Resegone Degustazione
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Come in un top restaurant: quando ci si va per la prima volta si vuole assaggiare un po' di tutto in piccole porzioni. Questa proposta si chiama menu degustazione.
Oggi, per la prima volta sulle decantate montagne lecchesi, scelgo il Resegone. Io abito dove la pianura padana finisce e cominciano le colline. Da sempre, ad ovest ho negli occhi il Monte Rosa (teatro di belle scorribande passate e speriamo future) e, ad est, questo montagnone che sembra una sega.
Decido perciò di metterci i piedi sopra per un giro di ampio respiro che mi consenta, per il tempo che mi è dato, di assaggiare le delizie che sa offrire.
Queste, nel dettaglio, le portate:
- partenza dal piazzale della funivia di Versasio, mi immetto sul sentiero 1 e raggiungo la capanna Stoppani ancora addormentata.
- Continuo sull'1, supero una sorgente, ad un bivio non molto chiaro tiro diritto e (complice l'assistenza di un escursionista che incontro) e proseguo a mezza costa. Ben presto la via si fa in salita, supera un torrente e si immette sul sentiero 6 che conduce al passo del Foo, dove alla capanna Ghislandi incontro il rifugista. E' un signore di una certa età, gentilissimo. Nel tempo che mi fermo mi spiega alcune vie di salita al Resegone e mi fa vedere la splendida parete che sta poco sopra dove c'è la ferrata del Centenario, il sentiero del Caminetto e alcune vie di roccia calcate da Bonatti e Cassin. Tenta anche di mettermi in guardia sulla fatica che dovrò fare per il progetto che ho in mente e mi avvisa sulla possibilità di lingue di neve sul lato opposto della montagna.
- Saluto il signore e scendo in breve al Rifugio Alpinisti Monzesi e da qui risalgo al passo "La Passata" con il sentiero 575 che mette in comunicazione le province di Lecco e Bergamo.
- Da qui, con evidente segnavia su albero, risalgo il bosco sul sentiero 571 "delle creste". Questo è infatti il mio progetto odierno e comincia ora, dopo due ore di saliscendi dalla partenza.
- Il sentiero si impenna subito nel bosco, poi esce allo scoperto e presenta qualche breve tratto con catene, quindi risale la cresta con pendenze decisissime. Non ci sono difficoltà tecniche, ma il sentiero è stretto e, in alcuni tratti, particolarmente esposto. Da sconsigliare, a mio avviso, se bagnato o se si soffre di vertigini. Dopo aver superato circa 400 m di dislivello, pervengo alla bella cima Quarenghi dove mi concedo una pausa.
- Con breve discesa e risalita, tocco la seconda elevazione di giornata: la punta di Piazzo.
- Ora, con discesa più lunga giungo ad una sella e poi risalgo con sentiero facile ma molto ripido. Su questo tratto i crampi si fanno sentire e mi accompagneranno (rallentandomi molto) per l'intera giornata, anche in discesa.
- Arrivo comunque su un'altra cima: il Pizzo di Brumano e ricomincio a scendere.
- Il successivo pezzo in salita è forse il più divertente perché obbliga a superare brevi canalini dove è necessario mettere giù le mani (forse primo grado), senza pericoli oggettivi perché non esposti.
- Il rifugio Azzoni è ormai visibilissimo e la punta Cermenati già super affollata ma prima della meta occorre costeggiare altre elevazioni. Si cammina tra pinnacoli di roccia che spuntano, come mega funghi, dai prati. Il paesaggio è quasi surreali, reso più affascinante dal maestoso panorama sui laghi e sulle Orobie, panorama che oggi va e viene a causa di brume e nuvolaglia passeggera.
- A pochi minuti dalla vetta Cermenati, la principale del gruppo del Resegone, un traverso di neve rischia di inficiare il traguardo. Esso è molto breve e probabilmente molto facile per chi non prova patemi verso i traversi. Per me, sentendo duro e scivoloso sotto i piedi e vedendo uno scivolo sottostante di duecento metri, non è stato facile.
