Il Moncucco...e il cimitero segreto dei Piudalìt
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Moncucco è un toponimo diffuso che indica una sommità tondeggiante. In questo caso si tratta del Moncucco di Cuzzago, ridente (è veramente il caso di dirlo...) paesino della bassa Ossola, punto di partenza di numerose escursioni, sempre in ambienti molto selvaggi e panoramici. Piudalìt è invece il nome del versante Ovest del Moncucco e quello di una balma, ben mimetizzata tra le rocce poco sotto la cresta e non segnalata in alcun modo, dove si trova una lapide che commemora 15 fascisti fucilati, forse un caso unico nell'Ossola partigiana, testimonianza della tragica follia di tutte le guerre.
Divido la descrizione di questo bellissimo giro in tre parti:
Dal pianoro a 930 m una traccia traversa a sinistra, alta sul versante del Rio del Teu, e arriva ad un altro pianoro (IGM 1006 m). In quest'occasione, anziché superare il salto successivo arrampicandomi sulle rocce sulla sinistra come la volta scorsa, ho seguito una traccia sulla destra che entra in una fastidiosa boscaglia, dove si trovano anche alcuni tagli. Quando si esce nuovamente su terreno aperto la traccia si perde nell'erba alta. Sono quindi risalito direttamente fino al colmo della dorsale soprastante (circa 1140 m). Da qui si segue la facile dorsale e si raggiunge il primo rudere di Pianezza (Piazzeda IGM 1298 m; 2 ore da Sciarina; 2:40 tot).
Il ritorno
Percorro il sentiero verso sinistra e in breve sono alla provvidenziale sorgente di Pianezza, dove faccio scorta di acqua. Ridiscendo quindi a Cuzzago ripercorrendo la dorsale della Cola Teu (2 ore da Pianezza a Sciarina; poi altri 30' da Sciarina a Cuzzago).
Divido la descrizione di questo bellissimo giro in tre parti:
- Lo scavalcamento del Moncucco, ovvero la salita alla cima del Moncucco partendo da Cuzzago lungo la dorsale sud (Cola Teu) e la discesa lungo la dorsale NO fino alla Colma di Premosello;
- L'attraversamento della zona dei Piudalìt dalla Colma di Premosello alla Colma del Teu 1714 m (...chiamo così la sella a O della cima senza nome quotata 1827 m)
- La discesa della parte alta del vallone del Rio del Teu, dove mi sono imbattuto in una balma che non mi risulta sia mai stata documentata prima di questa relazione, fino ad incrociare il sentiero Pianezza - La Piana (a circa 1250 m)
Lo scavalcamento del Moncucco
Lasciata la macchina a Cuzzago, raggiungo Sciarina (40'). Vale in linea di massima quanto già raccontato nella precedente relazione in cui ho parlato della Cola Teu. La differenza, non di poco conto, è che in quell'occasione le condizioni erano ancora invernali e la progressione, di conseguenza, era risultata molto più agevole. Si sale a sx della baita e si entra nel bosco seguendo inizialmente il tubo dell'acqua. Ben presto appare, seminascosto dalla vegetazione, un muretto sulla destra. Qui si abbandonano i sentieri (uno va a dx e uno a sx ma nessuno dei due è quello che fa al caso nostro...) e si sale nel bosco (che è pieno di felci, rovi, erba alta e piante cadute) alla ricerca degli ometti che guidano nell'unico tratto in cui...c'è un sentiero (con tanto di muri di sostegno), che consente di superare senza difficoltà il primo salto roccioso della Cola Teu. Se non si trovano gli ometti, ci si ritrova ad arrampicare su roccia poco solida in mezzo ai rovi...
Dopo il tratto roccioso ci si trova su un'ampia dorsale poco ripida, dove si cammina in una giungla di felci. Si arriva così su un pianoro (IGM 785 m) dove si trova un avvallamento che in questa stagione ospita un piccolo stagno. Oltre il pianoro c'è un salto di roccia, che ho superato salendo sulle rocce sulla sinistra e percorrendo poi la cresta fino ad un altro pianoro a 930 m circa. La volta precedente avevo seguito la traccia (oggi non visibile) che aggira le rocce attraversando il felceto sulla destra. Passerò di lì al ritorno, pentendomi...
Dopo il tratto roccioso ci si trova su un'ampia dorsale poco ripida, dove si cammina in una giungla di felci. Si arriva così su un pianoro (IGM 785 m) dove si trova un avvallamento che in questa stagione ospita un piccolo stagno. Oltre il pianoro c'è un salto di roccia, che ho superato salendo sulle rocce sulla sinistra e percorrendo poi la cresta fino ad un altro pianoro a 930 m circa. La volta precedente avevo seguito la traccia (oggi non visibile) che aggira le rocce attraversando il felceto sulla destra. Passerò di lì al ritorno, pentendomi...
