Pizzo della Sassada (2710 m) - SKT
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19 Marzo, San Giuseppe, Festa del Papà: mi ricordo dodici anni fa, sul Lema, per la mia prima e unica visita su quella montagna. E oggi? L’uscita di oggi la ricorderò anch’essa, ma come una delle più belle scialpinistiche di questa stagione. Una tirata unica, quasi senza pause, su un terreno che avevo già potuto apprezzare in occasione della salita al Poncione di Tremorgio e, più recentemente, al Pizzo Piano d’Ört. Esposta a nord, questa è una di quelle salite che “rendono”: quasi quasi non ci si accorge nemmeno di acquisire dislivello – salvo naturalmente nel tratto finale – e come per incanto ci si trova in vetta, ad ammirare montagne note e meno note da una prospettiva diversa dal solito, pregustando la povere, quella più raffinata ed entusiasmante.
Fino al Lago di Cara (2395 m) il tragitto è in comune con il Poncione di Tremorgio. Davanti a me ci sono tre persone, con cui ho scambiato qualche parola durante la salita: ma se sulle prime due qualche possibilità che abbiano la mia stessa meta c’è (a Cassin d’Ambrì mi dicono “vediamo le condizioni e valutiamo”), stento a credere ai miei occhi quando anche il terzo skialper si infila sul ripido pendio a destra della Valle dei Cani. Nessuno al Poncione e tutti al Madone? Pare di sì. Vorrà dire che troverò una bella traccia fresca e non dovrò fare altro che seguirla. Io ho tracciato fino a Cassin, ma qui è un’altra cosa.
Come dicevo, salgo anch’io dal Lago di Cara in direzione del ripido pendio che adduce alla bocchetta a sud della quota 2645 (un’emergenza rocciosa sulla cresta NE del Pizzo della Sassada). Raggiunta la bocchetta continuo replicando l’ottima traccia che segue la cresta. Il Gabuzzi parla di 40° per 60 m. Nonostante i 40° riesco a tenere gli sci, montando soltanto nell’ultimo tratto i rampanti. Solo in occasione di uno scalino roccioso devo togliere gli sci, ma fatti i due passi necessari per salire sopra lo scalino, li rimetto ai piedi (gli altri 3 skialper, forse per inerzia o forse perché manca davvero poco, hanno percorso l’ultimo tratto, dopo la scalino, a piedi). Io, anche per il timore di affondare, preferisco rimettere gli sci, ed in siffatta guisa raggiungo la vetta del Pizzo della Sassada, detto anche Madone (ma la CNS non riporta più questo secondo nome. A ragione, secondo me: il numero dei Madoni è già più che sufficiente; per una volta che si può differenziare, ben venga!).
Dopo la doverosa pausa contemplativa in completa solitudine, mi butto anch’io, come chi mi ha preceduto, sul ripido pendio nord. Il Gabuzzi, in relazione alla rampa terminale (cresta NE o versante N fa lo stesso, sono entrambi sui 40°) qualifica questa uscita con AD+. Date le favorevoli condizioni incontrate oggi (polvere dalla vetta a Stabbiello, poi sulz fino a Gioett e poi neve morbida sulla stradina che porta alla Valascia) ritengo sufficiente fermarmi all’AD. Davvero formidabile questa polvere di San Giuseppe: ci si danza sopra che è un piacere!
La neve primaverile incontrata più in basso suggella questa bella uscita. E particolare non irrilevante, nonostante Ambrì quoti 980, portage zero (a fine marzo...).
Pizzo della Sassada: grandiosa alternativa al già pur bello Poncione di Tremorgio. Da raccomandare caldamente a tutti gli appassionati!

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