 m
Strecke:Spruga (1110 m) – Tabid – Pian Secco (1419 m) – Motta di Resna – Alpe Pesced (1778 m) – Munzelüm (2061 m).
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Locarno – Losone – Intragna – Cavagnago – Valle Onsernone – Spruga.
Unterkunftmöglichkeiten:Spruga; Bed and Breakfast Casa Gianni Piansecco.
Kartennummer:C.N.S. No. 1311 – Comologno - 1:25000.

Seconda escursione nella Valle Onsernone in sei giorni.

Da Cavigliano la strada sale tortuosa per 20 km e in molti tratti è impossibile incrociare un altro veicolo. La “marcia” d’avvicinamento, passando per i nove villaggi, è dunque lunga, lenta e non priva di insidie.

Anche il cittadino onorario di Berzona Max Frisch, nel suo miglior racconto, scrive della “strada tutta curve della valle”:

 

“La valle ha un’unica strada, che è tutta curve, ma provvista quasi ovunque di un parapetto di ferro; una strada stretta ma accettabile, che fa paura solo agli stranieri, specialmente agli olandesi. Gli incidenti dal­l’esito mortale sono più rari di quanto ci si aspette­rebbe alla prima visione di questa strada. La continua veduta nei burroni da una parte, la roccia a spigoli vivi dall’altra, l’intuizione che il parapetto di ferro non po­trebbe trattenere una macchina, rendono gli autisti vi­gili e prudenti. Dove non passano due macchine affian­cate, l’autista che viene da sopra deve fare marcia in­dietro finché riesce a cedere il passo. Un vecchio ope­raio si prende cura della strada anno dopo anno, una volta qua e una là pota le felci lussureggianti della scarpata o rimuove i frammenti di roccia che sono ca­duti sull’asfalto, in autunno scopa via il fogliame ba­gnato. Confederazione e Cantone fanno di tutto per­ché la valle non muoia; corriera postale tre volte al giorno.

Tutto sommato una valle nient’affatto morta”.

Da Max Frisch, L’uomo nell’Olocene, Einaudi, 1981, pagina 43.
 

Inizio dell’escursione: ore 8:30

Fine dell’escursione: ore 13:35

Pressione atmosferica, ore 9.00: 1030 hPa

Isoterma di 0° alle 9.00: 3300 m

Temperatura alla partenza: 8,5°C

Temperatura al rientro: 15,5°C

Velocità media del vento: 4 km/h

Sorgere del sole: 7.59
Tramonto del sole: 18.18

 

Percorro tutto il versante sinistro della Valle Onsernone senza mai vedere l’Isorno, che scorre quasi sempre 300 m più in basso. Tra Russo e Crana confluisce la Valle Vergeletto che divide la valle in due tratti: l’Alto e il Basso Onsernone. Qui supero il più notevole della trentina di ponti gettati lungo la strada cantonale: il Ponte Oscuro, costruito nel 1862. È l’insieme di due ponti disposti quasi a formare un angolo retto: il primo a tre arcate scavalca le acque del Ribo; al termine di esso inizia la strada che sale verso Vergeletto; dopo il secondo, che ha un’arcata in meno, si sviluppa la strada per Comologno. Appropriata è la denominazione del manufatto poiché qui la valle assume aspetto più selvaggio che in altri suoi punti.

Stranamente la strada si fa ora più agevole e le possibilità di incrociare un altro veicolo aumentano. Dopo oltre trecento curve e un dislivello di 813 m, a partire da Cavigliano, arrivo finalmente a Spruga, l’ultimo villaggio della valle. Una stradina asfaltata percorribile a piedi continua per 2,5 km fino ai Bagni di Craveggia, in territorio italiano. Bisognerebbe chiedere a Napoleone perché ha deciso di fissare in questo modo la linea di confine.

Una targa, su una casa del nucleo, ricorda Augusto Ugo Tarabori, ticinese umanista impegnato nell’azione educativa. Lo ricordano gli italiani che ebbero soccorso dalla democrazia elvetica nei tempi bui della tirannide nazifascista, in particolare nella battaglia del 18-19 ottobre 1944, ai Bagni di Craveggia, tra partigiani e forze nazifasciste. In quell’occasione entrarono in Svizzera circa duecentocinquanta civili e i partigiani che necessitavano di cure ospedaliere. I muri della casa della valligiana Aida Tarabori portano i segni dei colpi sparati dai militi della “Folgore” e della “X Mas”.