Dal pianoro a 930 m una traccia traversa a sinistra, alta sul versante del Rio del Teu, e arriva ad un altro pianoro (IGM 1006 m). In quest'occasione, anziché superare il salto successivo arrampicandomi sulle rocce sulla sinistra come la volta scorsa, ho seguito una traccia sulla destra che entra in una fastidiosa boscaglia, dove si trovano anche alcuni tagli. Quando si esce nuovamente su terreno aperto la traccia si perde nell'erba alta. Sono quindi risalito direttamente fino al colmo della dorsale soprastante (circa 1140 m). Da qui si segue la facile dorsale e si raggiunge il primo rudere di Pianezza (Piazzeda IGM 1298 m; 2 ore da Sciarina; 2:40 tot).
Da Pianezza si sale senza percorso obbligato fino alla cima che domina il versante, quota 1827 m (1:10 da Pianezza; 3:50 tot), stranamente senza nome sulle carte consultate, pur essendo una cima ben distinta da quella del Moncucco (tra l'altro, vista da Cuzzago - per una questione di prospettiva - la cime senza nome sembra anche più alta del Moncucco stesso...)
Dalla cima senza nome ci si abbassa sul versante opposto (N) di circa 60 metri fino ad una sella affacciata sul selvaggio Vallone dei Mulini, e si percorre la facile dorsale fino alla base della cima S del Moncucco, il cui pendio roccioso terminale si aggira sulla dx (1972 m; 40'; 4:30 tot). La cima S del Moncucco è separata dalla cima N da un salto di una ventina di metri, che si supera ripercorrendo in discesa gli ultimi passaggi fatti (pochi metri) e traversando sul versante del Vallone dei Mulini alla base delle rocce. Questo è l'unico passaggio obbligato del percorso e - non a caso - dove il traverso cambia versante si trova un ometto (l'unico da Pianezza in poi). In breve si arriva alla cima Nord (1970 m; meno di 10' dalla cima S). Dalla cima Nord un sentierino scende lungo la cresta NO verso la Colma di Premosello, che si raggiunge senza difficoltà particolari (circa 25' dalla Cima N).
Il percorso nel suo insieme è molto bello e presenta vedute panoramiche veramente spettacolari sull'Ossola, i laghi, il Vallone dei Mulini e, nella parte finale, sull'Alta Valgrande.
Tempo: 5:30 al lordo di qualche breve sosta
Dalla cima senza nome ci si abbassa sul versante opposto (N) di circa 60 metri fino ad una sella affacciata sul selvaggio Vallone dei Mulini, e si percorre la facile dorsale fino alla base della cima S del Moncucco, il cui pendio roccioso terminale si aggira sulla dx (1972 m; 40'; 4:30 tot). La cima S del Moncucco è separata dalla cima N da un salto di una ventina di metri, che si supera ripercorrendo in discesa gli ultimi passaggi fatti (pochi metri) e traversando sul versante del Vallone dei Mulini alla base delle rocce. Questo è l'unico passaggio obbligato del percorso e - non a caso - dove il traverso cambia versante si trova un ometto (l'unico da Pianezza in poi). In breve si arriva alla cima Nord (1970 m; meno di 10' dalla cima S). Dalla cima Nord un sentierino scende lungo la cresta NO verso la Colma di Premosello, che si raggiunge senza difficoltà particolari (circa 25' dalla Cima N).
Il percorso nel suo insieme è molto bello e presenta vedute panoramiche veramente spettacolari sull'Ossola, i laghi, il Vallone dei Mulini e, nella parte finale, sull'Alta Valgrande.
