Come farsi regalare un Anello in 10 mosse!
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
(♫ Preambolo: per chi volesse anche una colonna sonora ♪)
Tanuki

Come farsi regalare un Anello in dieci, semplici mosse:
1- Avere ben chiaro che quando un escursionista ti parla di “anello”, difficilmente intenderà un Trilogy o un solitario da 18 carati;
2- Capire che, molto probabilmente, l’escursionista in questione non intenderà nemmeno un anello vibrante o contraccettivo… e men che meno qualcosa che riguardi Jury Chechi;
3- Insospettirsi quando, al momento della “proposta”, l’interessato NON si mette in ginocchio per infilarti l’anello al dito, ma ti invia una mail dove l’Anello (di Erve) è un file pdf allegato;
4- NON dare per scontato che Erve sia la versione orobica di Tiffany;
5- Consultare Wikipedia, Hikr e il CERN per escludere una volta per tutte che l’Anello di Erve sia un mollusco oceanico o il capolavoro incompiuto di Tolkien;
6- Non dire “Dai, che figata!” senza aver completato il punto 5;
7- Nel momento in cui ti rendi conto che in paese non c’è rete Wind, non prende il 3G, non prende H e non prende il wi-fi… respirare profondamente prima che arrivi l’attacco di panico;
8- Ringraziare la signora del bar La Tour che, vedendoti sull’orlo di una crisi, ti conforta con una brioche al cioccolato e ti fa usare il suo telefono;
9- Ricordarsi la “Regola delle 3S” del perfetto escursionista principiante: SaliMinerali-Speteguelss-Selfie (fondamentali per combattere la fatica e per rendere ancora più piacevole la gita);
10- Non rivelare mai a nessuno il segreto dopante di

E’ garantito: rispettando rigorosamente questo elenco puntato, l’Anello di Erve sarà vostro!
E in omaggio avrete due litri di acido lattico “parzialmente stremato” , due giorni di terribili crampi ai quadricipiti - che scateneranno ogni tipo di commento da parte delle amiche - e un diploma di “Apprendista Hiker di primo livello” da inserire con orgoglio nel vostro curriculum vitae!
Ma andiamo con ordine.
Tutto è iniziato quando Giulio (forse per appurare che io non fossi una spia inviata da vieferrate.kgb o, più semplicemente, mosso a compassione dalle gite sgangherate della sottoscritta) mi ha proposto un’escursione alternativa che, per una volta, mettesse alla prova le mie gambe e non solo le mie doti narrative:
Pronto Sigo, allora preferisci una camminata tranquilla o ti piacerebbe provare una ferrata?
Oddio, non lo so! Certo che mi piacerebbe tentare una ferrata (e mi piacerebbe anche suonare il pianoforte, pronunciare correttamente le vocali e infiammare San Siro come Vasco), ma non ne ho mai fatte!
Ma questa è facile!
Davvero???
Certo! Sono solo 6 ore di camminata! Ah, portati il caschetto per i sassi, mi raccomando!
Ah beh, se sono solo sei or… SEI ORE??????? Ma io non riesco neanche a dormire per sei ore consecutive, figuriamoci camminare schivando pietroni che cadono dall’alto!
Dai che ce la fai!
Ok, ci penso. Magari entro l’anno prossimo riesco a prepararmi psicologicamente…
Si parte giovedì!
Eh?
Ci troviamo ad Erve alle otto e mezza e poi si sale. Hai domande?
Solo una, ma importantissima!
Dimmi tutto!
Come mi vesto???????
…eh?
Cioè, se metto i pantaloncini è meglio che siano pinocchietti o shorts?
…eh?
E’ meglio il deodorante spray o quello classico?
…mha, forse…
Quante felpe devo portare?
Tu…Tu…Tuuuu…
Giulio! Pronto, Giulio! Ci sei?
L’utente desiderato si è accorto di aver fatto una grandissima cazzata, e sta seriamente valutando l’idea di darsi malato…
…sì, anche io avrei scelto quello spray!