L’umanista di Spruga è stato insegnante, pedagogo, scrittore e segretario di concetto del Dipartimento della Pubblica Educazione.  

Il parcheggio a quest’ora offre ancora alcuni posti liberi. La corriera postale aspetta le otto e trenta per iniziare la corsa verso Cavigliano, discesa della durata di 39 minuti. Parto anch’io alle 8:30 imboccando il sentiero che inizia ad una trentina di metri dalla piazzetta. Il segnavia non riporta il nome della mia meta, tuttavia, corrisponde in buona parte al percorso per il Pilone (2192 m).

Ammiro le case rurali con i balconi di legno, tipiche dell’alta Val Onsernone, e soprattutto le scale esterne d’accesso al solaio, che fungeva da fienile oppure da aia per la battitura della segale. I ballatoi hanno su tutta la loro lunghezza un’ingabbiatura di pèrtiche o di listelli verticali e orizzontali che servono da parapetto e formano come una modesta rascana, disposta a ricevere prodotti da essiccare o panni da stendere al sole.

Gli emigranti, anche se tornavano da paesi lontani, non hanno introdotto novità edilizie, contrastanti con l’uso tradizionale. È solo nell’ultimo secolo che c’è stato uno smarrimento del gusto, per riflesso di quanto avveniva altrove. Ognuno ha creduto di poter seguire il proprio capriccio momentaneo, e il più sprovveduto individuo ha avuto la possibilità di imporre al paesaggio ed al pubblico la dimostrazione della sua volgarità. È il trionfo della presunzione e l’incapacità di riconoscere i limiti della libertà. Ne è un lampante esempio la tazza di cesso, variopinta, fissata al palo della luce, ai bordi del sentiero. Si vuole richiamare l’attenzione del viandante sulla necessità di non sprecare l’acqua; d’accordo, ma forse ci sono metodi meno offensivi per l’ambiente di questo!

Poche decine di metri più in alto mi imbatto in un bellissimo faggio monumentale, che fa da cornice ad una cappella votiva dedicata alla Madonna di Re. 

Ognuno di questi piccoli edifici ha la sua storia; a volte erano costruiti per un voto, altre per invocare Madonna e santi a protezione della vita degli alpigiani, precaria in quei tempi e spesso in balia di malattie o di eventi naturali difficili da dominare. 

Lungo i principali sentieri le cappelle avevano anche il compito di cadenzare il cammino, permettendo la sosta ed in alcuni casi il riparo dal maltempo; tipiche sono, in questo senso, le cappelle con ampio portico frontale, a volte a cavallo del sentiero, dove il viandante poteva sostare su semplici sedili o anche solo appoggiare la gerla senza neppure toglierla dalle spalle.

La pastorizia è ancora molto diffusa. Spesso, durante le mie escursioni, mi stupisco per la quantità elevata di caprini e ovini che popolano ancora i monti. A Pian Secco (1419 m) mi stupisco pure per i rustici riattati e affittati ai turisti. Benché non ci siano strade d’accesso, qui le baite sono provviste di ogni comfort, compresa la sauna e un giardinetto con angolo barbecue nonché viale per il gioco delle bocce. Delle carte da visita pubblicitarie, rigorosamente in tedesco, sono messe in bella mostra ai bordi del sentiero. È un luogo per recuperare le energie psicofisiche, un “Kraftort zur Erholung”, come viene pubblicizzato.

Lasciato il maggengo di Pian Spesso entro in un fantastico lariceto indorato, dove si respira un’aria purissima, tranne che nei pressi di un socievole becco, in cerca di sale pastorizio.  

Dopo un’ora e cinquanta di tranquillo e piacevole cammino pervengo all’Alpe Pesced (1778), anche questa attorniata da decine di capre. Il panorama si apre offrendomi delle spettacolari vedute dal Pizzo dei Tre Signori, alle Bolle di Magadino, fino alle cime vigezzine del Pizzo Ruggia e della Pioda di Crana.

