Presepe Val Gerola
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Finalmente, con l'amico Francesco, si riesce a programmare una gita insieme.
Scelgo la Val Gerola per un ben preciso motivo: andare a far visita al Rifugio della Corte, gestito con passione, entusiasmo e competenza dalla mia ex alunna Elisa, con marito e due splendidi bambini.
Poichè siam tutto tranne che animali da rifugio, programmiamo un giro che ci consenta di esplorare un po' il territorio. Questa scelta è stata ben azzeccata perchè il cielo grigino ogni tanto visitato da fiocchi di neve, le numerose baite, i boschi incantati, hanno reso l'ambiente del tutto simile ad un Presepe naturale di raro fascino.
Dal parcheggio del campo sportivo di Sacco, in bassa valle, continuiamo sulla pista sino ad una chiesa ove giriamo a sinistra su sentiero evidente. Pendenza subito importante, bosco solitario e silenzioso ma non disabitato: le tracce dei cinghiali sono numerosissime e magari son là, dietro a un masso che ci spiano.
Facendo attenzione a piccoli bolli rossi a terra, in un'oretta giungiamo al rifugio che al momento ignoriamo vista la nostra prossima meta: la Motta di Olano.
Seguiamo la stradina e un segnavia, saliamo in breve ad un gruppo di baite chimato Le Tagliate, rare tracce di neve cominciano a ricoprire la via.
Proprio la neve cela qualche bivio importante e allora ci inventiamo una via nel bosco seguendo rare tracce ora di animali, ora dei loro cacciatori o fungiatt sinchè rintracciamo qualche segno e continuiamo a salire, su terreno molto ripido e faticoso. Al termine del pendio boschivo ci attende un traverso di per sè rilassante se non fosse per il ghiaccio presente ove il rischio di dolorosi capitomboli è elevato.
Usciamo infine in un pianoro tutto bianco e tutto splendido, circondato da abeti e sovrastato dal trittico Pizzo dei Galli, Rosetta e Pizzo di Olano.
Tralasciamo queste cime oggi per noi troppo distanti e risaliamo, ora con ciaspole, i pendii innevati alla nostra destra, giungendo alla Motta di Olano. Uno sguardo e via, la nostra attenzione è attirata da un facile cucuzzolo più in alto, il Pian di Sprisui, al quale arriviamo arrancando su un ultimo tratto molto ripido.
Qui, in assenza di panorama, ci godiamo l'intimità del vicino paesaggio circostante sin quando una nuvola si sposta consentendo la vista del Pizzo di Olano. Da questa visuale concordiamo che la suddetta vetta era forse raggiungibile; pace, metti via per l'estate!
Per la discesa seguiamo la larga cresta semi pianeggiante verso nord transitando per ambienti di rara bellezza, sino a discendere per una stradina visibile nonostante la neve. Velocizziamo il procedere con frequenti tagli sino al limitare del bosco, ove incontriamo un sentiero che in breve conduce alle Tagliate prima e al Rifugio della Corte poi.
Qui incontriamo Elisa che ci prepara un ottimo pranzo concluso con una meravigliosa grappa al Pino Mugo indigeno. La calda accoglienza, il cibo buono, l'ambiente tiepido ci chiederebbero di restar qui in eterno ma purtroppo è ora di scendere per la stessa via dell'andata su quella mulattiera che è ora molto scivolosa (altri capitomboli....) e che ci porta all'auto dopo sette ore di splendore.
I tempi comprendono una mezz'ora di pause ed escludono la sosta pranzo al Rifugio della Corte.
Sviluppo: circa 15 km; SE: circa 26 km.
Scelgo la Val Gerola per un ben preciso motivo: andare a far visita al Rifugio della Corte, gestito con passione, entusiasmo e competenza dalla mia ex alunna Elisa, con marito e due splendidi bambini.
Poichè siam tutto tranne che animali da rifugio, programmiamo un giro che ci consenta di esplorare un po' il territorio. Questa scelta è stata ben azzeccata perchè il cielo grigino ogni tanto visitato da fiocchi di neve, le numerose baite, i boschi incantati, hanno reso l'ambiente del tutto simile ad un Presepe naturale di raro fascino.
Dal parcheggio del campo sportivo di Sacco, in bassa valle, continuiamo sulla pista sino ad una chiesa ove giriamo a sinistra su sentiero evidente. Pendenza subito importante, bosco solitario e silenzioso ma non disabitato: le tracce dei cinghiali sono numerosissime e magari son là, dietro a un masso che ci spiano.
Facendo attenzione a piccoli bolli rossi a terra, in un'oretta giungiamo al rifugio che al momento ignoriamo vista la nostra prossima meta: la Motta di Olano.
Seguiamo la stradina e un segnavia, saliamo in breve ad un gruppo di baite chimato Le Tagliate, rare tracce di neve cominciano a ricoprire la via.
Proprio la neve cela qualche bivio importante e allora ci inventiamo una via nel bosco seguendo rare tracce ora di animali, ora dei loro cacciatori o fungiatt sinchè rintracciamo qualche segno e continuiamo a salire, su terreno molto ripido e faticoso. Al termine del pendio boschivo ci attende un traverso di per sè rilassante se non fosse per il ghiaccio presente ove il rischio di dolorosi capitomboli è elevato.
Usciamo infine in un pianoro tutto bianco e tutto splendido, circondato da abeti e sovrastato dal trittico Pizzo dei Galli, Rosetta e Pizzo di Olano.
Tralasciamo queste cime oggi per noi troppo distanti e risaliamo, ora con ciaspole, i pendii innevati alla nostra destra, giungendo alla Motta di Olano. Uno sguardo e via, la nostra attenzione è attirata da un facile cucuzzolo più in alto, il Pian di Sprisui, al quale arriviamo arrancando su un ultimo tratto molto ripido.
Qui, in assenza di panorama, ci godiamo l'intimità del vicino paesaggio circostante sin quando una nuvola si sposta consentendo la vista del Pizzo di Olano. Da questa visuale concordiamo che la suddetta vetta era forse raggiungibile; pace, metti via per l'estate!
Per la discesa seguiamo la larga cresta semi pianeggiante verso nord transitando per ambienti di rara bellezza, sino a discendere per una stradina visibile nonostante la neve. Velocizziamo il procedere con frequenti tagli sino al limitare del bosco, ove incontriamo un sentiero che in breve conduce alle Tagliate prima e al Rifugio della Corte poi.
Qui incontriamo Elisa che ci prepara un ottimo pranzo concluso con una meravigliosa grappa al Pino Mugo indigeno. La calda accoglienza, il cibo buono, l'ambiente tiepido ci chiederebbero di restar qui in eterno ma purtroppo è ora di scendere per la stessa via dell'andata su quella mulattiera che è ora molto scivolosa (altri capitomboli....) e che ci porta all'auto dopo sette ore di splendore.
I tempi comprendono una mezz'ora di pause ed escludono la sosta pranzo al Rifugio della Corte.
Sviluppo: circa 15 km; SE: circa 26 km.
Tourengänger:
rochi
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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