Nel cuore delle Cinque Vette.
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Weekend con tempo instabile sabato, ma domenica va meglio. La pioggia caduta dal pomeriggio di sabato a 1000 metri era neve, ed ecco così la mattina dopo, a sorpresa, le nostre belle cimette prealpine inzuccherate sui cocuzzoli.
Ancora assonnato percorro la strada verso Ganna - da dove devo raggiungere Cuasso al Monte in Valceresio - notando con piacere la Martica bianchiccia, e mentre da Campubella mi dirigo al Passo del Tedesco mi stupiscono in lontananza, tra le nebbie mattutine, le cime della Valcuvia ancor più imbiancate. Ma oltre il Verbano scorgo il maestoso Zeda, coperto letteralmente da uno spettacolare muro bianco... Fa decisamente freddo, e dal Passo del Tedesco in poi - seppur su asfalto - devo fare attenzione a qualche lieve ma insidiosa lastra di ghiaccio, poichè l'esposizione è a NE: la neve in Valganna partiva già a 600 metri, mentre nella più soleggiata Valceresio la quota-neve è un po' più alta.
Rapida pausa a Cavagnano per la colazione, poi giungo a Cuasso al Monte dopo un paio d'ore di cammino, condite a splendide atmosfere invernali che a un amante della natura non possono sfuggire.
Qui mi attendono, per una gita a scopo di studio all'interno del "Parco delle Cinque vette" Luca, Sara, Simone e Valerio, appartenenti a due notevoli associazioni locali (ON e Valceresio Bike), il cui scopo è curare e sviluppare la rete sentieristica.
Il sentiero prescelto parte proprio dal centro storico di Cuasso al Monte per dirigersi alla Bocchetta Stivione, che in passato mi era capitato di percorrere durante una rapida discesa nelle penombra, la quale tuttavia non m'impedì di farmelo apprezzare: l'idea è di studiarne i collegamenti con altri itinerari e metterli in comunicazione anche "su carta" nella rete del Parco. E' una bella mulattiera, poi carrareccia, ovviamente, tutta in porfido, cioè il "biglietto da visita" di Cuasso al Monte: la pendenza è regolare, con qualche lieve strappetto, ma è interessante notare quanto in passato la zona fosse assai vissuta, a giudicare dai molti insediamenti esistenti e - fatto raro nell'alto varesotto - non in rovina totale come in altre zone. Giunti alla località Löt (m.750 circa) vengo pure a conoscenza dai miei compagni di gita che il bel baitone ristrutturato doveva diventare Rifugio, ma alcune strane "disavventure" hanno impedito che ciò, purtroppo, avvenisse. Giungiamo ai bellissimi prati innevati, con belle baite in ristrutturazione, nei pressi della bocchetta: poi percorriamo quest'ultima all'ombra dei maestosi faggi che pendono dal Sass Marsc e del Monte Scerè in un magico scenario invernale, nonostante la nevicata complessivamente modesta.
Discorrendo di sentieri, idee, progetti scendiamo quindi alla forcella sotto l'Alpe della Croce compiendo qualche variante che ci porta a visitare altre baite isolate nel bosco e tuttora frequentate (su una di esse si nota l'affresco di una Madonna nera affiancato alla Triade, omaggio all'occultismo filo-orientale che sta rovinando l'occidente). Dalla forcella, anzichè scendere subito a Cuasso, ci rechiamo sul vicino Monte Derta, dal quale in breve si raggiunge una trincea e lo spettacolare porfido isolato del Sasso Paradiso, ove lo scenario sul Ceresio e le prealpi ticinesi innevate è eccezionale: in questa zona esistono moltissimi itinerari meritevoli di riscoperta, tra cui la discesa a Brusimpiano sulle rive del lago stesso. Tornati alla forcella scendiamo dalla bella mulattiera per Cuasso, dove s'incontrano altre baite, ma dopo qualche centinaio di metri un'altra deviazione a sinistra scende all'altro spettacolare punto panoramico di Punta Paradiso (che conoscevo ma su cui salgo oggi per la prima volta), in realtà una radura letteralmente a picco sul Ceresio, e pertanto ancor migliore del precedente. Da qui, con una bella mezzacosta e l'attraversamento di un paio di vallette, ci ricongiungiamo alla mulattiera principale poco prima del suo termine, giungendo in breve a Cuasso al Monte, dove l'anello si chiude. Meno di tre orette tranquille tranquille, ma assai appaganti sia per la bellezza del percorso che per i panorami ammirati.
