La Sterrata. Colle - Monte Zeda.
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Questa Sterrata, io la amo molto.
Piana, deliziosamente infinita, offre una tranquilla contemplazione della natura, le cime, il lago.
E' dolce porta d' entrata al mondo della Zeda.
Ma anche a cose minute che mi hanno colpita e commossa sin dalla prima visita: una cattedrale di rami, la betulla storta che va in cerca della luce, un diamante di marmo perfettamente romboidale incastonato nel terreno.
La Sterrata mai mi stanco d ripercorrerla, in tutte le stagioni, con tutti i diversi cieli sopra il capo; con la neve fino alle ginocchia, con le ciaspole, sotto una tempesta di grandine, con pioggia e vento, col sole che picchia forte. Perché poi sempre rivedo la mia cattedrale, la betulla storta, la scheggia di marmo.
Oggi piove, e forte, anche. La meteo ha detto: piogge e temporali.
E allora perché sono qui, proprio in questa piovosa giornata, sotto il mio grande ombrello?
...Perché da settimane lavoro nell' orto, nel magnifico giardino fiorito, studio il pianoforte ore e ore preparando i concerti per l' estate che arriva...
...Perché da settimane preparo il termos, lo zaino, il panino...e poi rimango in cascina a suonare, mani ben pulite, o a scavare nella terra bruna dell' orto, mani da contadina...
Questa mattina presto scalpitavo, trampignavo, chissà perché irrequieta; si vede che il richiamo era prepotente, anche se so in anticipo che al rientro sarò bagnata come un pulcino!
Canticchio. "Nel verde dipinto di verde" inizia la Sterrata, nel verde primaverile, che come ad ogni ritorno di questa stagione, la mia preferita tra tutte, mi fa balzar di gioia il cuore. Immediatamente mi salgono in gola, amatissimi, versi di Sbarbaro:
"Il mio cuore si gonfia per te, Terra, come la zolla a primavera.
(...) Terra, tu sei per me piena di grazia."
Cammino con calma: non c' è fretta, mi voglio godere ogni passo sulla mia Sterrata, poi viviamo proprio ora giornate di esteso chiarore.
Nel verde dipinto di verde, mi mangio tutte queste gradazioni di verde con occhi affamati; il lago è invece nascosto da nebbie cariche di umidità: che importa, il mio cuore lo vede.
"On ne voit bien qu' avec le coeur.", dice il Piccolo Principe. Quanto vero.
Alla curva di Pian d' Arla batte più forte: magari si svela la Zeda. Ma la Zeda si cela, e sto per entrare nella cattedrale di rami...
...Incredibile quanto la visione di queste piante i cui rami si reclinano sino a formare l' ogiva di una sontuosa cattedrale vegetale mi colpisca e faccia battere il cuore. Innumerevoli volte mi giro, ancora e ancora, mai sazia...
Canti di uccelli coraggiosi trapassano il fragoroso sipario di pioggia...
Cammina cammina, ancora una curva, poi due, poi tante: ed ecco (batte! batte forte il cuore!) la mia betulla storta che va in cerca della luce. Mi commuovono questa tua forza, questa tua costanza, ogni giorno protesa verso la luce! La Vita.
Cammina cammina!
Dal bivio per l' alpeggio di Biogna gli occhi sono come incollati al terreno: il diamante, la scheggia di marmo perfetto rombo, non sono più riuscita a ritrovarlo nelle mie due precedenti visite: inghiottito nella terra? spezzato dal gelo? trascinato via dalle piogge?
Mi sembra oggi duri ore il percorso tra il bivio e il Passo Folungo...Perché proprio dal bivio centinaia di schegge marmoree costellano la sterrata, una meraviglia per gli occhi, sopratutto quando il sole le rende lucenti come diamanti, appunto!
"On ne voit bien qu' avec le coeur:"
Col cuore, non con gli occhi, scruto il terreno...
...Eccolo!...Credo proprio sia lui, il mio diamante, perfetto rombo incastonato nel terreno, oggi però diviso in quattro parti uguali, a formare una croce. Il gelo, probabilmente.
Passo Folungo: inizia a salire la Sterrata. Laddove manca la protezione del muro di rocce sferza violento il vento carico di pioggia, e devo aggrappare l' ombrello a due mani perché non prenda il volo.