- Comunque passo indenne (tranne i crampi, attacchi violenti in questa zona) e poco dopo se ne ripresenta un altro. Con il conforto di due signori, decido di evitare la neve a monte. Salgo su un motto, passo ma poi bisogna scendere. Sempre con l'obiettivo di non pestare neve, disarrampico un paio di facili e brevissime paretine e mi trovo finalmente al rifugio Azzoni.
- Da qui alla vetta in tre minuti e due attacchi di crampi per trovare lo spiazzo in cima densissimo di escursionisti, di tutte le età, di tutti i sessi e di tutte le razze. Cerco un pertugio dove mangiare e mi abbasso sulle pendici verso nord dove peraltro posso ammirare le Grigne poco distanti e il resto della cresta che oggi non percorrerò. L'angolo dove mi siedo è un ricettacolo di lattine di birra, bibite e tonno, bottiglie di vetro, vetri rotti, bucce di banana, fazzoletti di carta e confezioni di barrette energetiche: uno schifo. Le vette affollate non mi piacciono ma, se ci vado io, mica posso impedire agli altri di andarci. La montagna è di tutti. mi chiedo solo perché è così difficile e fuori moda essere CIVILI.
- Tornato all'Azzoni, scendo per la "normale", cioè la via ampiamente segnalata che corrisponde al sentiero 1. La discesa è piuttosto spacca ginocchia, piuttosto ripida e un tantino monotona ma ha il vantaggio di riportarmi all'auto in poco più di due ore ripassando dalla Stoppani.
Se il menu degustazione ti è piaciuto, pensi di tornare ancora in quel ristorante e magari sceglierai alla carta menu più brevi per assaggiare altre specialità. Direi che quella del Resegone è una Grande Carte!
Sviluppo: 21.5 Km. SE: 37.5 km circa.
tempi comprensivi di pause e crampi. Il dislivello tiene conto di numerosi saliscendi.
Oggi, per la prima volta sulle decantate montagne lecchesi, scelgo il Resegone. Io abito dove la pianura padana finisce e cominciano le colline. Da sempre, ad ovest ho negli occhi il Monte Rosa (teatro di belle scorribande passate e speriamo future) e, ad est, questo montagnone che sembra una sega.
Decido perciò di metterci i piedi sopra per un giro di ampio respiro che mi consenta, per il tempo che mi è dato, di assaggiare le delizie che sa offrire.
Queste, nel dettaglio, le portate:
- partenza dal piazzale della funivia di Versasio, mi immetto sul sentiero 1 e raggiungo la capanna Stoppani ancora addormentata.
- Continuo sull'1, supero una sorgente, ad un bivio non molto chiaro tiro diritto e (complice l'assistenza di un escursionista che incontro) e proseguo a mezza costa. Ben presto la via si fa in salita, supera un torrente e si immette sul sentiero 6 che conduce al passo del Foo, dove alla capanna Ghislandi incontro il rifugista. E' un signore di una certa età, gentilissimo. Nel tempo che mi fermo mi spiega alcune vie di salita al Resegone e mi fa vedere la splendida parete che sta poco sopra dove c'è la ferrata del Centenario, il sentiero del Caminetto e alcune vie di roccia calcate da Bonatti e Cassin. Tenta anche di mettermi in guardia sulla fatica che dovrò fare per il progetto che ho in mente e mi avvisa sulla possibilità di lingue di neve sul lato opposto della montagna.
- Saluto il signore e scendo in breve al Rifugio Alpinisti Monzesi e da qui risalgo al passo "La Passata" con il sentiero 575 che mette in comunicazione le province di Lecco e Bergamo.
- Da qui, con evidente segnavia su albero, risalgo il bosco sul sentiero 571 "delle creste". Questo è infatti il mio progetto odierno e comincia ora, dopo due ore di saliscendi dalla partenza.