Dopo una lunga serie di mail e messaggi pieni di rassicuranti dati oggettivi (quelli di Giulio) e di menate pazzesche (i miei), finalmente sorge il sole sul fatidico D-Day…
…dove la D sta per Dove-Caxxo-Parte-Il-Sentiero?! (N.d.Giulio: Sigo, sostituisci subito le ZZ con le XX!)
In effetti, nonostante Giulio avesse in dotazione tutta la strumentazione della NASA supportata da uno zaino degno di Babbo Natale, abbiamo faticato un bel po’ prima di trovare l’inizio della via per il Magnodeno (N.d.A: per “abbiamo faticato un bel po’” si intenda “ci siamo persi”).
Se fosse stato un film (e se io avessi il trucco perfetto e l’ascella non-pezzata della protagonista femminile) il titolo della prima parte della camminata sarebbe stato di sicuro “Alla Ricerca della Traccia Viola perduta”…
Perché? Per il semplice fatto che, mentre ci inerpicavamo lungo un sentiero secondario e poco battuto all’interno del bosco (N.d.A: per “secondario e poco battuto” intendi “ortiche”), il malefico GPS continuava a mostrarci, proprio ad un soffio da noi, il colore lilla del percorso ufficiale… che però abbiamo incrociato solo all’uscita di quella sauna verde!
Per farvi capire quanto ho faticato, vi basti sapere che sulla mia schiena era stampata una chiazza di sudore da fare invidia alla Sindone…
Immaginatevi poi il mio shock nello scoprire che quello impresso sulla mia canottiera non era il volto di Gesù… ma quello di Giuseppe Brenna!
“Zitta e cammina, Sigo! Altrimenti dico a Giulio di lasciarti qua senza pinzetta per le sopracciglia!” ha tuonato il Beppe Valtur mentre mi levavo quel sacro cimelio e lo sostituivo con qualcosa che non puzzasse di gnu decomposto.
Naturalmente non ho seguito il consiglio e, insieme a Giulio, ho continuato a chiacchierare del più e del meno (e anche del per e del diviso, e della radice quadrata e della potenza) fino all’arrivo della via ferrata sulla Cresta della Giumenta.
Lì, naturalmente, non ho potuto che ingoiare i commenti scemi e utilizzare in modo più saggio (N.d.A: per “più saggio” intenti “da non lasciare brandelli di pelle sulla roccia”) l’energia che altrimenti avrei speso in cazzate.
Proprio a quel punto, dopo l’apparizione del Brenna sulla mia canottiera, si è verificato il secondo miracolo della giornata…
Niente cespugli infuocati e niente moltiplicazione dei pani e dei cubetti di grana, tranquilli.
Qualcosa di molto, molto meglio: mi sono divertita!
Proprio così!
Grazie ai consigli di Giulio su come salire (N.d.A: per “come salire” intendi “come non cadergli addosso”) e che percorso prendere, ho messo in stand-by una parte del cervello e dato carta bianca all’istinto, imponendomi di lasciar fare alle mie braccia, alle mie gambe e ai miei occhi.
Non saprei come spiegarlo in altro modo, ma mi sono goduta ogni appiglio scovato e ogni metro guadagnato!
Probabilmente Giulio ha pensato che mi fossi rincoglionita, visto che un “Ma dai! Che storia!” o uno “Strabello!!!” pronunciati all’uscita di un…ehm… caminetto?... forse non erano i commenti più indicati!
Ma il fantastico

La cosa più appagante, però, è stata la sensazione di orgoglio nel rendermi conto di tutto il percorso completato.
Quando Giulio (soddisfatto come un maestro che riesce a far promuovere la sua alunna) mi ha mostrato la Cresta e, di fronte al mio sguardo interrogativo, mi ha chiarito “Noi siamo partiti da là”… non solo non sono svenuta, ma ho formulato una frase che, per il suo spessore umano e culturale, resterà per sempre impressa sulla Cima del Fo:
“Noooo. Cioè, ma l’abbiamo fatta davvero! Spettacolo!”
Ricordatevi queste parole, cari hikers, perché a breve le vedrete scolpite all’esterno del Rifugio Tanuki che sto costruendo nel mio giardino a ricordo imperituro di questa esperienza mistica (zzi)!