Si nega alla vista il Rifugio che rallegrerebbe la camminatrice...
Ci arrivo con i piedi a mollo negli scarponi. Una tazza di tè bollente, una barretta, poi indosso l' odiata mantellina della pioggia, lasciando all' asciutto del rifugio lo zaino e l' ombrello.
Parto, al campanile del mio cuore penso suonino le 17 (la batteria del telefonino si è esaurita).
Zeus, benigno, ha ingentilito l' intensità della pioggia.
Camminare! almeno camminare fino al Piè di Zeda!, raccolta in un groppo la lunga mantellina (XXXL, nel reparto maschile, cade fin sopra le caviglie). Alla prima curva stano due poiane che spiccano il volo schiamazzando.
Zeus dischiude un attimo le nebbie: intravedo la croce di vetta! E ora, croce, come faccio a non salire ad accarezzarti, tu che tanta tenerezza in me susciti?
Cammina, cammina, seguendo la cresta. Le sue particolari rocce, pur bagnate, donano allo scarponcino un aderenza perfetta. Sferza rudi folate di venti gelidi, Eolo infuriato!
Sali, sali! Ecco la croce. Una carezza per lei, freddo metallo, un bacio alla mamma, a Denise, Lassù. Un avemaria, e un grazie al Creatore di tanta Bellezza.
Sulla mantellina che sgocciola di pioggia gocciolano piccole lacrime. A malincuore lascio la cima alla sua ghiacciata solitudine.Il campanile del mio cuore, chissà se batte le ore 18...
Eolo furibondo, l' ultima sua carta gioca: frustate di vento, a far precipitare l' incauta nel baratro cannobino! "O benevolo Zeus, calma, ti prego, gli ardori del tuo protetto, Eolo!"
Scendi, scendi! Ritrovo il rifugio, dove mi spoglio, via magliette e giacche intrise d' acqua! S' indossino le magliette 2 e 3, la giacca numero 2, la berretta di lana di riserva! Nel saccone di plastica l' odiata mantellina e la giacca numero 1! Che pesante, lo zaino, ora! Sfido io! gli indumenti in tal guisa inzuppati, il triplo, pesano!
Scendo con passo spedito, sperando di riscaldare i miei piedi intirizziti.
Zeus, nuovamente benevolo, lascia cadere solo una pioggerella leggerissima, e svela brevemente ai miei sguardi ammirati squarci di lago, lucine dei palazzi di Stresa...
Mi giro, in pena per la croce, lassù, sola e ghiacciata...
Ritrovo il diamante.
Più avanti, mi siedo di fronte alla delicata betulla protesa verso la luce, la vita. Su di loro medito, in silenziosa contemplazione...
Mi sento un poco stanca; pizzica un ginocchio, s' incendia sotto il piede il temuto nervo di Morton, dolgono clavicola e costole sul lato che aggrappò il pesante ombrello. Affaticato batte il cuore...
"O Herz, sei endlich stille!
Was schlägst du so unrhuvoll?"
(meravigliosa melodia di Schubert)
Attraverso ora l' immensa navata della cattedrale di rami e fogliame. Di commozione piange, il cuore...
Vorrei la navata non finisse mai, e con malinconia le dedico un ultimo sguardo...
La Sterrata svolge il suo nastro sino a Colle, con Zeus che fa il birichino e ributta sulla Terra novelli scrosci di intense piogge.
E tu, o cuore?
"O Herz! O cuore! taci infine!
Che batti si ansioso?"
Tu, o cuore? L' orologio sul cruscotto dice: 21.30, perciò non battere più le ore.
Cuore, o cuore! ringrazia il Creatore di tanta Bellezza. Cantalo.
Johann-Sebastian Bach, Variazioni Goldberg.
(Simone Dinnerstein, pianoforte)
Per colpa della mia poca dimestichezza con computer e smartphone:
1. cliccando su: "vedere l' immagine nelle sue dimensioni reali", si raddrizzano le foto storte,
2. lo smartphone (punizione dell' iroso Eolo?) si è posto da solo in modo video al castello incantato, per poi scaricarsi totalmente arrivata al bivacco: perciò non ci sono immagini dello stupendo diamante e neppure della croce di vetta.
