Giro del Pizzo Stella
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
La notorietà e il valore alpinistico della semplice salita o della traversata del Pizzo Stella non si discutono. Ma negli ultimi tre anni ha raggiunto una certa notorietà (meritatissima, alla luce ora della conoscenza del percorso) anche l'escursione circolare attorno alla montagna: a inizio mese di luglio si corre infatti la "Pizzo Stella Skyrace", che segue il percorso descritto, incrementandone però percorso e dislivello con l'allungamento del giro fino a Motta di Campodolcino. E' un'escursione lunghissima, con dislivello importante, dove conviene - per concluderla in giornata - essere molto veloci nelle discese, altrimenti si arriva col buio. Come è capitato a noi.
Per rendere l'idea, le nostre 8 ore superano di circa un quarto d'ora il tempo dell'ultimo arrivato alla "Pizzo Stella Skyrace", ma bisogna aggiungere altri 5 chilometri e circa 200 metri di dislivello positivo.
Chi ha vinto quest'anno (Marco de Gasperi, fresco campione del mondo di corsa in montagna, per la settima volta) ha impiegato 3 ore e 42 minuti.
In corrispondenza delle ultime baite di Gualdera, presso un B&B, inizia la pista cementata per il Motto di Bondeno, ma è possibile accorciare il percorso usufruendo del vecchio sentiero che taglia i tornanti: la segnaletica a vernice è evanescente e scompare in vista di Bondeno. Raggiunto comunque il bivio per la cava, si segue definitivamente la cementata fino all'ampio piazzale del Motto. All'estremità sinistra del recinto si va ad imboccare il bellissimo sentiero della Val d'Avero: è un lunghissimo e pittoresco traverso, prevalentemente discendente, che asseconda la morfologia del pendio attraversando numerose vallette e scavalcando dorsali boscose fino a raggiungere la magnifica conca erbosa di Avero; il piccolo alpeggio di baite dignitosamente recuperate, invisibile dal fondovalle, ha ritrovato nuova vita durante i periodi di vacanza, grazie anche alla favorevole esposizione e al magnifico panorama. Proseguendo verso il passo, la direzione è intuitiva, ma i segnali a vernice molto carenti: occorre salire nel pascolo fra larici isolati e vasti cespugli di rododendro e ginepro; quando la vegetazione diminuisce a favore di maggiori distese di pietrame, la traccia di sentiero si fa più evidente e porta a compiere qualche traverso per guadagnare quota. Il vallone si restringe un poco, diminuisce di pendenza e, fra affioramenti di roccia calcarea rosata, dopo un lungo spostamento verso est, termina bruscamente al Passo d'Avero; ci si trova affacciati sul tratto italiano della Val Bregaglia, a picco su Piuro e le sue frazioni. Seguendo le indicazioni, si volge verso nord avvicinandosi alla cresta meridionale del Pizzo di Sommavalle: si tratta ora di superare 500 metri di dislivello su tracce di sentiero - inizialmente molto esposto - e qualche passaggio roccioso dove occorre mantenere l'equilibrio con l'uso delle mani [Dal Passo d'Avero al Bivacco Chiara e Walter le segnalazioni a vernice - bandierine bianco/rosse e bolli bianchi - si susseguono quasi di metro in metro per consentire agli skyrunners di concentrarsi solo sulla velocità; ma tornano utili anche ai comuni escursionisti. Nei tratti più esposti si possono notare degli infissi che servono ad installare provvisorie corde fisse durante la gara.] Oltrepassato il caratteristico monolite cubico noto come "Cà d'i Lader", la salita continua molto più tranquilla fra dossi e avvallamenti formati dagli accumuli di massi di ogni dimensione: qualche comodo traverso sul versante ovest precede l'arrivo sulla pianeggiante cupola sommitale. Il bivacco, ancora piuttosto lontano, è già visibile al margine del Passo di Lei: si segue la cresta nord-orientale del Pizzo di Sommavalle con passaggi anche malagevoli fra blocchi di grosse dimensioni e si raggiunge il fondo della valle che sale dal Lago dell'Acquafraggia, confluendo nella mulattiera (maestose e splendide gradinate di roccia) che la risale. [La Valle di Lei, posizionata al di là dello spartiacque alpino - il torrente che la percorre è un ramo del Reno - è da sempre parte del comune di Piuro: il caricamento dell'alpeggio estivo avveniva lungo il percorso Savogno-Alpigia-Piangesca-Acquafraggia-Passo di Lei-Valle di Lei. Attualmente la transumanza avviene attraverso la Svizzera tramite camion sul tragitto Passo dello Spluga-Val Ferrera-Diga di Lei-Valle di Lei]. Raggiunto il giallo bivacco, ci si trova su di un ampio altopiano roccioso ospitante un paio di laghi e alcune pozze temporanee: anche qui uno