Pizzo Leone (1659 m) - SKT
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Per una volta mi concedo il lusso di constatare l’evoluzione meteo guardando fuori dalla finestra e decidendo all’ultimo momento, cioè dopo le otto del mattino: nonostante le previsioni parlino di un inizio di giornata nuvoloso con dissolvimento della cappa grigia nel corso del pomeriggio, quello che ho davanti agli occhi è inequivocabile. Con pericolo tre al di sopra dei duemila metri, ma con neve che nei giorni scorsi ha raggiunto anche le basse quote, la scelta del Pizzo Leone viene naturale (beh, non poi così tanto, visto che su hikr, a fronte delle 56 uscite – finora – con questa meta, ce n’è una sola con gli sci, a firma cappef).
Pazienza se altrove c’è polvere: per le montagne più alte e “alpine” spero ci sarà occasione anche più avanti; il Pizzo Leone o lo si fa oggi oppure tra due giorni potrebbe essere troppo tardi.
E comunque un po’ di portage non me lo leva nessuno perché salendo in auto, suggestionato anche dalle teorie del Gabuzzi (“in inverno la strada è spazzata fino a Calzo, 799 m”) oltre che da una strada largamente coperta da una patina di ghiaccio, decido di fermarmi a Costa (nelle ultime tre uscite, un nome ricorrente…) e di sorbirmi quindi 300 m di dislivello nonché 3 km lineari in siffatta guisa, fino al parcheggio sopra Porera (posteggio vuoto ma naturalmente, al mio ritorno nel pomeriggio, pieno di auto).
Qui inforco gli sci e, come segnalato nella scheda sintetica, dopo aver apportato una variante rispetto alla via classica proprio sopra la Cappella di Pozzuolo (non molto consigliabile, difficoltà del tipo PD+ su ginestre selvagge) arrivo alla base del Pizzo Leone dove decido di salire per la cresta più vicina, la Est. Anche questo tratto, sebbene non sia quello suggerito dal Gabuzzi, che raccomanda la cresta S, presenta delle (pur brevi) pendenze al limite dell’AD (cioè si possono tenere gli sci ma facendo molta fatica e grazie ad una neve che “tiene”).
In ogni caso riesco a salire con gli sci ai piedi, ed una volta raggiunta la breve cresta, per passare senza pericoli, sono costretto a fare qualche passo anche sul versante delle Centovalli (Nord), dove si capisce bene la differenza tra un pendio battuto dal sole ed uno a bacio.
Grazie a questo espediente raggiungo la croce di vetta, ma non prima di aver ispezionato una possibile alternativa per la discesa, che trovo immediatamente dal versante opposto (pochi passi verso le cresta W, poi S e poi, girando a sinistra, raccordo con la via di salita).
In vetta, nonostante la quota non certo elevata, non fa troppo caldo a causa del vento, per cui rimango giusto il necessario e poi scendo. Qualche bella curva vicino ai Monti di Naccio, ma ormai la neve è quella che è; però c’è, e non è poco.
Al posteggio di Porera tolgo gli sci e me li carico nuovamente sullo zaino. Quando sono ormai vicino all’auto, ai Grotti di Crumiaga mi viene offerto un passaggio che accetto volentieri, anche se ormai sono quasi a destinazione.
Chissà che questa uscita al Pizzo Leone rimanga l’unica per quest’anno sopra le acque del Verbano? L’anno scorso era andata molto diversamente, ma attualmente le condizioni meteorologiche non consentono di farsi tante illusioni. Ciò c’ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.

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