Monte Cavallo o Sasso della Croce 2907 m
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Oggi trasferta in Dolomiti per quella che penso, visto soprattutto com’è andata, l’ultima ciaspolata della stagione.
Posteggio al Rifugio Pederù (San Vigilio di Marebbe) Parco del Fanes. Ci sono già parecchie auto, scopriremo solo tra un paio d’ore che il motivo è una gara scialpinistica, fortunatamente essendo un trofeo locale i partecipanti sono nell’ordine di un centinaio che vedremo solo alla partenza dal rifugio Lavarella.
Per raggiungere il rifugio percorriamo il primo tratto lungo il sentiero ma, trovandolo molto ghiacciato, raggiunta la strada lo abbandoniamo. La strada è ben battuta ma più lunga del sentiero e raggiungiamo il rifugio più tardi del previsto. Ci informano però che siamo ancora in tempo per salire al Monte Cavallo dato per circa 3 h da qui.
Ripartiamo immediatamente. Raggiungiamo un colletto dove poco sotto incrociamo il percorso ad anello della gara e davanti a noi si apre una sorta di Piana dei Cavalli, meno piana, ci sono molti più sali scendi, ma pur sempre un’immensa spianata e in fondo in fondo in fondo la nostra probabile meta! Vista da qui non sembra ci arriveremo mai, la neve sta già cominciando a farci dannare, per cui ci diamo come meta la Forcella Medesc.
Nei tratti dove riusciamo a seguire una vecchia traccia di salita di sci ancora ancora si ragiona, altrimenti…
Prima della Forcella Medesc le cose peggiorano, il breve strappo ci fa sudare non poco, la neve tiene pochissimo. Senza raggiungerla svoltiamo a dx e, con una ripida ma breve salita su neve migliore, ci portiamo a vista diretta della nostra cima. Mancano però ancora un 200-250 m ca e non siamo proprio sotto…Le gambe si fanno sentiero e…meglio non pensare alla discesa!
Per gravare meno sulla neve e tentare di arrivare in cima lasciamo lo zaino di Marco nella piana, tanto a parte qualche camoscio non c’è in giro un’anima, teniamo nel mio solo il minimo indispensabile e proviamo a continuare. Va sicuramente meglio e procediamo un po’ più veloci. Gli ultimi tornanti sulla neve sono molto scivolosi ma non danno problemi. Il tratto pulito purtroppo sono solo una ventina di metri e volendo potremmo arrivare in cima anche con le ciaspole ma preferiamo abbandonarle e proseguire sul sentiero, Finalmente siamo in cima. Soddisfazione e spettacolo impagabili.
C’eravamo ripromessi che ovunque fossimo arrivati avremmo scattato la foto e subito ridiscesi, ma siamo troppo contenti e vogliamo goderci un poco la cima, tanto non saranno quei pochi minuti di riposo in più che pregiudicheranno lo stato della neve, ormai è un disastro per cui…
Ci fanno compagnia un gruppetto di gracchi che appena abbiamo abbandonato lo zaino hanno cominciato a girarci attorno, mica scemi, sanno cosa dovrebbe esserci dentro! Purtroppo per loro il cibo è rimasto in quello di Marco per cui si devono accontentare di un paio di gelatine. Quando si dice meglio di niente…dopo un’iniziale diffidenza non si fanno più problemi e vengono a mangiarmi dalle mani, specialmente uno è senza ritegno.
Sosta finita, si scende! Fino a poco sotto la Forcella Medesc andiamo benone poi inizia il bagno di sangue!
Nei tratti con un po’ di pendenza riusciamo più o meno a scivolare ma dove dobbiamo risalire o peggio ancora nei tratti piani è un continuo affondare. Raggiungiamo l’ultima sorta di colletto e siamo a vista dell’ultima discesa. La peggiore, incominciamo a trovare alberi e piante. I rami, le radici, i sassi sono una trappola continua. Siamo più lenti che in salita. Finalmente le prime baite e poco sotto il rifugio ma fino a quando non arriviamo ai tavoli non c’è tregua.
Sosta doverosa per una birra e mangiare qualcosa e poi discesa per la lunghissima strada che per un bel pezzo non solo non scende ma risale, in maniera quasi impercettibile ma ora tutto si sente!
Siamo di ritorno a Pederù dopo 10 ore abbondanti. Una ciaspolata epica, lunga per dislivello e sviluppo. Con una neve migliore però sarebbe stato tutto meno faticoso.
In ogni caso ogni fatica è giustificata e presto dimenticata quando si può godere di un paesaggio incredibile come quello dolomitico.
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