- Il sentiero si impenna subito nel bosco, poi esce allo scoperto e presenta qualche breve tratto con catene, quindi risale la cresta con pendenze decisissime. Non ci sono difficoltà tecniche, ma il sentiero è stretto e, in alcuni tratti, particolarmente esposto. Da sconsigliare, a mio avviso, se bagnato o se si soffre di vertigini. Dopo aver superato circa 400 m di dislivello, pervengo alla bella cima Quarenghi dove mi concedo una pausa.
- Con breve discesa e risalita, tocco la seconda elevazione di giornata: la punta di Piazzo.
- Ora, con discesa più lunga giungo ad una sella e poi risalgo con sentiero facile ma molto ripido. Su questo tratto i crampi si fanno sentire e mi accompagneranno (rallentandomi molto) per l'intera giornata, anche in discesa.
- Arrivo comunque su un'altra cima: il Pizzo di Brumano e ricomincio a scendere.
- Il successivo pezzo in salita è forse il più divertente perché obbliga a superare brevi canalini dove è necessario mettere giù le mani (forse primo grado), senza pericoli oggettivi perché non esposti.
- Il rifugio Azzoni è ormai visibilissimo e la punta Cermenati già super affollata ma prima della meta occorre costeggiare altre elevazioni. Si cammina tra pinnacoli di roccia che spuntano, come mega funghi, dai prati. Il paesaggio è quasi surreali, reso più affascinante dal maestoso panorama sui laghi e sulle Orobie, panorama che oggi va e viene a causa di brume e nuvolaglia passeggera.
- A pochi minuti dalla vetta Cermenati, la principale del gruppo del Resegone, un traverso di neve rischia di inficiare il traguardo. Esso è molto breve e probabilmente molto facile per chi non prova patemi verso i traversi. Per me, sentendo duro e scivoloso sotto i piedi e vedendo uno scivolo sottostante di duecento metri, non è stato facile.
- Comunque passo indenne (tranne i crampi, attacchi violenti in questa zona) e poco dopo se ne ripresenta un altro. Con il conforto di due signori, decido di evitare la neve a monte. Salgo su un motto, passo ma poi bisogna scendere. Sempre con l'obiettivo di non pestare neve, disarrampico un paio di facili e brevissime paretine e mi trovo finalmente al rifugio Azzoni.
- Da qui alla vetta in tre minuti e due attacchi di crampi per trovare lo spiazzo in cima densissimo di escursionisti, di tutte le età, di tutti i sessi e di tutte le razze. Cerco un pertugio dove mangiare e mi abbasso sulle pendici verso nord dove peraltro posso ammirare le Grigne poco distanti e il resto della cresta che oggi non percorrerò. L'angolo dove mi siedo è un ricettacolo di lattine di birra, bibite e tonno, bottiglie di vetro, vetri rotti, bucce di banana, fazzoletti di carta e confezioni di barrette energetiche: uno schifo. Le vette affollate non mi piacciono ma, se ci vado io, mica posso impedire agli altri di andarci. La montagna è di tutti. mi chiedo solo perché è così difficile e fuori moda essere CIVILI.
- Tornato all'Azzoni, scendo per la "normale", cioè la via ampiamente segnalata che corrisponde al sentiero 1. La discesa è piuttosto spacca ginocchia, piuttosto ripida e un tantino monotona ma ha il vantaggio di riportarmi all'auto in poco più di due ore ripassando dalla Stoppani.
Se il menu degustazione ti è piaciuto, pensi di tornare ancora in quel ristorante e magari sceglierai alla carta menu più brevi per assaggiare altre specialità. Direi che quella del Resegone è una Grande Carte!
Sviluppo: 21.5 Km. SE: 37.5 km circa.
tempi comprensivi di pause e crampi. Il dislivello tiene conto di numerosi saliscendi.
Tourengänger:
rochi

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