Diciamo che il resto dell’Anello è stato molto più tranquillo; e voglio segnalare solo qualche dato di sicuro interesse comune:
- Alla Capanna Ghislandi c’è uno specchio!
- Alla Capanna Ghislandi prende la Wind!
- Io amo la Capanna Ghislandi!
- Avendo fatto la pipì in tutti i rifugi toccati, voto come migliore quello della Capanna Alpinisti Monzesi.
Dopo aver ringraziato gli sponsor, ovvero la RedBull, i trafficanti colombiani di cocaina e i produttori di tavolette di cioccolato della Coop… non posso che dedicare un pensiero alla mia guida di questa incredibile giornata, ovvero il WikiGiulio di Varese:
Avete presente quelle certezze su cui fondiamo la nostra esistenza?
- il sole è giallo;
- il cielo è blu;
- il nero sfina;
- i banner di Hikr mostrano solo ventenni bionde che vogliono conoscermi;
- Endomondo ti segnala ad altissima voce che hai percorso ONE KILOMETRE IN TEN MINUTES solo quando incroci un corridore figo e stai fingendo di aver già percorso una mezza maratona.
Ecco.
Spesso accade che una di queste certezze crolli e allora, per andare avanti, bisogna colmare il vuoto lasciato con le nuove verità che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.
E quindi?
Quindi una delle certezze granitiche della mia vita era che non avrei MAI E POI MAI potuto fare qualcosa di simile all’Anello di Erve.
Ma Giulio ha compiuto un miracolo (o ha creato un mostro; ai posteri l’ardua sentenza)…
Giulio ha fatto in modo che l’asticella dei miei limiti, del mio coraggio e della mia autostima si spostasse un po’ più in avanti. Un bel po’ in avanti!
Beh, in ogni caso credo sia meglio non spostarla troppo in là…
…altrimenti mi tocca scarpinare altre sei ore per andare a recuperarla!
Giulio gbal dice: ….che ora che
tanuki vi ha rallegrati con la sua narrazione divertente vi tocca sorbirvi la parte più tecnica e pallosa.
“Quali colombe dal disio chiamate…” recita la Divina Commedia ma senza scomodare il sommo poeta devo dire che per combinare questa gita ci siamo fatti un bel mazzo. Il disio qui non si riferisce ai sentimenti che Dante attribuisce a Paolo e Francesca ma al più terrestre desiderio di fare una uscita assieme con obiettivo: “Vetta”. Niente di più facile si potrebbe pensare ma invece la distanza ci fa individuare un ristretto numero di possibilità. Secondo filtro che timidamente oso porre è quello di…..”ma non vorresti provare una ferratina?” Sorprendentemente ottengo: “mai provate ma…. perché no?”. Caspita, ma allora la cosa diventa ancora più bella! Così propongo a tanuki/Sigo Zago cui d’ora in avanti mi riferirò come SZ di fare assieme a me la Cresta della Giumenta, sentiero attrezzato che dalla vetta del Monte Magnodeno porta al Passo del Fò. Niente di difficile per chi è avvezzo ma per un esordiente? Questo pensiero e la responsabilità di condurre una giovane fanciulla nel pericolo mi fa riempire lo zaino di una mezza corda, imbrago e kit da ferrata per lei e poi, l’atteso incontro ad Erve, paesino dove lasciamo le auto al termine di una strada scavata nella forra del Torrente Gallavesa che fa paura percorrere. Un buon caffè dalla gentile signora del bar locale e si parte. Imbocchiamo la via Costalottiere e al suo termine SZ, occhio di lince, individua l’inizio del sentiero che si rivela subito ripido ma soprattutto viscido e scivoloso il che sarà la costante della giornata assieme ad una dantesca fumosità dovuta ad una nuvolaglia che solo raramente si squarcia. Per ben apparire, fin da subito sbaglio sentiero al primo bivio e poco dopo un signore con bellissimo cagnolino ci informa dell’errore ma ci dice che si può salire al Magnodeno anche di lì e che è solo più lunga. Breve conciliabolo e decidiamo di proseguire. Purtroppo degli altri