Sentiero attrezzato Mora-Pellegrini (Alpi di Ledro)
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La scelta dell’itinerario si è rivelata indovinata per la stagione e per il meteo. Nell’Est Lombardia e Trentino occidentale l’arrivo della pioggia era previsto solo per il tardo pomeriggio e così è stato. L’escursione si è svolta spesso tra le nuvole ma con qualche occhiata di sole.
Partiamo in otto, tra cui tre che ci chiamiamo Andrea, uno dei quali riveste il ruolo di direttore di gita.
Lasciamo le auto sul piazzale del rifugio Garibaldi, un po’ prima del Passo di Tremalzo, e ci avviamo lungo la sterrata per il Bochet de Caset (1645 m) che raggiungiamo in mezz’ora. Fin qui non è vietato arrivare in auto ma personalmente ho visto delle sterrate migliori. Da qui una breve discesa ci porta alla Bocca del Caset (1603 m), zona di bivi. Prima lasciamo a destra la stradina che utilizzeremo per il rientro (segnalata con 456), poi andiamo dritto seguendo le segnalazioni per il sentiero attrezzato Mora-Pellegrini (456B).
Ben presto il sentiero diventa stretto ma ben tracciato, caratteristiche che manterrà per tutta la sua lunghezza. Percorriamo prima un traverso su terreno erboso con rocce calcaree affioranti e quasi al suo temine ci imbraghiamo. Una brevissima deviazione porta alla prima cima di giornata, la Cima Caset (1748 m), dove si trova una postazione italiana della Prima Guerra Mondiale che permetteva di controllare un ampio territorio di confine.
Il sentiero entra poi in una selva di pinnacoli calcarei. Un primo cavo facilita il passaggio su un tratto stretto e un po’ esposto. Una seconda serie di cavi e qualche gradino metallico assicurano la discesa in un canale roccioso, poi un altro cavo facilita un breve canalino dal fondo sdrucciolevole. I saliscendi, anche se non molto marcati, sono una costante. Superata una cima secondaria, dalla quale cominciamo a vedere il Monte Corno, percorriamo un tratto in discesa su terreno erboso un po’ ripido cui segue un traverso con un paio brevi tratti un po’ esposti. Rimane da scendere l’ultimo canale, il più lungo e anch’esso attrezzato con cavi e gradini. Alla sua base termina anche il sentiero attrezzato. E’ possibile scendere già da qui ma noi preferiamo salire in 15 minuti e per sentierino (con un breve passaggio su un affioramento roccioso) sulla cima del Monte Corno (1730 m), dove arriviamo dopo circa 2h45 dalla partenza.
Il monte si trova a picco sul lago di Ledro, che si mostra soltanto in parte per qualche minuto tra le nuvole. Facciamo le foto di rito, la sosta pranzo e firmiamo il libro di vetta. Senza perdere molto tempo, dopo poco più di mezz’ora scendiamo al bivio alla base del canale e stavolta percorriamo la discesa nel bosco, con ampio tappeto di foglie secche, fino al Bochet de la Spinera (1320 m).
Più avanti ci sono varie possibilità che però conducono tutte ai prati di Malga Giù. Scartiamo la deviazione alla chiesetta di Sant’Anna e sostiamo di fronte a Malga Giù, da dove alzando lo sguardo si vedono parte dei pendii attraversati del sentiero Mora-Pellegrini. Ci aspettano ora la risalita, su stradina sterrata, fino alla Bocca del Caset e infine il ritorno al parcheggio dove dopo circa 6h30 termina questa gita ben condotta.
Partiamo in otto, tra cui tre che ci chiamiamo Andrea, uno dei quali riveste il ruolo di direttore di gita.
Lasciamo le auto sul piazzale del rifugio Garibaldi, un po’ prima del Passo di Tremalzo, e ci avviamo lungo la sterrata per il Bochet de Caset (1645 m) che raggiungiamo in mezz’ora. Fin qui non è vietato arrivare in auto ma personalmente ho visto delle sterrate migliori. Da qui una breve discesa ci porta alla Bocca del Caset (1603 m), zona di bivi. Prima lasciamo a destra la stradina che utilizzeremo per il rientro (segnalata con 456), poi andiamo dritto seguendo le segnalazioni per il sentiero attrezzato Mora-Pellegrini (456B).
Ben presto il sentiero diventa stretto ma ben tracciato, caratteristiche che manterrà per tutta la sua lunghezza. Percorriamo prima un traverso su terreno erboso con rocce calcaree affioranti e quasi al suo temine ci imbraghiamo. Una brevissima deviazione porta alla prima cima di giornata, la Cima Caset (1748 m), dove si trova una postazione italiana della Prima Guerra Mondiale che permetteva di controllare un ampio territorio di confine.
Il sentiero entra poi in una selva di pinnacoli calcarei. Un primo cavo facilita il passaggio su un tratto stretto e un po’ esposto. Una seconda serie di cavi e qualche gradino metallico assicurano la discesa in un canale roccioso, poi un altro cavo facilita un breve canalino dal fondo sdrucciolevole. I saliscendi, anche se non molto marcati, sono una costante. Superata una cima secondaria, dalla quale cominciamo a vedere il Monte Corno, percorriamo un tratto in discesa su terreno erboso un po’ ripido cui segue un traverso con un paio brevi tratti un po’ esposti. Rimane da scendere l’ultimo canale, il più lungo e anch’esso attrezzato con cavi e gradini. Alla sua base termina anche il sentiero attrezzato. E’ possibile scendere già da qui ma noi preferiamo salire in 15 minuti e per sentierino (con un breve passaggio su un affioramento roccioso) sulla cima del Monte Corno (1730 m), dove arriviamo dopo circa 2h45 dalla partenza.
Il monte si trova a picco sul lago di Ledro, che si mostra soltanto in parte per qualche minuto tra le nuvole. Facciamo le foto di rito, la sosta pranzo e firmiamo il libro di vetta. Senza perdere molto tempo, dopo poco più di mezz’ora scendiamo al bivio alla base del canale e stavolta percorriamo la discesa nel bosco, con ampio tappeto di foglie secche, fino al Bochet de la Spinera (1320 m).
Più avanti ci sono varie possibilità che però conducono tutte ai prati di Malga Giù. Scartiamo la deviazione alla chiesetta di Sant’Anna e sostiamo di fronte a Malga Giù, da dove alzando lo sguardo si vedono parte dei pendii attraversati del sentiero Mora-Pellegrini. Ci aspettano ora la risalita, su stradina sterrata, fino alla Bocca del Caset e infine il ritorno al parcheggio dove dopo circa 6h30 termina questa gita ben condotta.
Tourengänger:
andrea62

Communities: Hikr in italiano
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Kommentare (9)