Traversata Pizzo Stella 3163 m
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12 anni fa alle ore 11,00 per la prima volta raggiungevamo la cima del Pizzo Stella, in una delle più riuscite escursioni Cai da noi organizzate, 17 persone in vetta con un tempo da lupi…un successone!
La rabbia per non aver visto nulla ha fatto si che il tarlo di tornarci si sia radicato in noi. Anno dopo anno anche l’idea di tornarci è cambiata e salire unicamente in cima non ci bastava più, e così pian piano è nato questo progetto naufragato una prima volta quando tentammo di farlo in due giorni salendo da Piuro e pernottando al bivacco. La pioggerellina insistente del primo giorno ci aveva fatto desistere.
Oggi c’è una finestra di bel tempo, o la va o la spacca! Il timore che abbiamo è quello che non ci siano i sentieri segnati sulla Kompass per tornare a Fraciscio una volta scesi al bivacco. Della loro esistenza ci rassicurano sia il gestore del rifugio Chiavenna sia un amico del Soccorso Alpino, non sanno però come siano messi…va beh già il fatto che ci siano…
Alle 7.30 partiamo da Fraciscio che negli anni ci sembra un po’ cambiata. Il sentiero per il rifugio Chiavenna è comodo e ben tenuto e in circa 1,30 lo raggiungiamo. Non facciamo sosta e proseguiamo costeggiando il lago. A parte un pescatore e due ragazzi che ci precedono non c’è nessun’altro, bellissimo! Fa freddino per essere agosto, ma si sa quest’anno è così!
Il sentiero alterna tratti ripidi a tratti che lasciano tirare il fiato. Lasciamo i prati per un breve attraversamento di una pietraia e raggiungiamo la fatidica morena di cui ricordo le pene di 12 anni fa! Ripida e senza respiro, i ragazzi che ci precedono sono sempre a vista e sempre troppo in alto, sembra non avere termine…e invece finisce! Arrivati nei pressi della cresta troviamo un piccolo nevaio che all’apparenza sembra innocuo ma vediamo che i due ragazzi si stanno ramponando e noi prendiamo esempio. Mentre calziamo i ramponi ci raggiungono due sky runner, non ci cagano manco per finta e proseguono spediti…pochi passi e si bloccano. La neve è troppo dura e il pendio troppo ripidto per quella sottospecie di ciabatte che calzano. I due ragazzi ormai sulla cresta si offrono di tornare indietro per dare un mano ma vengono ignorati. Io sono pronta a ripartire e vedendoli a quattro zampe avviso Marco che vado loro incontro. Salgo e passo i bastoncini permettendo ad entrambi, uno alla volta di portarsi in zona più sicura. Il più giovane ringrazia e ammette di essersela fatta sotto…l’altro nemmeno ci prova a dire qualcosa, anzi lamenta il fatto che i due passati prima potevano scalinargli il pendio con la picca…beh perché non te la sei portata tu invece? Un paio di ramponcini almeno? Troppo pesanti e potevano rovinarti la prestazione? E che dire dell’abbigliamento? Marco spiega ai due come potrebbero fare per raggiungere la cresta evitando il pendio e così riprendiamo la salita. Passato il nevaio togliamo i ramponi e proseguiamo lungo la cresta facendo molta attenzione a trovare i passaggi migliori. I bolli di 12 anni fa mi sa che sarebbero da rifare, oggi come oggi non so se con le condizioni di nebbia di quel giorno saremmo riusciti a raggiungere la cima. Abbiamo trovato parecchie tracce, qualche ometto ma i bolli sono veramente scarsi e poco visibili, cosa che lamentano anche i locals, nonostante conoscano la salita ben più di noi!
Raggiunta la cima, spieghiamo ai ragazzi il perché del nostro ritardo e riferiamo le lamentele del tipo. Tra una battuta e l’altra arrivano i due simpaticoni che naturalmente si limitano a spegnere l’orologio, non cagano nessuno e la cosa viene ricambiata!
