Roccolo di Pianspessa (1035 m) e Muggiasca (959 m)
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Passeggiata nella bellissima Valle di Muggio, eletta nel 2014 dalla Fondazione Svizzera per la tutela del paesaggio (SL-FP) “Paesaggio svizzero dell’anno”. Il riconoscimento è andato a favore del lavoro profuso e dei risultati ottenuti da parte del Museo Etnografico della Valle di Muggio (MEVM).
La meta principale dell’escursione odierna è il roccolo più bello del Mendrisiotto, un’antica struttura in calcare utilizzata fino al 1875 per l’uccellagione.
Inizio dell’escursione: ore 11:00
Fine dell’escursione: ore 15:55
Temperatura alla partenza: 15°C
Temperatura al rientro: 22°C
Pressione atmosferica, ore 12.00: 1013 hPa
Isoterma di 0°C, ore 12.00: 2800 m
Sorgere del sole: 7:34
Tramonto del sole: 18:48
È uno splendido sabato autunnale, con temperatura mite e assenza di vento: il richiamo della camminata settimanale è irresistibile. Dopo metà mattina passata nello studio mi decido a preparare lo zaino e a partire per la Valle di Muggio.
Parcheggio a Muggio, poco sotto la chiesa, fra decine di ciclisti che alla spicciolata raggiungono il villaggio che ha dato i natali ai celebri architetti neoclassici Simone e Gaetano Cantoni, nonché Pier Luigi e Luigi Fontana. Tra le opere di Simone Cantoni cito la bellissima Villa Olmo di Como.
I ciclisti, facenti parte dello stesso gruppo, animano piacevolmente la piazzuola davanti al ristorante. Si raccontano le avventure vissute durante la salita nella Valle di Muggio e aspettano pazientemente i ritardatari.
I segnavia indicano una ventina di itinerari diversi; scelgo quello per Pianspessa e Muggiasca. Alle ore undici mi incammino lungo una stradina asfaltata che scende verso il fiume Breggia (570 m), per poi risalire il versante destro fino alla prima suggestiva tappa: la chiesetta di San Giovanni Battista di Tur (658 m), consacrata nel 1616. Il campanile, eretto successivamente, risale all’anno 1745. Il toponimo ricorda che qui sorgeva pure una torre, con funzione di segnalazione e comunicazione, così come molte altre poste in zone di transito. Alcuni studiosi sostengono che a Cabbio, un chilometro più a sud, esistesse una castellanza a protezione dei comuni dell’alta valle. È probabile che la torre di Turro (Tur) facesse parte di questo sistema difensivo.
Dopo la sosta culturale proseguo lungo il sentiero boschivo, che passando dall’Alpe di Germania (891 m), in uno stato di abbandono, mi guida fino a Pianspessa (990 m). Anche in questo alpeggio le baite sono in cattivo stato, fatta eccezione per la bellissima nevèra, restaurata nel 1998 e aperta al pubblico. Non perdo l’occasione per fotografarla di nuovo, dopo averla già immortalata decenni fa. Il paesaggio qui è particolarmente attraente. È un pascolo adagiato su un ampio dosso dal quale si hanno delle splendide vedute su alcuni villaggi della Valle di Muggio, sulle cime che la cingono e sui boschi nella suggestiva veste autunnale. Il clou della gita è a pochi minuti di distanza: si tratta del Roccolo di Pianspessa (1035 m), molto probabilmente il più bello del Mendrisiotto. Il casello di questo roccolo è costituito da un edificio a torre in muratura di circa 11 m di altezza, circondato da maestosi aceri. La facciata settentrionale è bombata, ciò che consentiva al cacciatore una visuale migliore sul boschetto e sul movimento degli uccelli.

Magnifico Mendrisiotto!
All’ultimo piano, il casello presenta oltre a feritoie e spioncini una grande apertura rettangolare orientata verso il roccolo, dalla quale l’uccellatore spiava e al momento opportuno, emettendo un verso acuto da uccello rapace, lanciava uno spauracchio per spaventare quelli di passo che si precipitavano in basso insaccandosi miseramente nelle reti tese tra gli alberi.
Nel Canton Ticino la caccia con l’uso del roccolo fu proibita a partire dal 1875.
Continuo la camminata risalendo il pascolo fino a raggiungere la strada asfaltata che collega l’Alpe di Mendrisio (1150 m), alla Cascina d’Armirone (1152 m), all’Alpe di Castello (1048 m) e a Muggiasca (951 m).
Alle 14, dopo 2 h e 30 min di cammino, pervengo all’alpeggio Muggiasca, una frazione del Comune di Breggia, adagiata sul versante sinistro della Valle dei Pascoli.
In prossimità dei rustici noto che il pascolo è terrazzato. Evidentemente qui si coltivavano segale, orzo, patate, verze, broccoli, cipolle, lino, canapa, …: il prato non necessita infatti di terrazzamenti. Fra le dieci abitazioni una è particolarmente voluminosa: si presenta con ben tre piani; mi sembra una rarità per gli alpeggi. Le porte sono aperte; dalle baite escono voci nel nostro dialetto, voci di un telegiornale, rumori di stoviglie: c’è ancora vita!
Nella parte bassa dell’insediamento vedo un segnavia. Dovrei seguirlo… già, ma mi rendo conto che intrappolati come siamo da un sacco di automatismi, verrebbe a mancare quel pizzico di pepe, che renderebbe meno scontata, meno banale l’escursione. Esco quindi dagli schemi alla ricerca di un po’ d’avventura. Seguo una pista di pecore, che si inoltra nel bosco vicino al Riale Pascoli. Dopo un quarto d’ora di peregrinaggio selvaggio sbuco nella parte bassa dell’Alpe di Castello. In pratica è una radura con un’alta recinzione elettrificata, destinata presumibilmente ai cavalli.
In breve ritrovo la “strada maestra”, che seguo per tutta la discesa fino a Muggio.
Trovo interessante la descrizione che il naturalista di Mendrisio Luigi Lavizzari fece della Valle di Muggio nella pubblicazione del 1859 “Escursioni nel Canton Ticino”, Tipografia Veladini e Comp., pagina 62.
“Solerti e svegli sono gli abitanti e certa quale agiatezza traspare ne’ loro villaggi. Non pochi soggiornano in Francia e altri paesi, come venditori di stampe e musica.
L’inverno non vi è molto rigido; sconosciute chiamar si possono le vallanghe. Ricorderemo però che la neve caduta nel 7 dicembre 1844, e ne’ successivi tre giorni, diede luogo ad alcune vallanghe ne’ vortici delle quali perirono due uomini di Bruzella e due di Scudellate. In quella congiuntura l’altezza della neve sulla pianura di Mendrisio misurava poco meno d’un metro”.

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