Piana, deliziosamente infinita, offre una tranquilla contemplazione della natura, le cime, il lago.
E' dolce porta d' entrata al mondo della Zeda.
Ma anche a cose minute che mi hanno colpita e commossa sin dalla prima visita: una cattedrale di rami, la betulla storta che va in cerca della luce, un diamante di marmo perfettamente romboidale incastonato nel terreno.
La Sterrata mai mi stanco d ripercorrerla, in tutte le stagioni, con tutti i diversi cieli sopra il capo; con la neve fino alle ginocchia, con le ciaspole, sotto una tempesta di grandine, con pioggia e vento, col sole che picchia forte. Perché poi sempre rivedo la mia cattedrale, la betulla storta, la scheggia di marmo.
Oggi piove, e forte, anche. La meteo ha detto: piogge e temporali.
E allora perché sono qui, proprio in questa piovosa giornata, sotto il mio grande ombrello?
...Perché da settimane lavoro nell' orto, nel magnifico giardino fiorito, studio il pianoforte ore e ore preparando i concerti per l' estate che arriva...
...Perché da settimane preparo il termos, lo zaino, il panino...e poi rimango in cascina a suonare, mani ben pulite, o a scavare nella terra bruna dell' orto, mani da contadina...
Questa mattina presto scalpitavo, trampignavo, chissà perché irrequieta; si vede che il richiamo era prepotente, anche se so in anticipo che al rientro sarò bagnata come un pulcino!
Canticchio. "Nel verde dipinto di verde" inizia la Sterrata, nel verde primaverile, che come ad ogni ritorno di questa stagione, la mia preferita tra tutte, mi fa balzar di gioia il cuore. Immediatamente mi salgono in gola, amatissimi, versi di Sbarbaro:
"Il mio cuore si gonfia per te, Terra, come la zolla a primavera.
(...) Terra, tu sei per me piena di grazia."
Cammino con calma: non c' è fretta, mi voglio godere ogni passo sulla mia Sterrata, poi viviamo proprio ora giornate di esteso chiarore.
Nel verde dipinto di verde, mi mangio tutte queste gradazioni di verde con occhi affamati; il lago è invece nascosto da nebbie cariche di umidità: che importa, il mio cuore lo vede.
"On ne voit bien qu' avec le coeur.", dice il Piccolo Principe. Quanto vero.
Alla curva di Pian d' Arla batte più forte: magari si svela la Zeda. Ma la Zeda si cela, e sto per entrare nella cattedrale di rami...
...Incredibile quanto la visione di queste piante i cui rami si reclinano sino a formare l' ogiva di una sontuosa cattedrale vegetale mi colpisca e faccia battere il cuore. Innumerevoli volte mi giro, ancora e ancora, mai sazia...
Canti di uccelli coraggiosi trapassano il fragoroso sipario di pioggia...
Cammina cammina, ancora una curva, poi due, poi tante: ed ecco (batte! batte forte il cuore!) la mia betulla storta che va in cerca della luce. Mi commuovono questa tua forza, questa tua costanza, ogni giorno protesa verso la luce! La Vita.
Cammina cammina!
Dal bivio per l' alpeggio di Biogna gli occhi sono come incollati al terreno: il diamante, la scheggia di marmo perfetto rombo, non sono più riuscita a ritrovarlo nelle mie due precedenti visite: inghiottito nella terra? spezzato dal gelo? trascinato via dalle piogge?
Mi sembra oggi duri ore il percorso tra il bivio e il Passo Folungo...Perché proprio dal bivio centinaia di schegge marmoree costellano la sterrata, una meraviglia per gli occhi, sopratutto quando il sole le rende lucenti come diamanti, appunto!
"On ne voit bien qu' avec le coeur:"
Col cuore, non con gli occhi, scruto il terreno...
...Eccolo!...Credo proprio sia lui, il mio diamante, perfetto rombo incastonato nel terreno, oggi però diviso in quattro parti uguali, a formare una croce. Il gelo, probabilmente.
Passo Folungo: inizia a salire la Sterrata. Laddove manca la protezione del muro di rocce sferza violento il vento carico di pioggia, e devo aggrappare l' ombrello a due mani perché non prenda il volo.