splendido panorama sulla Val Bregaglia, limitato solo dalla notevole mole del vicino Pizzo Galleggione. La discesa della Valle di Lei fino all'Alpe Pian del Nido è lunghissima ma sempre agevole: una traccia di sentiero, dapprima fra i blocchi di roccia, poi attraverso pascoli sempre più ricchi, si trasforma in mulattiera e quindi in pista sterrata all'altezza del lago. Attraversato il piccolo Reno di Lei, si segue la carrozzabile fino alle vicine baite dell'Alpe Mottala, dove si trovano le indicazioni per il Rifugio Chiavenna. Qui sorge qualche problema di orientamento: la palina dà una direzione di massima, ma non si individuano bolli di vernice né tantomeno tracce di passaggio: conviene salire al meglio fino a raggiungere un'evidente intaglio nel pascolo, corrispondente ad un residuo di importante mulattiera gradinata e lastricata; altrimenti è possibile salire a ritrovare i segnali nei pressi di una recente costruzione di cemento. Quando la traccia, abbandonata a destra una deviazione per l'Alpe Mulacetto (impianti sciistici di Madesimo-Valle di Lei), si sposta gradualmente verso sinistra, ci si trova nei pressi del poco localizzabile Passo Angeloga: un'estensione di laghi (tre i principali: Ballone, Caldera, Nero), dossi, vallette, pozze alluvionali e affioramenti di lame rocciose; un rudere di stazione funiviaria è quanto rimane delle immense strutture qui localizzate per il trasporto del materiale per la costruzione della diga del Lago di Lei negli anni '50 del Novecento [qui https://www.youtube.com/watch?v=c_hgZowxYig un interssante cortometraggio di Ermanno Olmi sull'opera]. Fiancheggiato sulla destra il Lago Nero, ci si avvicina al gradino a picco sulla piana di Angeloga: scendendo con attenzione, aiutati da un'obsoleta attrezzatura a cavi metallici, la fessura del cosiddetto "Caminetto", si affronta poi il restante esposto pendio percorrendo una serie di traversi e tornanti su terreno ghiaioso e instabile. Giunti al piano, si attraversa l'agglomerato di baite dominato dal Rifugio Chiavenna, poco distante dal bel Lago Angeloga; all'estremità di un recinto in pietre a secco si trova il sentiero di discesa verso Fraciscio: è una mulattiera sassosa, a tratti gradinata in modo sconnesso, molto ripida, che non si scosta molto dalla forra del Torrente Rabbiosa. Raggiunto il fondovalle, ben presto ci si trova a percorrere una sterrata: in località Le Soste, all'altezza delle prime abitazioni, si passa all'asfalto che ci accompagna nel lungo attraversamento di Fraciscio fino al ponte sul torrente: da qui occorre risalire lungo la carrozzabile fino al punto di partenza a Gualdera.
Per rendere l'idea, le nostre 8 ore superano di circa un quarto d'ora il tempo dell'ultimo arrivato alla "Pizzo Stella Skyrace", ma bisogna aggiungere altri 5 chilometri e circa 200 metri di dislivello positivo.
Chi ha vinto quest'anno (Marco de Gasperi, fresco campione del mondo di corsa in montagna, per la settima volta) ha impiegato 3 ore e 42 minuti.
In corrispondenza delle ultime baite di Gualdera, presso un B&B, inizia la pista cementata per il Motto di Bondeno, ma è possibile accorciare il percorso usufruendo del vecchio sentiero che taglia i tornanti: la segnaletica a vernice è evanescente e scompare in vista di Bondeno. Raggiunto comunque il bivio per la cava, si segue definitivamente la cementata fino all'ampio piazzale del Motto. All'estremità sinistra del recinto si va ad imboccare il bellissimo sentiero della Val d'Avero: è un lunghissimo e pittoresco traverso, prevalentemente discendente, che asseconda la morfologia del pendio attraversando numerose vallette e scavalcando dorsali boscose fino a raggiungere la magnifica conca erbosa di Avero; il piccolo alpeggio di baite dignitosamente recuperate, invisibile dal fondovalle, ha ritrovato nuova vita durante i periodi di vacanza, grazie anche alla favorevole esposizione e al magnifico panorama. Proseguendo verso il passo, la direzione è intuitiva, ma i segnali a vernice molto carenti: occorre salire nel pascolo fra larici isolati e vasti cespugli di rododendro e ginepro; quando la vegetazione diminuisce a favore di maggiori distese di pietrame, la traccia di sentiero si fa più evidente e porta a compiere qualche traverso per guadagnare quota. Il vallone si restringe un poco, diminuisce di pendenza e, fra affioramenti di roccia calcarea rosata, dopo un lungo spostamento verso est, termina bruscamente al Passo d'Avero; ci si trova affacciati sul tratto italiano della Val Bregaglia, a picco su Piuro e le sue frazioni. Seguendo le indicazioni, si volge verso