Tempo: 5:30 al lordo di qualche breve sosta
Piudalìt
Dalla Colma scendo verso Premosello lungo il sentiero, per abbandonarlo subito dopo, in corrispondenza ad un tornante intorno ai 1630 m di quota, dove noto una traccia che si stacca verso sx. Subito mi trovo in mezzo all'intrico dei rododendri. Non desisto: qua e là si notano delle traccie dove il passaggio degli animali ha diradato leggermente la vegetazione e proseguo, tenendo come riferimento la cima senza nome 1827 m. Ad un certo punto mi affaccio su un canale che si origina tra le due cime del Moncucco. La traccia che sto seguendo prosegue sul lato opposto, ma dopo avere perso ulteriormente quota. Sempre sul lato opposto del canale, circa 200 metri più in alto, a dx della verticale della cima S, poco sotto la cresta, noto una grotta con al suo interno una forma rigida, che da' l'idea di qualcosa di costruito: potrebbe proprio essere la balma con la lapide... Abbandonata ogni traccia, risalgo la ripida dorsale sulla dx orografica del canale, fino ad attraversarlo in corrispondenza ad un masso triangolare di roccia rossastra posto in mezzo al greto, all'incirca alla stessa quota della balma, che raggiungo con un traverso sull'erba (1793 m; circa 45' dalla Colma di Premosello). Leggo i nomi e le date sulla lapide: i fascisti fucilati erano per lo più ragazzi di 19 e 20 anni, solo uno, il più vecchio, ne aveva 27. E non c'è nulla che aiuti a trovare questo posto sperduto: non un ometto, non un segno di vernice sbiadito...
Riprendo il cammino e in breve sono sulla cresta a sud del Moncucco, a 1838 m. Ripercorro brevemente il tratto fatto all'andata ma, anziché risalire alla cima senza nome, traverso a dx seguendo una traccia di animali fino a quella che chiamo la Colma del Teu, il colletto erboso a O della cima senza nome, posto sopra la testata del vallone del Rio del Teu (1714 m secondo la "nuova " IGM; meno di 25' dai Piudalìt).
Tempo: 1:15 lorde
Tempo: 1:15 lorde
Nel vallone del Rio del Teu...
Inizio a scendere nel canale, che nella parte alta è un pendio erboso molto ampio e non particolarmente ripido delimitato sulla dx in modo molto netto da una parete verticale. Dopo pochi minuti noto sulla dx, alla base della parete, un'interessante balma che non mi aspettavo di trovare (1636 m), trogloditico riparo in posizione molto panoramica. A sinistra ci sono altre due grotte, che vado a vedere, ma lì non trovo resti di attività umane. Ci sono però dei sassi ammonticchiati nell'erba vicino alla base della parete sulla verticale delle grotte, forse quello che rimane di un muretto di sostegno del sentiero... Proseguo la discesa fino alla zona delle sorgenti del Rio del Teu. Da qui in avanti il percorso diventa più scomodo e ripido. Ad ogni modo il fondo del canale è tutto percorribile poggiando a dx, pur in modo non agevole. Dopo una serie di calate tra i massi del torrente (senza corda: ci si aiuta con i rami delle piante), arrivo sul sentiero che collega Pianezza all'Alpe La Piana, a circa 1250 m. Il sentiero non è segnalato e potrebbe essere poco evidente. Per non sbagliare, basta sapere che l'intersezione è alla fine del tratto incassato del vallone (il sentiero traversa in piano sia verso destra che verso sinistra).
Tempo: circa 1 ora
Tempo: circa 1 ora
Il ritorno
Percorro il sentiero verso sinistra e in breve sono alla provvidenziale sorgente di Pianezza, dove faccio scorta di acqua. Ridiscendo quindi a Cuzzago ripercorrendo la dorsale della Cola Teu (2 ore da Pianezza a Sciarina; poi altri 30' da Sciarina a Cuzzago).
Avvertenze
Il percorso descritto non presenta difficoltà tecniche vere e proprie (al massimo ho superato
qualche passaggio di II grado ma in realtà sono quasi tutti evitabili con qualche aggiramento) ma è molto faticoso, non solo per il dislivello e lo sviluppo, ma perché si svolge quasi sempre su terreno totalmente inselvatichito e privo di traccia. Soprattutto nel tratto da Sciarina a Pianezza ci si muove tra felci e erba alta che impediscono di vedere dove si appoggia il piede e costringono a rallentare il ritmo, in modo da ridurre le conseguenze di eventuali inciampi nascosti (che non sono pochi). Questo effetto è evidente soprattutto in discesa, quando si è tentati di allungare il passo...
Il percorso descritto non presenta difficoltà tecniche vere e proprie (al massimo ho superato
qualche passaggio di II grado ma in realtà sono quasi tutti evitabili con qualche aggiramento) ma è molto faticoso, non solo per il dislivello e lo sviluppo, ma perché si svolge quasi sempre su terreno totalmente inselvatichito e privo di traccia. Soprattutto nel tratto da Sciarina a Pianezza ci si muove tra felci e erba alta che impediscono di vedere dove si appoggia il piede e costringono a rallentare il ritmo, in modo da ridurre le conseguenze di eventuali inciampi nascosti (che non sono pochi). Questo effetto è evidente soprattutto in discesa, quando si è tentati di allungare il passo...
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