Circa 100 m dopo l’alpeggio abbandono il percorso segnalato del Pilone per imboccare un sentierino di capre che sale lungo il filo di cresta del Munzelüm. Raggiunto il primo dosso, a circa 1960 m di quota, osservo ad un chilometro di distanza, alla mia destra, la Capanna Alpe Salei, adagiata in una radura idilliaca, che interrompe il lariceto. Sullo sfondo spiccano la Corona di Redorta (2804 m) e il Monte Zucchero (2735 m). Ad Est del crinale, nella Val Lavandina,  si sviluppa una vasta pietraia priva di vegetazione, che la cartina topografica chiama Gannone.

Sento delle voci; due escursionisti, più in basso, sono diretti al Pilone o Cima Pian del Bozzo (2192 m), vetta posta sul confine tra Ticino e Piemonte.

Dopo 2 h e 30 min di cammino posso affermare Munzelüm geschafft!

Il toponimo, incomprensibile ed enigmatico, dà un tocco di mistero a questa cima molto panoramica.
 

                                 Il Laghetto dei Saléi visto dal Munzelüm

Non c’è il libro di vetta, tuttavia non rinuncio ai saluti e alla perla di saggezza odierna:

 

“Nelle loro chiome mormora il vento.

Gli alberi sono sempre stati per me i predicatori più intensi. Li ammiro quando vivono formando popolazioni e famiglie, boschi e boschetti. E li ammiro maggior­mente quando li vedo solitari. Sono come persone sole. Non come gli eremiti che, spinti da una qualsiasi debolezza, si sono ritirati, ma come uomini grandi, caduti nell’isolamento, come Beethoven e Nietzsche. Nelle loro chiome mormora il vento, le loro radici riposano nell’infinito; soltanto, essi non vi si perdono, ma tendono, con tutta la forza della loro vita, unicamente a realizzare la legge che è loro propria, che abita in essi, ad ampliare la loro immagine, a rappresentare se stessi.”

Hermann Hesse

 

Dopo una lunga contemplazione dell’incantevole Laghetto dei Saléi (1923 m) e della zona circostante, ritorno a valle, con un’ulteriore sosta a Comologno per ammirare il Palazzo o Castello della Barca, le belle case rurali, la chiesa di San Giovanni Battista e la singolare Via Crucis disposta a triangolo.

 

Escursione in uno dei posti più discosti del Canton Ticino, una valle ricca di storia, con una lunga tradizione di emigrazione, che ha saputo conservare un patrimonio naturalistico di notevole interesse. Poche altre regioni ticinesi possono vantare fra gli emigranti tante persone notevoli per attività intellettuale e fortuna nelle industrie e nei commerci.

 

Tempo di salita: 2 h 30 min

Tempo totale: 5 h 05 min

Tempi parziali

Spruga (1110 m) – Tabid – Pian Secco (1419 m): 55 min

Pian Secco (1419 m)  Alpe Pesced (1778 m): 55 min

Alpe Pesced (1778 m) Munzelüm (2061 m): 20 min

Dislivello in salita: 951 m

Sviluppo complessivo: 7,6 km

Difficoltà: T2

Coordinate Munzelüm: 697'880/118'355

Copertura della rete cellulare: Swisscom buona

Libro di vetta: no


Tourengänger: siso


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Kommentare (5)


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Poncione hat gesagt:
Gesendet am 30. Oktober 2016 um 00:15
Bella e piacevole cima il Munzelum. E splendidi i villaggi dell 'Onsernone. Ottima scelta.
Ciao

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 30. Oktober 2016 um 10:05
Caspita Emi, ma le conosci proprio tutte!

Poncione hat gesagt: RE:
Gesendet am 30. Oktober 2016 um 16:11
Da che pulpito... :)))
Ciao

gbal hat gesagt:
Gesendet am 31. Oktober 2016 um 15:27
Complimenti anche per il sangue freddo alla guida per quei 20 km!

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 31. Oktober 2016 um 17:38
Grazie,
per fortuna in questo periodo non è molto trafficata.


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