Solgone (1426 m) – Val Pontirone


Publiziert von siso , 8. Dezember 2015 um 11:50.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum: 5 Dezember 2015
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Cima Rossa 
Zeitbedarf: 4:15
Aufstieg: 733 m
Strecke:S. Anna (725 m) – Pontironetto (745 m) – Chievürghia (1031 m) – Solgone (1403 m) – Solgone (1426 m) – Solgone (1403 m) – Cappella Rovrign (1077 m) – Teleferica privata (826 m) – Pontirone (867 m) – Orbel (803 m) – S. Anna (725 m).
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2 – uscita Biasca – Malvaglia – Val Pontirone – Pontironetto.
Unterkunftmöglichkeiten:Bed & Breakfast “Il Calicanto”, Malvaglia.
Kartennummer:C.N.S. No. 1273 – Biasca - 1:25000.

Escursione nel comune di Biasca, nella selvaggia e appartata Val Pontirone, fino al solivo gruppo di baite di Solgone o Sulgone.

Pontirone richiama il termine ponte. Gli anziani pontironesi ritengono che il toponimo derivi dal fatto che i borradori erano specialisti nella costruzione di ponti, con cui superavano gli avvallamenti nella preparazione delle sovende.

I libri di storia e l’ente turistico pubblicizzano la seguente curiosa informazione sulla Val Pontirone:

“Fino alla fine del 1800 la Società Cavatori di Ghiaccio sfruttava il Ghiacciaio di Buglione (ul Buiòn) ai piedi del Torrone Alto. I blocchi di ghiaccio avvolti in coperte di lana, erano trasportati a valle con l’ausilio di una teleferica e venivano venduti ai mercati per la conservazione delle derrate alimentari”. Non si tratta evidentemente di una prerogativa di questa valle; un’attività analoga c’era pure sul versante settentrionale del Grignone: nella Grotta di Moncodeno, già descritta da Leonardo da Vinci alla fine del 1400. Nella cosiddetta “Giazzera” neve e ghiaccio non si sciolgono nemmeno in estate. Per secoli, quando ancora i frigoriferi  non esistevano, questa grotta ha fornito ghiaccio a Lecco e a Milano.

 

Inizio dell’escursione: ore 8.35

Fine dell’escursione: ore 12.50

Pressione atmosferica, ore 9.00: 1035 hPa

Isoterma di 0°C, ore 9.00: 2400 m

Temperatura alla partenza: 3°C

Temperatura a Solgone (1426 m), ore 10.50: 4°C

Temperatura all’arrivo: 9°C

Velocità media del vento: 0 km/h

Sorgere del sole: 7.50

Tramonto del sole: 16.38

 

Dopo un’assenza durata tanti anni, ritorno nella Val Pontirone, per una gita sul ripido versante destro, rivolto a Sud. Raggiunto il centro di Malvaglia Rongie, imbocco alla destra la stretta strada per la Val Malvaglia e la Val Pontirone. Dopo circa 5,2 km, in prossimità del segnavia Sant’Anna, posso parcheggiare su uno slargo alla destra. Il sentiero, ben demarcato e alquanto ripido, inizia 150 m più avanti, alla sinistra della strada.  

Parto sotto un cielo nuvoloso, in un castagneto caratterizzato da numerosi affioramenti di rocce. Sono alberi di castagno dalle forme bizzarre, in perfetta armonia con l’ambiente circostante dove ogni linea dolce è rigorosamente assente.

Sono attratto da splendidi cespi di vischio (Viscum album). I cespugli più belli si vedono, per ovvi motivi, sui rami più esposti, sull’orlo di precipizî. Pur essendo verde, provvisto di clorofilla, e quindi in grado di compiere la fotosintesi, il vischio non riesce ad assimilare l’azoto, motivo per il quale deve parassitare piante di latifoglie.

Alcuni sono a portata di mano, o meglio, a portata di bastoncino. Trattandosi di una pianta protetta mi limito ad osservarla: non vorrei essere invischiato in qualche spiacevole situazione…

Molte leggende e riti sono legati a questa epifita: una volta si faceva cadere il vischio dall’albero colpendolo con un bastone o con una freccia e si doveva afferrarne il cespo al volo prima che toccasse terra. Precauzioni, comunque le si giudichino, ispirate al simbolismo di questa pianta semiparassita e sempreverde. Guai però a raccoglierlo con le mani e soprattutto con la sinistra: si attirerebbe la malasorte.

Stando a un’altra consuetudine, se si passa in compagnia sotto un cespo di vischio, ci si deve baciare, e se una ragazza non riceve questo bacio rituale non si sposerà nell’anno successivo.

In mezz’ora di cammino pervengo a Chievürghia (1031 m), una baita attorno alla quale sono stati recentemente abbattuti dei faggi secolari: questioni di sicurezza e di panorama…

Al castagneto e alla faggeta segue il bosco di abeti rossi e di betulle.

A 1220 m di quota il sentiero raggiunge la dorsale che divide la Val Malvaglia dalla Val Pontirone e lo segue fino a 1300 m. Da questa quota si sviluppa sul versante destro della Val Pontirone, su pendii ripidissimi. Stefano Franscini, in “La  Svizzera Italiana” (1834), a pagina 654 scrive della Val Pontirone: “In tutto il suo territorio non vi è orma di piano né pianerottolo; e si pare che cadendo l’uomo non possa arrestarsi che nel fondo ad orridi burroni”.

