Al Monte Chiusarella con Kikò
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Sono finalmente arrivati i nostri “americani”: figlio, nuora e nipotina. Quando questo accade, troppo raramente, la vita quotidiana della mia famiglia cambia drasticamente: tante cose da fare, da far vedere, da gustare assieme e il tempo che maledettamente vola. Riusciamo sempre a ritagliare un piccolo spazio per salire in montagna e bastano brevi gite sulle montagne di casa; la nipotina si accontenta e si diverte molto anche qui, senza bisogno di portarla, per ora, in posti più celebrati ma distanti. Così decidiamo per il Monte Chiusarella, sito sulla dorsale occidentale che conduce al Monte Martica. I lettori sorrideranno; un monte di appena 915 m, senza la minima difficoltà, senza pretesa alcuna e quasi immeritevole di essere citato tra le mille relazioni “importanti” di Hikr ma a noi basta questo per stare assieme, per gustare i tanti profumi della vegetazione che il caldo fa salire verso il cielo. Ci piace vedere le altre montagne vicine dal verde lussureggiante per via della stagione e della tanta pioggia caduta e i sette laghi che pur in un po’ di foschia scintillano nella pianura e in certe ore paiono quasi dorati.
La gita? E’ presto detto. Lasciamo l’auto a Bregazzana, nel comodo parcheggio, saliamo le scalette che portano alla parrocchiale e di lì imbocchiamo un sentiero che nel giro di una ventina di minuti porta ad intersecare la strada militare che raggiunge le vette del Monte Martica. Abbiamo stabilito i ruoli: io porto lo zaino (il mulo è il ruolo che preferisco) e mio figlio si occupa del servizio fotografico; Nicole? Beh, lei è la “turista”! Lungo il percorso mi piace raccontarle di quando trovai lungo quello stesso sentiero un cinghiale ucciso e di come avvisai la Forestale dell’accaduto. Le mostro le case che improvvise appaiono alla nostra destra giungendo l’Alpe Ravetta; le parlo dell’azienda agrituristica nei paraggi e quando finalmente raggiungiamo Pian Valdes e la vista si apre per ogni dove mi compiaccio del suo riconoscere immediatamente Sacro Monte e Campo dei Fiori o, ad Est, l’inconfondibile Poncione Valganna. Nicole Kikò ascolta il racconto del mio salire alla Martica per il sentiero della miniera, sull’altro versante o, recentemente, per il Passo del Diavolo; si preoccupa un po’ quando le mostro la cima del Chiusarella che da Pian Valdes appare parecchio più alta e distante ma lei sa che le propongo sempre mete alla sua portata. Anzi per la salita optiamo di comune accordo per la “direttissima” cioè per una serie di sentieri “shortcuts” come dice lei o scorciatoie come dico io che tagliano vantaggiosamente i tanti tornanti della strada militare del Generale Cadorna. Non si lamenta affatto per le sue scarpe con poco grip (cui porremo rimedio nel pomeriggio in un negozio di sport) e sale agevolmente forte del suo fiato da nuotatrice agonista. Una doverosa sosta in vetta con la caratteristica Croce, un mega-omone di sassi con incorporata Madonnina e poi ci trasferiamo sulla seconda vetta, meno “agghindata” ma che sembra la più alta delle due. Poi scendiamo verso Nord con un sentiero più difficile, ma niente in paragone al farlo in inverno con la neve, e ci ritroviamo sulla “militare” che seguiamo per un breve tratto fino a trovare un’altra sequela di sentieri scorciatoia che ci riportano a Pian Valdes; volevo scendere a Bregazzana subito dopo l’Alpe Ravetta per un sentiero alternativo ma dei cartelli avvertono della sua impraticabilità. E’ giocoforza percorrere a ritroso il sentiero dell’andata per ritrovarsi a Bregazzana.
Una bella gita in inusuale compagnia, questa. Riusciremo a farne ancora? Chissà. Gli impegni sono tanti e un aereo è in agguato per riportare Nicole oltre oceano la prossima settimana; un altro aereo ha già riportato mio figlio al suo lavoro di ricercatore universitario.
Mai dire mai!
Pillole….del giro:
Dislivello totale |
626 m |
Lunghezza totale |
8,9 km |
Tempo totale lordo |
3h11’ |
Soste |
28’ |
Tempo totale netto |
2h42’ |
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