Dopo un aperitivo le nostre strade si separano, ma la mia escursione non finisce qui... vorrei risalire dalla Val Cavallizza verso il Poncione, ma chiedo a Valerio (espertissimo della zona) se da Cavagnano esiste un sentiero per Imborgnana: la sua risposta positiva e le sue indicazioni mi inducono, dopo una pausa-panino, a percorrere questo breve ma piacevole itinerario che mi porta tuttavia troppo in alto e a ovest rispetto alla Val Cavallizza, cioè al bivio per l'Ospedale e l'Alpe Tedesco, da dove ero sceso in mattinata. Rinuncio così al Poncione ma non agli "esperimenti", in quanto sulla dettagliatissima carta del Parco noto diverse (e sconosciute) possibilità di raggiungere invece il Piambello: scorgo una valle chiamata Valpira, che m'incuriosisce per la cospicua presenza d'acqua (segnalate due fonti) e dunque la inforco senza esitazioni risalendola in tutto il suo sviluppo, lasciandomi sulla sinistra due altre vallette e alcune cascine diroccate. Di acqua effettivamente ce n'è molta, ma il bello è che il bosco non è fitto e mi permette sia di orientarmi che di ammirare il panorama alle mie spalle, il quale mi dischiude il Generoso, l'Orsa, il Pravello, il Minisfreddo e il Poncione da angolature insolite. Il sentiero (ovviamente in porfido) non è male, e a tratti è larghissimo, ma si capisce che è abbandonato da un pezzo: punta chiaramente alla cresta tra Val de' Corni e Piambello compiendo una brusca svolta a sinistra (Sud) alla testata della valle, e una successiva "impennata" di quelle che fanno sudare (anche per il repentino innalzamento della temperatura invero), perchè il "sentierone", pur innevato e scivoloso, nella parte sommitale è invaso da felci, erba alta (a Gennaio!) e arbusti che m'impongono - anche oggi - l'immancabile "ravano".
Ma ne vale comunque la pena, e sbuffando giungo sulla cresta in prossimità di un roccolo a metà strada tra Val de' Corni e Piambello: guardo l'orologio e decido... Piambello. Da qui il percorso è noto ed è inutile descriverlo, anche se la presenza della neve mi ha consentito di farlo interamente in cresta, toccando solo in minima parte la forestale e la strada militare. Goduto il (parziale) panorama del Piambello e scattata qualche foto torno sui miei passi esattamente sino al roccolo, da dove mi infilo in un ripido canale orientato sull'ombrosa Valganna in cui il deposito nevoso è a tratti di quasi 30 cm, ma mi consente di scendere molto rapidamente alla "famigerata" pista di sci da fondo del Monte Piambello e, in breve, poco sopra Boarezzo lungo la strada per Marzio.
Tuttavia non scendo in Valganna perchè i contatti telefonici col mio abituale "socio" di montagna
froloccone, pure lui a zonzo per le cime valgannesi dalla mattina, hanno stabilito di trovarci proprio qui. Non faccio in tempo ad arrivare, che la sua auto giunge a raccogliermi: non resta che chiudere le nostre rispettive escursioni con una spettacolare fetta di "torta di S.Antonio" e una bevuta in quel di Viconago, dove ammiriamo uno spettacolare panorama vespertino.
Molto bella e interessante anche la salita dalla Valpira: ad occhio sembrerebbe un sentiero aperto (o allargato) dai trattori, magari su un percorso pre-esistente. Mi informerò in merito.
