Un tentativo alla cresta Sud del Camusio: un giovedì di passione
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Ore 16: sono sotto la doccia. L’acqua calda scorre su di me e lascio che tolga via anche la stanchezza; ma il piacevole scroscio riesce a virare pian piano anche i miei pensieri negativi sulla giornata odierna e a dar loro una valenza ottimistica. Avevo fatto una serie di valutazioni sbagliate e diversi errori. Per cominciare mi ero prefisso un’obiettivo ambizioso, nato per caso: salire il monte Camusio, posto all’estremo vertice meridionale della Val Duragno, per la sua cresta Sud. Non si fa! Normalmente l’accesso convenzionale è quello per le sue creste NE o NW; non ho trovato relazioni sulla via che intendevo seguire ma solo indizi cartografici e satellitari che dipingevano la mia intenzione come persa in partenza. La pendenza era ancora peggiore di quella di settimana scorsa al Gazzirola ma quel che è peggio sentieri zero, vegetazione rigogliosa e rocce. Ma guai a lasciarsi seppellire dal pessimismo: quanto meno bisogna provarci. Altro grande errore: spaventato dalla stradina che conduce ai Monti di Mezzovico che mi sembra molto stretta, lascio l’auto in un comodo parcheggio a Mezzovico, chiedo info alla solita locale, gentilissima ma che come spesso accade conosce il mondo dal sedile della sua auto e non conosce i luoghi dove vive; mi arrangio da me e mi sciroppo 300m di dislivello e un’oretta in più del previsto. Comunque tagliando per sentiero la strada asfaltata che avrei potuto tranquillamente fare in auto giungo ai Monti di Mezzovico e subito mi dirigo verso la progettata via. E qui comincia il bello: sapevo di dover evitare il più possibile la vegetazione salendo piuttosto per le numerose pietraie o frane che si vedono anche sulla carta. Così faccio ma vi assicuro che non è agevole; la benedetta piccozza legata allo zaino non perde occasione per impigliarsi in tutti i numerosi rami che incontro. E’ curioso come piccozza, ramponi, cappello, guanti e giacca a vento siano come l’ombrello: se li lasci a casa è il momento che servono. Quando posso arrampico tra le pietre delle varie frane cercando di seguire gli incredibili tracciati creati dagli animali. Tutto mi dice che non è cosa da farsi ma insisto, tengo duro, evito le rocce che incontro salendo finchè una muraglia da scalare direttamente o da aggirare con lungo percorso da “marine” mi fa dire basta. Sono quasi a 1100m, so di avere davanti un cocuzzolo di 1248m ma per giungervi dovrei avere un bel machete e tanta forza ancora. Mi mancano ancora 550m ma fatti in quel modo sarebbero un suicidio. Mestamente torno giù e anche arrivare ai Monti di Mezzovico non è semplice ma alla fine sono lì. Che fare? Piuttosto contrariato penso alle alternative: potrei salire al Camusio per la via normale, dalla Val Duragno, ma l’ho già fatta e non ne ho voglia. Mi addentro allora per circa un’ora nella Val Cusello, per un percorso che avevo messo in conto, ben descritto dall’amico siso, ma al quale avevo preferito l’avventura del Camusio. Il sentiero è molto bello, un saliscendi con un lieve guadagno di quota e si svolge nel fresco del bosco tra ruscelli che precipitano dal versante SW del Camusio. A mezzogiorno arrivo ad una lingua di neve che nasconde il sentiero; decido di fermarmi lì. Mangio qualcosa, mi guardo intorno e poi inizio il ritorno. Il resto non è degno di nota particolare; mentre cammino rimugino su come si possa buttare un’occasione dalla finestra ma allo stesso tempo rifletto sulla pochezza dell’uomo solo di fronte alla natura. Un gruppo di uomini è in grado di disboscare o addirittura spianare montagne e l’hanno fatto in modo intensivo; ma quando una persona è sola, senza i mezzi con i quali abitualmente si sposta, fuori dai gusci dove vive o lavora, immerso in ambienti che ama ma che non “vive” allora è molto meno in grado di sopravvivere di quanto non lo facciano normalmente animali grandi e piccoli nel corso di tutta la loro esistenza. Abbiamo fame, sete, temiamo il freddo, il caldo, non abbiamo pellicce, non sappiamo procurarci cibo, acqua, orizzontarci né ritornare sui nostri passi……insomma abbiamo tutto da imparare dai nostri piccoli amici: gli animali.
Ore 17.15: entriamo all’Esselunga; cominciamo a girare per le corsie riempiendo il carrello di scatole e confezioni. C’è tutto ciò che ci occorre, a cui siamo abituati, che ci conforta perché ci fa sentire sicuri, protetti. Ecco ora sono nel mio ambiente; tutto artificiale, l’insieme delle conquiste dell’umanità è lì, sugli scaffali, pronto ad essere venduto, pronto ad essere acquistato. Ma inseguo ancora un pensiero…….ero lì in quel bosco, tra profumi, rumori d’acqua, cinguettìo d’uccelli; il bianco delle nevi, il verde dell’erba, l’azzurro del cielo……qual è il mio mondo?
Nota: Al tratto della breve salita sulle pendici del Camusio va applicato T6
Pillole….del calvario:
Dislivello 978 m
Lunghezza totale 10,7 km
Tempo totale 5h33’

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