nord avvicinandosi alla cresta meridionale del Pizzo di Sommavalle: si tratta ora di superare 500 metri di dislivello su tracce di sentiero - inizialmente molto esposto - e qualche passaggio roccioso dove occorre mantenere l'equilibrio con l'uso delle mani [Dal Passo d'Avero al Bivacco Chiara e Walter le segnalazioni a vernice - bandierine bianco/rosse e bolli bianchi - si susseguono quasi di metro in metro per consentire agli skyrunners di concentrarsi solo sulla velocità; ma tornano utili anche ai comuni escursionisti. Nei tratti più esposti si possono notare degli infissi che servono ad installare provvisorie corde fisse durante la gara.] Oltrepassato il caratteristico monolite cubico noto come "Cà d'i Lader", la salita continua molto più tranquilla fra dossi e avvallamenti formati dagli accumuli di massi di ogni dimensione: qualche comodo traverso sul versante ovest precede l'arrivo sulla pianeggiante cupola sommitale. Il bivacco, ancora piuttosto lontano, è già visibile al margine del Passo di Lei: si segue la cresta nord-orientale del Pizzo di Sommavalle con passaggi anche malagevoli fra blocchi di grosse dimensioni e si raggiunge il fondo della valle che sale dal Lago dell'Acquafraggia, confluendo nella mulattiera (maestose e splendide gradinate di roccia) che la risale. [La Valle di Lei, posizionata al di là dello spartiacque alpino - il torrente che la percorre è un ramo del Reno - è da sempre parte del comune di Piuro: il caricamento dell'alpeggio estivo avveniva lungo il percorso Savogno-Alpigia-Piangesca-Acquafraggia-Passo di Lei-Valle di Lei. Attualmente la transumanza avviene attraverso la Svizzera tramite camion sul tragitto Passo dello Spluga-Val Ferrera-Diga di Lei-Valle di Lei]. Raggiunto il giallo bivacco, ci si trova su di un ampio altopiano roccioso ospitante un paio di laghi e alcune pozze temporanee: anche qui uno splendido panorama sulla Val Bregaglia, limitato solo dalla notevole mole del vicino Pizzo Galleggione. La discesa della Valle di Lei fino all'Alpe Pian del Nido è lunghissima ma sempre agevole: una traccia di sentiero, dapprima fra i blocchi di roccia, poi attraverso pascoli sempre più ricchi, si trasforma in mulattiera e quindi in pista sterrata all'altezza del lago. Attraversato il piccolo Reno di Lei, si segue la carrozzabile fino alle vicine baite dell'Alpe Mottala, dove si trovano le indicazioni per il Rifugio Chiavenna. Qui sorge qualche problema di orientamento: la palina dà una direzione di massima, ma non si individuano bolli di vernice né tantomeno tracce di passaggio: conviene salire al meglio fino a raggiungere un'evidente intaglio nel pascolo, corrispondente ad un residuo di importante mulattiera gradinata e lastricata; altrimenti è possibile salire a ritrovare i segnali nei pressi di una recente costruzione di cemento. Quando la traccia, abbandonata a destra una deviazione per l'Alpe Mulacetto (impianti sciistici di Madesimo-Valle di Lei), si sposta gradualmente verso sinistra, ci si trova nei pressi del poco localizzabile Passo Angeloga: un'estensione di laghi (tre i principali: Ballone, Caldera, Nero), dossi, vallette, pozze alluvionali e affioramenti di lame rocciose; un rudere di stazione funiviaria è quanto rimane delle immense strutture qui localizzate per il trasporto del materiale per la costruzione della diga del Lago di Lei negli anni '50 del Novecento [qui https://www.youtube.com/watch?v=c_hgZowxYig un interssante cortometraggio di Ermanno Olmi sull'opera]. Fiancheggiato sulla destra il Lago Nero, ci si avvicina al gradino a picco sulla piana di Angeloga: scendendo con attenzione, aiutati da un'obsoleta attrezzatura a cavi metallici, la fessura del cosiddetto "Caminetto", si affronta poi il restante esposto pendio percorrendo una serie di traversi e tornanti su terreno ghiaioso e instabile. Giunti al piano, si attraversa l'agglomerato di baite dominato dal Rifugio Chiavenna, poco distante dal bel Lago Angeloga; all'estremità di un recinto in pietre a secco si trova il sentiero di discesa verso Fraciscio: è una mulattiera sassosa, a tratti gradinata in modo sconnesso, molto ripida, che non si scosta molto dalla forra del Torrente Rabbiosa. Raggiunto il fondovalle, ben presto ci si trova a percorrere una sterrata: in località Le Soste, all'altezza delle prime abitazioni, si passa all'asfalto che ci accompagna nel lungo attraversamento di Fraciscio fino al ponte sul torrente: da qui occorre risalire lungo la carrozzabile fino al punto di partenza a Gualdera.
Tourengänger:
cai56

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (6)