Gran Paradiso (4061)
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Bella gita sociale organizzata con dedizione dal CAI Gallarate.
Siamo in 26 e arriveremo tutti in vetta.
Il Gran Paradiso, sul versante della Valsavaranche, si può tentare dal Rifugio Chabod oppure dal Rifugio Vittorio Emanuele. Questa seconda, la nostra scelta.
L'ascesa si può fare in giornata, ma è preferibile spezzarla in due giorni come abbiamo fatto noi.
Il primo giorno si lascia l'auto nell'ampio parcheggio subito dopo l'agglomerato di Pont Valsavaranche, si attraversa il torrente e ci si dirige verso Sud (segnavia), camminando su ampia sterrata che ha sostituito nell'uso la strada reale di caccia che sale parallela a poche decine di metri di distanza.
Si cammina pressochè in piano fino ad arrivare a un Rifugio Ristorante e si comincia dunque a salire con ampi tornanti una bella macchia di larici a cui sottostanno abbondanti cespugli di rododendri.
A quota 2150 circa si passa ai piedi di una suggestiva cascata e si lasciano gli ultimi larici. Da questo punto in avanti il sentiero lascia l'ombra del bosco per inoltrarsi tra la prateria alpina.
La vecchia mulattiera sale regolarmente lungo i ripidi fianchi della valle, poi il pendio si addolcisce, si esce dal solco vallivo e dai 2300 m comincia ad essere visibile la cima trapezoidale del Ciarforon che, mano a mano che ci si avvicina, diviene sempre più imponente. Dopo molti tornanti, tutti sotto il sole, la strada reale di caccia assume un andamento rettilineo e in breve giunge al rifugio.
Il secondo giorno, dopo una notte tutto sommato agevole in rifugio, la sveglia nel cuore della notte è d'obbligo.
Per noi è stata alle 2.00 con conseguente partenza alle 3.00 (difficile coordinare 26 esigenze fisiopsicologiche appena svegliate in modo innaturale).
Alla luce delle frontali si prende la direzione indicata dal segnavia presso il rifugio e si attraversano una zona scomoda disseminata di grossi massi, quindi un nevaio pianeggiante che adduce alla morena del ghiacciaio del Gran Paradiso che va risalita sul lato sinistro meno ripido seguendo i numerosi ometti che al buio potrebbero risultare fuorvianti.
Si giunge così al catino innevato che si risale su traccia evidente fino alla quota di 3000 m.
A questo punto occorre ramponarsi e legarsi per risalire il ripido pendio ghiacciato che, con pendenze ora significative, ora più abbordabili giunge alla schiena d'asino. Si supera quindi la parte superiore del ghiacciaio che potrebbe essere crepacciata (non oggi), costeggiando immense seraccate.
Si compie infine un ampio semicerchio e si giunge alla sella. Da lì, per rocce esposte sulla cresta (passaggi di II), si giunge alla Madonnina di Vetta che, purtroppo, non abbiamo potuto toccare causa il superaffollamento che avrebbe reso pericolosissima la progressione sulla cengetta rocciosa esposta, pertanto vietataci dai responsabili CAI.
1° giorno - Dal parcheggio di Pont al Rifugio Vittorio Emanuele: 770 m di dislivello, 5 km circa, 1h50min;
2° giorno - Dal rifugio Vittorio Emanuele alla vetta del Gran Paradiso:1330 m di dislivello, 7 km circa, 5 h;
Pausa in vetta: 30 min
Dalla vetta del Gran Paradiso al parcheggio, passando per il rifugio Vittorio Emanuele:12 km circa, 6 h.
Una alpinistica semplice ma di prim'ordine in ambiente di impressionante bellezza e varietà, in particolare si ha la fortuna, come è capitato a noi, di trovare meteo ottimo.
Siamo in 26 e arriveremo tutti in vetta.
Il Gran Paradiso, sul versante della Valsavaranche, si può tentare dal Rifugio Chabod oppure dal Rifugio Vittorio Emanuele. Questa seconda, la nostra scelta.
L'ascesa si può fare in giornata, ma è preferibile spezzarla in due giorni come abbiamo fatto noi.
Il primo giorno si lascia l'auto nell'ampio parcheggio subito dopo l'agglomerato di Pont Valsavaranche, si attraversa il torrente e ci si dirige verso Sud (segnavia), camminando su ampia sterrata che ha sostituito nell'uso la strada reale di caccia che sale parallela a poche decine di metri di distanza.
Si cammina pressochè in piano fino ad arrivare a un Rifugio Ristorante e si comincia dunque a salire con ampi tornanti una bella macchia di larici a cui sottostanno abbondanti cespugli di rododendri.
A quota 2150 circa si passa ai piedi di una suggestiva cascata e si lasciano gli ultimi larici. Da questo punto in avanti il sentiero lascia l'ombra del bosco per inoltrarsi tra la prateria alpina.
La vecchia mulattiera sale regolarmente lungo i ripidi fianchi della valle, poi il pendio si addolcisce, si esce dal solco vallivo e dai 2300 m comincia ad essere visibile la cima trapezoidale del Ciarforon che, mano a mano che ci si avvicina, diviene sempre più imponente. Dopo molti tornanti, tutti sotto il sole, la strada reale di caccia assume un andamento rettilineo e in breve giunge al rifugio.
Il secondo giorno, dopo una notte tutto sommato agevole in rifugio, la sveglia nel cuore della notte è d'obbligo.
Per noi è stata alle 2.00 con conseguente partenza alle 3.00 (difficile coordinare 26 esigenze fisiopsicologiche appena svegliate in modo innaturale).
Alla luce delle frontali si prende la direzione indicata dal segnavia presso il rifugio e si attraversano una zona scomoda disseminata di grossi massi, quindi un nevaio pianeggiante che adduce alla morena del ghiacciaio del Gran Paradiso che va risalita sul lato sinistro meno ripido seguendo i numerosi ometti che al buio potrebbero risultare fuorvianti.
Si giunge così al catino innevato che si risale su traccia evidente fino alla quota di 3000 m.
A questo punto occorre ramponarsi e legarsi per risalire il ripido pendio ghiacciato che, con pendenze ora significative, ora più abbordabili giunge alla schiena d'asino. Si supera quindi la parte superiore del ghiacciaio che potrebbe essere crepacciata (non oggi), costeggiando immense seraccate.
Si compie infine un ampio semicerchio e si giunge alla sella. Da lì, per rocce esposte sulla cresta (passaggi di II), si giunge alla Madonnina di Vetta che, purtroppo, non abbiamo potuto toccare causa il superaffollamento che avrebbe reso pericolosissima la progressione sulla cengetta rocciosa esposta, pertanto vietataci dai responsabili CAI.
1° giorno - Dal parcheggio di Pont al Rifugio Vittorio Emanuele: 770 m di dislivello, 5 km circa, 1h50min;
2° giorno - Dal rifugio Vittorio Emanuele alla vetta del Gran Paradiso:1330 m di dislivello, 7 km circa, 5 h;
Pausa in vetta: 30 min
Dalla vetta del Gran Paradiso al parcheggio, passando per il rifugio Vittorio Emanuele:12 km circa, 6 h.
Una alpinistica semplice ma di prim'ordine in ambiente di impressionante bellezza e varietà, in particolare si ha la fortuna, come è capitato a noi, di trovare meteo ottimo.
Tourengänger:
rochi
Communities: Hikr in italiano
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