Sass Marsc tra pioggia e neve.
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Nonostante il tempo decisamente inclemente decido di chiudere i miei sopralluoghi "di studio" dei sentieri per il "Parco delle cinque vette". Se sabato scorso avevo azzeccato una giornata magnifica, oggi va molto male: la Valganna è tutta imbiancata, ma il tutto è vanificato da una pioggia leggera e continua, che mi accompagna - tramite Boarezzo e un sentiero che passa a ovest del ex-Villaggio TCI - lungo l'intera salita sino alla forcella tra Piambello e Sasso di Bol. Fin qui, a parte la nebbia e solo una certa lentezza nel procedere per accumuli di neve mediamente sui 40-50 cm, tutto bene o quasi... Ma gradualmente la pioggia aumenta, sempre più, sempre più, incessante. Ora ho il passaggio prevedibilmente più "duro", cioè il traverso a nord del Monte Piambello per la Bocchetta dei Frati, dove infatti la neve è ancora più alta, benchè complessivamente buona nonostante la pioggia.
Giunto alla Bocchetta, e nonostante una mia certa "depressione" per la situazione meteo, decido di salire almeno sul Sass Marsc, utilizzando il suo classico anello che dapprima porta sulla cima vera e propria, nei cui pressi si trova una baita non propriamente di pregio nonostante i suoi muri di porfido, e poi per cresta raggiunge le "Rocce rosse" già visitate (e parzialmente arrampicate) una settimana orsono. L'unico aspetto positivo è la presenza di molta neve che rende magico il paesaggio, altrimenti oggi un po' triste.
Scendo sul lato opposto, riparandomi dalla pioggia per qualche minuto nelle sottostanti fortificazioni della Linea Cadorna, quindi riparto per raggiungere il bivio sottostante, dal quale ha inizio lo "studio" odierno. Stavolta tuttavia il cammino è (quasi) tutto in discesa, poichè aggiro per un sentiero fortificato il Sass Marsc sul lato nord-orientale in direzione della Bocchetta Stivione e dell'Alpe Boscaccio. Qui giunto seguo scrupolosamente i segnali da seguire, poichè mi trovo in un autentico dedalo di sentieri, dove è assai facile confondersi... Inoltre ero già stato qui in passato, dunque stavolta ho anche la memoria che mi è utile alla causa. Mentre la pioggia ormai è davvero battente risalgo e valico la Bocchetta Stivione, portandomi verso la sottostante Alpe della Croce e il vicino Monte Derta-Sasso Paradiso (che tuttavia oggi non vale la pena di visitare) con un ampio giro orario: la neve è ora assai meno cospicua ed inizia a essere bagnata e cedevole. A questa forcella tra alpe e monte non mi resta che iniziare la discesa per Cuasso, tra bei rustici, una bella mulattiera in porfido e ingegnosi accorgimenti idraulici che mi ricordano che l'uomo - quando vuole - da poco sa trarre il massimo profitto con ingegno.
A Cuasso l'escursione "di studio" ha fine, e con oggi posso dire che il mio "lavoro" - per ora - è finito. Ma non è certamente finito il giro, poichè la strada per Ganna è ancora lunga: tuttavia la pioggia mi ha un po' provato, dunque faccio quella cosa che odio, ma oggi è inevitabile fare, cioè arrivare a destinazione interamente su asfalto. Non mi dispiacerebbe rifare la Val Cavallizza, ma con quest'acqua... sarà per un'altra volta! Mi fermo giusto giusto a Cavagnano per un meritato panino, poi riparto verso l'Alpe Tedesco. Tuttavia la salita su asfalto mi permette di notare cose cui, magari, dall'auto non avevo mai fatto caso... a partire dal carattere suggestivo delle numerose vallette che scendono dai versanti del Minisfreddo e del Poncione, che tanto mi riportano alla mente le parole del geologo Torquato Taramelli (1845-1922), il quale scrisse che "... il territorio varesino è come una pagina in cui un tale si sia divertito a scrivere linee in tutte le direzioni..."
