Munzelüm (2061 m)
|
||||||||||||||
![]() |
![]() |
Ancora pericolo 3, ancora un’altra vetta minore. Del Munzelüm non avevo sentito parlare fino a ieri, della val Onsernone invece sì, ma non c’ero mai stato. Oggi lascio gli sci al loro posto e ritorno alle mie fide ciaspole.
La strada per Spruga è infinita, a tratti stretta e, nonostante siano le 7 e mezza di mattino, incrocio qualche macchina. Poco dopo aver parcheggiato, arriva un’altra macchina con su due giovanotti ed un cane. Si preparano e partono poco dopo di me.
Il primo tratto è, ovviamente, senza un briciolo di neve, poi attorno ai 1400 incomincia il ghiaccio. Invece che mettere le ciaspole, decido di calzare i ramponi. Scelta che si rivelerà azzeccata! Andando avanti, infatti, dal ghiaccio si passa ad una neve compatta. In mezzo al bosco sopra Pian Secco decido quindi di andare “dritto per dritto” sfruttando il grip dei ramponi e salgo che è una meraviglia! Solo poco sotto Alpe Pesced incomincio a sprofondare un po’, ma decido di tener duro e proseguire con i ramponi. All’alpeggio mi fermo, mangio un po’ ed aspetto i due giovanotti. Facciamo due chiacchiere sulla nostra meta comune e concordiamo sul fatto che il Pilone non è sicuro da fare in queste condizioni. Secondo loro non andrò lontano senza ciaspole, ma io ci provo lo stesso, anche sfruttando una traccia spettacolare, veramente “intagliata” nella neve, che procede compatta nella direzione del Munzelüm. E comunque le ciaspole ce le ho sullo zaino, pronte per essere indossate alla bisogna. Ma la salita continua (quasi) senza problema, ed in vetta ci arrivo coi ramponi ai piedi. Tira un po’ di vento. Il panorama è interessante. Un paio di valanghe da scivolamento colpiscono la mia attenzione. Faccio un po’ di foto, mangio ancora un po’ di prosciutto cotto, metto le ciaspole e scendo.
Invece di tornare direttamente a Spruga, essendo prestissimo, decido di fare un salto a Capanna Saléi, da cui immagino di avere una visione sulla Valle di Vergelletto meno oscurata dalle cime a N del Munzelüm. Così, un po’ prima di arrivare ad Alpe Pesced, viro verso E portandomi verso i sentieri che portano in capanna. C’è una zona ripida da attraversare e per superarla mi abbasso sempre più. Dovrò poi risalire, ma pazienza, l’importante è non prendersi rischi inutili. Ad un certo punto incontro una traccia, bella come quella che ho seguito in salita. Perfetto, vuol dire che la potrò utilizzare per la discesa! In breve sono alla capanna. La neve è quasi primaverile. La vista verso N è un po’ nascosta dagli alberi, così decido di salire al P1834.
Il ritorno è tutto lungo una bella traccia, senza grossi problemi neanche dove attraversa tratti ripidi. Per rendere le cose un po’ meno noiose, quando mi rendo conto di essere in una zona con pendenze “tranquille” abbandono la traccia e mi butto in direzione del pendio, raggiungendo il (vecchio?) skilift e, di lì a poco, il sentiero.

Kommentare (3)