Dopo oltre trecento curve e un dislivello di 813 m, a partire da Cavigliano, arrivo finalmente a Spruga, l’ultimo villaggio della valle. Una stradina asfaltata percorribile a piedi continua per 2,5 km fino ai Bagni di Craveggia, in territorio italiano. Bisognerebbe chiedere a Napoleone perché ha deciso di fissare in questo modo la linea di confine.
Una targa, su una casa del nucleo, ricorda Augusto Ugo Tarabori, ticinese umanista impegnato nell’azione educativa. Lo ricordano gli italiani che ebbero soccorso dalla democrazia elvetica nei tempi bui della tirannide nazifascista, in particolare nella battaglia del 18-19 ottobre 1944, ai Bagni di Craveggia, tra partigiani e forze nazifasciste. In quell’occasione entrarono in Svizzera circa duecentocinquanta civili e i partigiani che necessitavano di cure ospedaliere. I muri della casa della valligiana Aida Tarabori portano i segni dei colpi sparati dai militi della “Folgore” e della “X Mas”.
L’umanista di Spruga è stato insegnante, pedagogo, scrittore e segretario di concetto del Dipartimento della Pubblica Educazione.

 
 

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