Giunto finalmente all'Alpe e poi al Passo del Tedesco (di auto si e no ne saranno passate due...) non resta che iniziare la discesa per Ganna, ma la neve ha coperto i sentieri che attraversano la provinciale, dunque ancora qualche tornante su asfalto, finchè finalmente all'ultimo incrocio del sentiero posso finalmente tagliare per Campubella, e di lì in breve a Ganna.
Giornata faticosa, specie per la pioggia, ma assolutamente utile.
Giunto alla Bocchetta, e nonostante una mia certa "depressione" per la situazione meteo, decido di salire almeno sul Sass Marsc, utilizzando il suo classico anello che dapprima porta sulla cima vera e propria, nei cui pressi si trova una baita non propriamente di pregio nonostante i suoi muri di porfido, e poi per cresta raggiunge le "Rocce rosse" già visitate (e parzialmente arrampicate) una settimana orsono. L'unico aspetto positivo è la presenza di molta neve che rende magico il paesaggio, altrimenti oggi un po' triste.
Scendo sul lato opposto, riparandomi dalla pioggia per qualche minuto nelle sottostanti fortificazioni della Linea Cadorna, quindi riparto per raggiungere il bivio sottostante, dal quale ha inizio lo "studio" odierno. Stavolta tuttavia il cammino è (quasi) tutto in discesa, poichè aggiro per un sentiero fortificato il Sass Marsc sul lato nord-orientale in direzione della Bocchetta Stivione e dell'Alpe Boscaccio. Qui giunto seguo scrupolosamente i segnali da seguire, poichè mi trovo in un autentico dedalo di sentieri, dove è assai facile confondersi... Inoltre ero già stato qui in passato, dunque stavolta ho anche la memoria che mi è utile alla causa. Mentre la pioggia ormai è davvero battente risalgo e valico la Bocchetta Stivione, portandomi verso la sottostante Alpe della Croce e il vicino Monte Derta-Sasso Paradiso (che tuttavia oggi non vale la pena di visitare) con un ampio giro orario: la neve è ora assai meno cospicua ed inizia a essere bagnata e cedevole. A questa forcella tra alpe e monte non mi resta che iniziare la discesa per Cuasso, tra bei rustici, una bella mulattiera in porfido e ingegnosi accorgimenti idraulici che mi ricordano che l'uomo - quando vuole - da poco sa trarre il massimo profitto con ingegno.
A Cuasso l'escursione "di studio" ha fine, e con oggi posso dire che il mio "lavoro" - per ora - è finito. Ma non è certamente finito il giro, poichè la strada per Ganna è ancora lunga: tuttavia la pioggia mi ha un po' provato, dunque faccio quella cosa che odio, ma oggi è inevitabile fare, cioè arrivare a destinazione interamente su asfalto. Non mi dispiacerebbe rifare la Val Cavallizza, ma con quest'acqua... sarà per un'altra volta! Mi fermo giusto giusto a Cavagnano per un meritato panino, poi riparto verso l'Alpe Tedesco. Tuttavia la salita su asfalto mi permette di notare cose cui, magari, dall'auto non avevo mai fatto caso... a partire dal carattere suggestivo delle numerose vallette che scendono dai versanti del Minisfreddo e del Poncione, che tanto mi riportano alla mente le parole del geologo Torquato Taramelli (1845-1922), il quale scrisse che "... il territorio varesino è come una pagina in cui un tale si sia divertito a scrivere linee in tutte le direzioni..."
Giunto finalmente all'Alpe e poi al Passo del Tedesco (di auto si e no ne saranno passate due...) non resta che iniziare la discesa per Ganna, ma la neve ha coperto i sentieri che attraversano la provinciale, dunque ancora qualche tornante su asfalto, finchè finalmente all'ultimo incrocio del sentiero posso finalmente tagliare per Campubella, e di lì in breve a Ganna.
Giornata faticosa, specie per la pioggia, ma assolutamente utile.
Tourengänger:
Poncione

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Kommentare (7)