Witenwasserenstock (3082 m)
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Sono anni che sogno il Witenwasserenstock. Poi ogni tanto appare la relazione di qualcuno che l’ha raggiunto con le corde, e allora il “Witen” finisce nel cassetto dei rinvii a tempo indeterminato. Oggi voglio provare a raggiungere almeno la cima “ticinese”, la Cima Est (3025 m). Poi, se ci arrivo, valuterò sul posto la fattibilità della cima principale, in modo non dissimile da ciò che fecero a suo tempo stellino e
Pippo76.
Obbligatorio citare almeno una frase del Brenna: “L’ambiente è grandioso e già chi percorre la via normale della cresta NE (quella che si percorre per giungere sulla cima “ticinese”) ha modo di ammirare il Witenwasserenstock nella sua forma più caratteristica: un grande, indimenticabile trapezio di roccia”.
Il Witenwasserenstock Est è anche famoso per far da spartiacque tra bacino del Ticino/Po/Mare Adriatico, bacino del Rodano/Mar Mediterraneo e bacino della Reuss/Reno/Mare del Nord. Sempre la Cima Est è il punto d’incontro di tre Cantoni: Ticino, Uri e Vallese.
Per non annoiare nessuno con lunghe descrizioni di percorsi ben noti, rimando alla nota sintetica di percorso in cima alla relazione ed eventualmente anche ai waypoints. Aggiungo solo le note necessarie a caratterizzare la giornata odierna:
- - Lascio l’auto al parcheggio di Val di Pécian, cioè presso il segnale di divieto ai mezzi motorizzati posizionato su di un bel masso. Dall’uscita della Galleria Banchi fino a qui la strada è asfaltata. Poi, no. Il Brenna parla di “strada privata in terra battuta” e così è. Dal parcheggio fino all’inizio del sentiero che sale al Passo di Cavanna sono 5 km esatti, che naturalmente vanno ripetuti anche a fine gita (al ritorno si possono definire “velenosi”). Sempre al ritorno mi imbatto, a Rosso di Dentro, nella mungitura di una grossa mandria di mucche, con doppia interruzione della strada agro-pastorale. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se mi fossi presentato in macchina…
- - Dopo aver raggiunto abbastanza agevolmente il Passo di Cavanna e toccato una prima cima credendola la cima principale del Ronggergrat (che invece poi toccherò al ritorno) proseguo sul sentiero militare, con anche parecchi resti di casermette. Arrivato alla Hüenersattel seguo per un po’ il sentiero che scende alla Rotondohütte, e poi lo abbandono piegando a sinistra. Quindi tutta la via di andata, a parte il raggiungimento della cima centrale (quella con ometto) dell’Hüenerstock, l’ho percorsa sempre un po’ più in basso rispetto alla linea di cresta. Al ritorno, invece, rimarrò in cresta e posso dire che questo percorso è più agevole, oltre che più panoramico. Al ritorno andrò a toccare anche il punto culminante dell’Hüenerstock, cioè la Cima Ovest (2910 m), ed una cima che si spinge “più avanti verso il Ticino”, cioè la Punta 2820, vale a dire la Cima Est dell’Hüenerstock. Come detto, distaccandomi di pochi metri dal sentiero, salirò anche sulla cima principale del Ronggergrat.
- - Dopo aver abbandonato il sentiero che scende alla Rotondohütte, tutto il percorso si svolge su blocchi, pietraie o nevai: terreno di tipo T4 o anche qualcosa in più.
- - La cima Est del Witenwasserenstock è quotata dal Brenna “F”. Concordo. Non ci sono particolari difficoltà, a parte il tipo di terreno (pietraia). Da qui si hanno due visioni impressionanti; la prima sul versante Nord del Pizzo Pesciora, che ispira senz’altro la citazione dantesca:
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi”.
Davvero una bestia, il Pesciora, visto da qua. E fa davvero tremare, come fanno tremare gli scarichi di sassi che cadono dalla zona di vetta del Pizzo Pesciora sul ghiacciaio (non il Gerengletscher, quello sul lato opposto) che scende fino alla base dell’Hüenerstock. L’altra visione impressionante è naturalmente quella verso “il grande, indimenticabile trapezio di roccia” del Witenwasserenstock, cioè la sua cima principale.
- - Soddisfatto per la Cima Est, provo a dirigermi verso la cima principale. Se le difficoltà sono maggiori delle mie possibilità, torno da dove sono venuto. Evito i primi spuntoni, ma poi salgo subito sulla placca che sovrasta il nevaio (in modo da non dover mettere i ramponi, che pure ho con me: il nevaio è davvero molto inclinato e senza ramponi non oserei passare). Risalita la placca sono in cresta. Ci sono alcuni passaggi molto esposti sul Gerengletscher ed in particolare il passaggio che precede la guglia finale è quello che trovo più complesso, più della guglia stessa. Il Brenna quota questa cresta “F” e “III” (per la guglia finale), ma io reputo più confacente a questo tipo di salita, seppur breve (non certo come la cresta di collegamento Poncione di Ruino-Pizzo Rotondo), una valutazione del tipo PD e III. La guglia finale è comunque ben appigliata ed il fatto che sia quasi verticale non costituisce un problema, visto che non mancano mai gli angoli dove mettere le mani. Molto scomoda invece la posizione di vetta: estrarre dallo zaino la fotocamera, che avevo previamente ritirato prima dell’ultimo passaggio chiave, è un’impresa. E un’impresa è altrettanto trattenere lo zaino, in modo da non vederlo precipitare a destra o a sinistra. Ma è comunque vetta! Il ritorno alla cima Est è meno problematico del previsto, forse per il fatto di aver già individuato le difficoltà. Dalla Cima Est, o poco sotto, dove mi fermo a mangiare, stento a credere ai miei occhi per quello che ho davanti, superato con il solo aiuto delle mani. Naturalmente quanto qui affermato non vuole essere una sollecitazione ad andarci senza portare le corde: ognuno si attenga alle proprie abitudini.
- - Conclusioni: Il Witenwassenstock è davvero una montagna “magica”: panorami da sogno dall’inizio alla fine e, per me, la materializzazione stessa del sogno.
Tempi:
Val di Pécian – Witenwasserenstock E: 5 ore e 30’
Witenwasserenstock: Cima E – Cima W e ritorno: 45’
Witenwasserenstock E – Val di Pécian (e vette intermedie): 3 ore e 45’

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