A chi è convinto che le "zone di casa" abbiano poco da dire non posso che consigliare giornate "piene" e goduriose come queste, specie in inverno, quando la "magia" aumenta considerevolmente.
Abbiamo un patrimonio enorme sotto il naso, ma non ci rendiamo conto quanto valga.
Amen.
Ancora assonnato percorro la strada verso Ganna - da dove devo raggiungere Cuasso al Monte in Valceresio - notando con piacere la Martica bianchiccia, e mentre da Campubella mi dirigo al Passo del Tedesco mi stupiscono in lontananza, tra le nebbie mattutine, le cime della Valcuvia ancor più imbiancate. Ma oltre il Verbano scorgo il maestoso Zeda, coperto letteralmente da uno spettacolare muro bianco... Fa decisamente freddo, e dal Passo del Tedesco in poi - seppur su asfalto - devo fare attenzione a qualche lieve ma insidiosa lastra di ghiaccio, poichè l'esposizione è a NE: la neve in Valganna partiva già a 600 metri, mentre nella più soleggiata Valceresio la quota-neve è un po' più alta.
Rapida pausa a Cavagnano per la colazione, poi giungo a Cuasso al Monte dopo un paio d'ore di cammino, condite a splendide atmosfere invernali che a un amante della natura non possono sfuggire.
Qui mi attendono, per una gita a scopo di studio all'interno del "Parco delle Cinque vette" Luca, Sara, Simone e Valerio, appartenenti a due notevoli associazioni locali (ON e Valceresio Bike), il cui scopo è curare e sviluppare la rete sentieristica.
Il sentiero prescelto parte proprio dal centro storico di Cuasso al Monte per dirigersi alla Bocchetta Stivione, che in passato mi era capitato di percorrere durante una rapida discesa nelle penombra, la quale tuttavia non m'impedì di farmelo apprezzare: l'idea è di studiarne i collegamenti con altri itinerari e metterli in comunicazione anche "su carta" nella rete del Parco. E' una bella mulattiera, poi carrareccia, ovviamente, tutta in porfido, cioè il "biglietto da visita" di Cuasso al Monte: la pendenza è regolare, con qualche lieve strappetto, ma è interessante notare quanto in passato la zona fosse assai vissuta, a giudicare dai molti insediamenti esistenti e - fatto raro nell'alto varesotto - non in rovina totale come in altre zone. Giunti alla località Löt (m.750 circa) vengo pure a conoscenza dai miei compagni di gita che il bel baitone ristrutturato doveva diventare Rifugio, ma alcune strane "disavventure" hanno impedito che ciò, purtroppo, avvenisse. Giungiamo ai bellissimi prati innevati, con belle baite in ristrutturazione, nei pressi della bocchetta: poi percorriamo quest'ultima all'ombra dei maestosi faggi che pendono dal Sass Marsc e del Monte Scerè in un magico scenario invernale, nonostante la nevicata complessivamente modesta.
Discorrendo di sentieri, idee, progetti scendiamo quindi alla forcella sotto l'Alpe della Croce compiendo qualche variante che ci porta a visitare altre baite isolate nel bosco e tuttora frequentate (su una di esse si nota l'affresco di una Madonna nera affiancato alla Triade, omaggio all'occultismo filo-orientale che sta rovinando l'occidente). Dalla forcella, anzichè scendere subito a Cuasso, ci rechiamo sul vicino Monte Derta, dal quale in breve si raggiunge una trincea e lo spettacolare porfido isolato del Sasso Paradiso, ove lo scenario sul Ceresio e le prealpi ticinesi innevate è eccezionale: in questa zona esistono moltissimi itinerari meritevoli di riscoperta, tra cui la discesa a Brusimpiano sulle rive del lago stesso. Tornati alla forcella scendiamo dalla bella mulattiera per Cuasso, dove s'incontrano altre baite, ma dopo qualche centinaio di metri un'altra deviazione a sinistra scende all'altro spettacolare punto panoramico di Punta Paradiso (che conoscevo ma su cui salgo oggi per la prima volta), in realtà una radura letteralmente a picco sul Ceresio, e pertanto ancor migliore del precedente. Da qui, con una bella mezzacosta e l'attraversamento di un paio di vallette, ci ricongiungiamo alla mulattiera principale poco prima del suo termine, giungendo in breve a Cuasso al Monte, dove l'anello si chiude. Meno di tre orette tranquille tranquille, ma assai appaganti sia per la bellezza del percorso che per i panorami ammirati.