tizi che sistemano il sentiero ci avvisano del fatto che nel bosco ci sarà da soffrire per il caldo afoso e così è. Facciamo una gran fatica, non solo fisica ma anche per trovare la traccia nel bosco di questa variante. D’altra parte è noto che “chi va con lo zoppo impara a zoppicare” e SZ doveva aspettarsi che venendo con me ci saremmo cacciati nel “wild”. Ma non si lamenta per nulla, anzi i suoi timori di non essere abituata a camminare a lungo e di non farcela si diradano man mano che saliamo contrariamente alla foschia che invece aumenta. Un bel carattere questa simpatica SZ, non c’è che dire! Come dice il Vate alla fine “uscimmo a riveder le stelle” …. non esattamente ma è solo per far vedere che ho studiato no? Intercettiamo il sentiero bello che avremmo dovuto seguire e poco dopo siamo in vetta al Monte Forcellino e dopo pochi minuti SZ individua la Capanna Magnodeno e la Croce di vetta. Fradici di sudore, dopo una breve ricognizione fatta strabuzzando gli occhi all’impossibile per discernere qualcosa, ci cambiamo d’abito mentre si avvicina una signora con cagnolino che ci saluta e ci chiede dove stiamo andando. La osservo da lontano e poi le chiedo: “Ma tu sei Silvia?”. “Certamente” risponde la mitica
heliS che è in compagnia della sua Kyra, bellissima e simpatica cagnetta. Presentazioni di rito…ah ma sai chi è heliS, ma dove stai andando tu, ecc. ecc. Facciamo assieme a loro due un pezzo di sentiero e poi ci separiamo. In quella alzo gli occhi, tocco sulla spalla SZ e le dico: “Guarda lì!” Si staglia dinanzi a noi la bellissima Cresta della Giumenta vista di profilo nella sua interezza.
Lei dopo un “Oooooh” di ammirazione e, forse, di preoccupazione scalpita per il desiderio di provarci subito e in breve siamo alle prime rocce. Mi rendo conto di esserle sembrato petulante quando, ogni volta che si alzava il livello di difficoltà le chiedevo:” Vuoi imbragarti?”. Macché! SZ passa a condurre ed io col mio inutile peso sulle spalle la guardo innalzarsi e gioisco dei suoi cinguettii “Che bello”, “Come mi piace!” che emette ad ogni piccola vittoria, ad ogni sperone o caminetto superato. Durante la salita il rompipalle che è in me si affretta a irrorarla di consigli tipo “Se arrampichi è meglio”, “Abbi sempre tre arti in appoggio”, “Ok però stai attenta”! Vedo che dopo poco anche lei si innamora di prese e appoggi e abbandona la catena. Non ci pensiamo nemmeno a fare i bypass che consentono di evitare le difficoltà maggiori e facciamo la cresta integrale compresa la finale Cima del Fò dove SZ felice si mette a fotografare a più non posso. Poi la discesa e la sosta al Passo del Fò dove incontriamo nuovamente heliS e consumiamo il nostro spuntino chiacchierando di tutto inclusa la Ferrata del Centenario che ci sovrasta e che chissà…. Ma in realtà abbiamo parlato tutto il tempo; con SZ è piacevolissimo conversare e gli argomenti sono tanti e interessanti quanto lo sono le sue attività. Poi imbocchiamo il sentiero di discesa ad Erve, quello impegnativo tanto per non farci mancare nulla, soprattutto le pietre viscide; bellissimo l’attraversamento della Gallavesa con abluzione ristoratrice e in poco tempo siamo al parcheggio con sosta finale in un secondo bar prima del commiato che rattrista un po’ ma…. come tutti sappiamo le cose belle hanno una fine.
Grazie tanuki mi hai offerto una bellissima giornata e soprattutto mi hai dato tanta soddisfazione.
(♫ ed ora un po’ di intrattenimento per i piccini ♪)
Pillole di fatica e di sudore:
Percorso: 11,6 km
Dislivello 965 m
Tempo lordo 7h
Soste 1h
Tempo netto 6h
Nota: T3+ si applica al sentiero fatto da noi eccetto la Cresta propriamente detta dove vale la classificazione di ferrata F (facile)
Kommentare (74)