Si nega alla vista il Rifugio che rallegrerebbe la camminatrice...
Ci arrivo con i piedi a mollo negli scarponi. Una tazza di tè bollente, una barretta, poi indosso l' odiata mantellina della pioggia, lasciando all' asciutto del rifugio lo zaino e l' ombrello.
Parto, al campanile del mio cuore penso suonino le 17 (la batteria del telefonino si è esaurita).
Zeus, benigno, ha ingentilito l' intensità della pioggia.
Camminare! almeno camminare fino al Piè di Zeda!, raccolta in un groppo la lunga mantellina (XXXL, nel reparto maschile, cade fin sopra le caviglie). Alla prima curva stano due poiane che spiccano il volo schiamazzando.
Zeus dischiude un attimo le nebbie: intravedo la croce di vetta! E ora, croce, come faccio a non salire ad accarezzarti, tu che tanta tenerezza in me susciti?
Cammina, cammina, seguendo la cresta. Le sue particolari rocce, pur bagnate, donano allo scarponcino un aderenza perfetta. Sferza rudi folate di venti gelidi, Eolo infuriato!
Sali, sali! Ecco la croce. Una carezza per lei, freddo metallo, un bacio alla mamma, a Denise, Lassù. Un avemaria, e un grazie al Creatore di tanta Bellezza.
Sulla mantellina che sgocciola di pioggia gocciolano piccole lacrime. A malincuore lascio la cima alla sua ghiacciata solitudine.Il campanile del mio cuore, chissà se batte le ore 18...
Eolo furibondo, l' ultima sua carta gioca: frustate di vento, a far precipitare l' incauta nel baratro cannobino! "O benevolo Zeus, calma, ti prego, gli ardori del tuo protetto, Eolo!"
Scendi, scendi! Ritrovo il rifugio, dove mi spoglio, via magliette e giacche intrise d' acqua! S' indossino le magliette 2 e 3, la giacca numero 2, la berretta di lana di riserva! Nel saccone di plastica l' odiata mantellina e la giacca numero 1! Che pesante, lo zaino, ora! Sfido io! gli indumenti in tal guisa inzuppati, il triplo, pesano!
Scendo con passo spedito, sperando di riscaldare i miei piedi intirizziti.
Zeus, nuovamente benevolo, lascia cadere solo una pioggerella leggerissima, e svela brevemente ai miei sguardi ammirati squarci di lago, lucine dei palazzi di Stresa...
Mi giro, in pena per la croce, lassù, sola e ghiacciata...
Ritrovo il diamante.
Più avanti, mi siedo di fronte alla delicata betulla protesa verso la luce, la vita. Su di loro medito, in silenziosa contemplazione...
Mi sento un poco stanca; pizzica un ginocchio, s' incendia sotto il piede il temuto nervo di Morton, dolgono clavicola e costole sul lato che aggrappò il pesante ombrello. Affaticato batte il cuore...
"O Herz, sei endlich stille!
Was schlägst du so unrhuvoll?"
(meravigliosa melodia di Schubert)
Attraverso ora l' immensa navata della cattedrale di rami e fogliame. Di commozione piange, il cuore...
Vorrei la navata non finisse mai, e con malinconia le dedico un ultimo sguardo...
La Sterrata svolge il suo nastro sino a Colle, con Zeus che fa il birichino e ributta sulla Terra novelli scrosci di intense piogge.
E tu, o cuore?
"O Herz! O cuore! taci infine!
Che batti si ansioso?"
Tu, o cuore? L' orologio sul cruscotto dice: 21.30, perciò non battere più le ore.
Cuore, o cuore! ringrazia il Creatore di tanta Bellezza. Cantalo.
Johann-Sebastian Bach, Variazioni Goldberg.
(Simone Dinnerstein, pianoforte)
Per colpa della mia poca dimestichezza con computer e smartphone:
1. cliccando su: "vedere l' immagine nelle sue dimensioni reali", si raddrizzano le foto storte,
2. lo smartphone (punizione dell' iroso Eolo?) si è posto da solo in modo video al castello incantato, per poi scaricarsi totalmente arrivata al bivacco: perciò non ci sono immagini dello stupendo diamante e neppure della croce di vetta.
Tourengänger:
micaela

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