Dopo un aperitivo le nostre strade si separano, ma la mia escursione non finisce qui... vorrei risalire dalla Val Cavallizza verso il Poncione, ma chiedo a Valerio (espertissimo della zona) se da Cavagnano esiste un sentiero per Imborgnana: la sua risposta positiva e le sue indicazioni mi inducono, dopo una pausa-panino, a percorrere questo breve ma piacevole itinerario che mi porta tuttavia troppo in alto e a ovest rispetto alla Val Cavallizza, cioè al bivio per l'Ospedale e l'Alpe Tedesco, da dove ero sceso in mattinata. Rinuncio così al Poncione ma non agli "esperimenti", in quanto sulla dettagliatissima carta del Parco noto diverse (e sconosciute) possibilità di raggiungere invece il Piambello: scorgo una valle chiamata Valpira, che m'incuriosisce per la cospicua presenza d'acqua (segnalate due fonti) e dunque la inforco senza esitazioni risalendola in tutto il suo sviluppo, lasciandomi sulla sinistra due altre vallette e alcune cascine diroccate. Di acqua effettivamente ce n'è molta, ma il bello è che il bosco non è fitto e mi permette sia di orientarmi che di ammirare il panorama alle mie spalle, il quale mi dischiude il Generoso, l'Orsa, il Pravello, il Minisfreddo e il Poncione da angolature insolite. Il sentiero (ovviamente in porfido) non è male, e a tratti è larghissimo, ma si capisce che è abbandonato da un pezzo: punta chiaramente alla cresta tra Val de' Corni e Piambello compiendo una brusca svolta a sinistra (Sud) alla testata della valle, e una successiva "impennata" di quelle che fanno sudare (anche per il repentino innalzamento della temperatura invero), perchè il "sentierone", pur innevato e scivoloso, nella parte sommitale è invaso da felci, erba alta (a Gennaio!) e arbusti che m'impongono - anche oggi - l'immancabile "ravano".
Ma ne vale comunque la pena, e sbuffando giungo sulla cresta in prossimità di un roccolo a metà strada tra Val de' Corni e Piambello: guardo l'orologio e decido... Piambello. Da qui il percorso è noto ed è inutile descriverlo, anche se la presenza della neve mi ha consentito di farlo interamente in cresta, toccando solo in minima parte la forestale e la strada militare. Goduto il (parziale) panorama del Piambello e scattata qualche foto torno sui miei passi esattamente sino al roccolo, da dove mi infilo in un ripido canale orientato sull'ombrosa Valganna in cui il deposito nevoso è a tratti di quasi 30 cm, ma mi consente di scendere molto rapidamente alla "famigerata" pista di sci da fondo del Monte Piambello e, in breve, poco sopra Boarezzo lungo la strada per Marzio.
Tuttavia non scendo in Valganna perchè i contatti telefonici col mio abituale "socio" di montagna

Molto bella e interessante anche la salita dalla Valpira: ad occhio sembrerebbe un sentiero aperto (o allargato) dai trattori, magari su un percorso pre-esistente. Mi informerò in merito.
A chi è convinto che le "zone di casa" abbiano poco da dire non posso che consigliare giornate "piene" e goduriose come queste, specie in inverno, quando la "magia" aumenta considerevolmente.
Abbiamo un patrimonio enorme sotto il naso, ma non ci rendiamo conto quanto valga.
Amen.
Tourengänger:
Poncione

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