“Quasi tutti gli abitanti aggiungono alle agrarie e pastorali fatiche, quella del condurre i legnami dai più elevati e scoscesi monti infino alla riva de’ fiumi per le così dette sovende o seguende, e vi acquistarono la rinomanza di non minor ingegno che ardimento”.

 

Dai 1300 m di quota mi occorrono poco più di 30 minuti per poter ammirare il monte Solgone (1403 m). L’agglomerato conta una ventina di baite di pietra o di legno e una chiesetta. L’ultima salitella, molto ripida, porta ad una fontana con acqua corrente. Ho il piacere di scambiare qualche parola con una signora, l’ultima rimasta al monte. Si sta preparando per la chiusura invernale; domani ritornerà definitivamente a valle, non prima di aver appeso alle baite le palline di semi e di grasso per gli uccellini.

Solgone si divide in due nuclei: quello inferiore, a 1403 m di quota e quello superiore a 1426 m. Un comodo sentiero di 155 m, poco più che pianeggiante, collega i due insediamenti, serviti anche da una teleferica per il materiale.

Dopo 1 h 40 min complessivi di cammino posso affermare Solgone (1426 m) geschafft!

Le belle case, in posizione incantevole, sono disabitate. Solo un branco di capre offre un segnale di vita. Osservo con attenzione tutte le baite, la teleferica per il materiale e il Pizzo Muncréch, fuori portata per oggi.

L’unico piccolo rammarico è legato alla cattiva luce, che non mi permette di scattare delle belle foto panoramiche.

Scorgo comunque, nell’ombra del fondovalle, il paesino di Pontirone, adagiato sul versante destro e contornato da prati sempre più invasi da cespugli e da piante pioniere.

Nella mia mente riecheggiano le frasi di Luigi Lavizzari, “Escursioni nel Cantone Ticino”, 1863, pagine 319-320: “Una elevata schiera di monti diretta da levante a ponente fa sì che il sole dalla metà d’ottobre fino ai venti di febbrajo incirca non animi più quelle case del benefico suo raggio” (20 agosto 1850).
 


Per la discesa, su consiglio dell’alpigiana di Solgone, utilizzo il sentiero che passa dalla Cappella Rovrign (1077 m). Il piccolo porticato della cappella invita ad un breve momento di riposo. Gli affreschi sono malridotti, come se avessero subito l’assalto di una torma di iconoclasti. Un tempo si onorava la Madonna con un mazzo di fiori di montagna. Perché allora si rispettava l’immagine religiosa e/o artistica con i fiori mentre oggi la si prende a sassate? È forse un progresso della civiltà? Provo sempre una stretta al cuore nel vedere accelerato dalle mani di irrispettosi il naturale processo di deperimento di queste cappelle che costituiscono pur sempre un bell’ornamento, caratteristico delle montagne ticinesi: meriterebbero sorte migliore.

Il sentiero mi conduce dapprima alla stazione di partenza della teleferica, e in ulteriori dieci minuti di cammino a Pontirone (867 m), che visito per la prima volta.

Bibliografia:

-        Stefano Franscini

“La Svizzera Italiana”, 1834, pagina 654.

-        Luigi Lavizzari

“Escursioni nel Canton Ticino”, 1863, pagine 319-320.

-        Gotthard End

“Biasca e Val Pontirone verso il 1920, 1922, traduzione di Giorgio Bellini, 1996.

-        Caterina Maggetti, Ottavio Lurati

“Biasca e Pontirone, gente, parlata, usanze”, 1975.

-        Chiara Brenna

“Ticino e Mesolcina”, 2003, pagine 218-221.

-        Silvano Calanca, Sanzio Ruspini, Stefano Vassere

“Biasca – Repertorio toponomastico ticinese”, 2004

-        Claudio Strozzi

“Varsgián… carnásc… äsèta”, 2006.
 

Camminata nella selvaggia Val Pontirone, fino al Monte Solgone. Per tutta l’escursione, durata oltre quattro ore, ho incontrato solo due persone, le ultime rimaste in valle prima che la barriera di Pontironetto venga definitivamente chiusa per il periodo invernale.
 

Tempo di salita: 1 h 35 m

Tempo totale: 4 h 15 min

Tempi parziali

Pontironetto (745 m) – Chievürghia (1031 m) – Solgone (1403 m): 1 h 35 min

Solgone (1426 m) Teleferica privata (826 m): 1 h

Teleferica privata (826 m) Pontirone (867 m): 10 min

Pontirone (867 m) – S. Anna (725 m): 45 min

Dislivello in salita: 686 m (andata) + 47 m (ritorno) = 733 m

Sviluppo complessivo: 8,7 km

Difficoltà: T3

Coordinate Solgone (1403 m): 720'572 / 139'049

Copertura della rete cellulare: Swisscom buona. 


Tourengänger: siso


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Kommentare (4)


Kommentar hinzufügen

Poncione hat gesagt:
Gesendet am 9. Dezember 2015 um 23:44
Bella la Val Pontirone, chiusa ma molto affascinante.
Ciao

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 10. Dezember 2015 um 12:38
Bella e selvaggia, a cominciare dalla stradina, in buona parte senza ripari...

gbal hat gesagt:
Gesendet am 10. Dezember 2015 um 19:21
Complimenti siso. Bella e interessante relazione come sempre.

siso hat gesagt: RE:
Gesendet am 10. Dezember 2015 um 20:58
Grazie Giulio,
la Val Pontirone mi ha molto interessato sia per il particolare dialetto, dovuto all'isolazione geografica, sia per l'asprezza del suo territorio.
Ciao,
siso


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