Chiediamo info sul proseguimento del nostro giro ma, nonostante siano del posto, non ne sanno nulla come a volta succede! Controlliamo insieme le cartine, Kompass entrambe, una garanzia! E concludiamo che sembra dobbiamo stare in cresta, cresta all’apparenza poco invitante. Spaccature, placche e pendii nevosi un breve tratto di cresta innevato che se dovessimo raggiungerlo sembra poco fattibile…siamo un po’ perplessi ma le info che abbiamo ci dicono che è tutta percorribile per cui tentiamo. Salutiamo i ragazzi che dicono ci terranno d’occhio. Torniamo sui nostri passi fino ad un grosso ometto dove invece che girare a dx proseguiamo diritti lungo quella che sembra una traccia di passaggio tra pietraia. La traccia per quanto non ci siano segni confortanti sembra fatta apposta e dopo un ripido tratto notiamo due piccoli ometti, poco dopo qualche bollo sbiaditissimo ma che man mano scendiamo diventano più frequenti e più evidenti. Scendiamo un breve ripido pendio di neve molle e proseguiamo ora sulla cresta. Le placche sono di ottima roccia e non danno problemi che poi in realtà sono grossi blocchi di pietra, le speccature sono scendibilissime basta fare attenzione a non tirarsi nulla addosso. Raggiungiamo il termine della cresta, ma, volendo, ci hanno detto si potrebbe proseguire percorrendola fino al P.so d’Avero, cosa che per fortuna non abbiamo fatto visto quello che sapremo dopo. Raggiunto l’ultimo ometto prima di entrare nel vallone del bivacco, ci voltiamo verso la cima e facciamo cenno ai ragazzi che è andato tutto bene e a quel punto vediamo che anche loro cominciano a scendere.
Sempre seguendo bolli e ometti scendiamo la pietraia con vari ghirigori fino a raggiungere il bivacco che già vedevamo dalla cima.
Qui incontriamo tre ragazzi che, mentre beviamo il caffè offerto ci raccontano la loro avventura della notte precedente. Undici ore per raggiungere il bivacco da Fraciscio, mo mi preoccupo però…11 ore?
Senza per altro raggiungerlo perché al buio non l’hanno visto e hanno dormito, si fa per dire, sui sassi nei sacchi a pelo. Dopo la nottata praticamente insonne hanno deciso di fermarsi un giorno a riposare al bivacco, cosa che per noi è stata la manna perché ci sconsigliano caldamente la discesa al P.so d’Avero dal Pizzo di Somma Valle. Percorso abbandonato da anni e 500 m di dislivello, per noi da fare in discesa, da panico, se lo dicono loro che l’hanno fatto in salita!
Ascoltiamo il consiglio e scendiamo ai laghi di Acquafraggia, allungando inevitabilmente il giro. Raggiunte le baite di Piangesca una coppia ci conferma che per raggiungere il sentiero per il P.so d'Avero dobbiamo risalire fin lassù e scollinare…lassù??? Ma quanto lassù?!?! Ma non non proprio lassù sembra tanto ma non lo è! Sarà ma a me sembra molto lassù! Questo era un dettaglio che i ragazzi si erano dimenticati di dirci! Il sentiero fin quasi allo scollinamento è poco visibile per via dell’erba alta, bisogna però rimanere sulla dx del vallone, più dolce! Raggiunta la sommità di una spaccatura di roccia si volta a sx, ora il sentiero diviene più visbile e si raggiunge la cresta erbosa. Si sale ancora e finalmente si scollina. Spettacolo! Un lungo traverso con un paio di sali scendi e panorama su Chiavenna ci conduce in breve al P.so dove vediamo la discesa dal Pizzo di Somma Valle. Dove passi il sentiero non si capisce ma quello che vediamo è molto brutto soprattutto in discesa, una scivolata non darebbe scampo!
Cominciamo ora la lunga discesa verso le case di Avero raggiunte le quali chiediamo info sulla risalita al Motto Bondeno. Abbiamo bisogno di un sentiero comodo e visibile ormai la stanchezza è parecchia. Confermata la cosa facciamo una sosta più tranquilla e ripartiamo per il rush finale. Bellissmo sentiero, anche se risale, appena risistemato dai danni dell’inverno. Dal Motto parte la strada cementata, tagliata dal sentiero che raggiunge Gualdera. Proseguiamo verso dx e percorriamo un tratto asfaltato fino al cartello che indica Fraciscio. Questo sentiero ci permette di non scendere fino al bivio della strada, risparmiando un po’ di dislivello!
Anello spettacolare, escursione consigliata alla grande. In giornata è lunga e bisogna aver un buon allenamento ma spezzandola in due giorni dormendo al bivacco diventa fattibilissima. La salita al Pizzo pur non essendo difficile necessita di passo sicuro e abitudine a muoversi tra massi e roccette, le mani si usano solo in alcuni punti. La cresta di discesa, per quanto sia un percorso poco frequentato è semplice e segnata meglio della salita dal rifugio Chiavenna. L'ambiente è superbo, panorami eccezionali. Tutto ciò necessita assolutamente di una bella giornata con buona visibilità. Quasi tutto il percorso di discesa va fatto a vista bolli/ometti. Come dicevo il giro potrebbe essere abbreviato scendendo sul P.so d'Avero passando dal Pizzo Somma Valle, a noi è stato sconsigliato e non conoscendolo ci siamo fidati.
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