Le Creste (1929 m - 1872 m - 1793 m) - Pizzo della Croce (1824 m)


Publiziert von Varoza , 20. Mai 2014 um 23:22.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:18 Mai 2014
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Klettern Schwierigkeit: I (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: Gruppo Pizzo Cramalina   CH-TI 
Aufstieg: 1289 m
Strecke:Coletta (806 m) - Quiello (1006 m - 1081 m) - Toresia (1403 m) - Bosco di Toresia - Colmanicc (1601 m) - cresta SSW - Le Creste (1872 m) - Le Creste (1929 m) - Le Creste (1793 m) - Pizzo della Croce (1824 m). Discesa: in gran parte stessa via di salita.
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Poco dopo la località di Russo, si lascia la strada principale della Valle Onsernone e si svolta in direzione di Vergeletto, raggiungendo dapprima la frazione di Coletta.
Kartennummer:CN 1312 Locarno

Qualche settimana fa, in occasione dell’ascesa al Pizzo del Gallo (1996 m) decisi di salire per il versante E alla cresta S che dal Pizzo Peloso (2064 m) degrada al Pizzo della Croce (1824 m). Quest’oggi invece mi interessa esplorare il versante opposto ossia quello W, andando così a colmare qualche lacuna “sommitale”. In definitiva i due fianchi risultano essere piuttosto diversi: quello a E si presenta ripido e precipite, mentre l’altro appare più dolce e boschivo.
 
Il primo obbiettivo di giornata è raggiungere i tre dentelli rocciosi che affiorano dalla sopracitata cresta che prendono il nome di Le Creste. Dal fondovalle onsernonese oppure dal belvedere opposto chiamato Pino (1659 m) li si possono ammirare con facilità. In realtà il filo è costellato da numerosi altri spuntoni, ma i punti quotati sono appunto soltanto tre: 1929 m, 1872 m e 1793 m.
 
In zona Coletta (806 m), un sentiero con segnavia prende inizio dalla strada che porta da Russo a Gresso-Vergeletto. In breve raggiungo gli ampi prati di Quiello (1006 m - 1081 m), e all’altezza del primo nucleo di caseggiati abbandono il sentiero segnalato per seguire invece un percorso che si inoltra lungo tutto il pascolo. Al termine dei prati, a quota 1160 metri ca., in prossimità di una cascina e di un rudere, mi addentro nel bosco seguendo un’evidente traccia di sentiero che sale lungo la costola della montagna. All’inizio del bosco c’è anche una pennellata di vernice bianco/rossa su un tronco d’albero, poi poco nulla fino all’uscita dal faggeto, in zona Toresìa. La traccia, seppur ricoperta di fogliame, resta comunque ben visibile e sale verticale con qualche zig-zag. Raggiunto il balcone erboso di Toresìa (1403 m), costituito da un solo rustico e parecchi ruderi, mi concedo una breve pausa.
 
Poco sotto la cascina, comincio a seguire il sentiero che porta alla Forcola (1396 m). Anche qui, all’ingresso del bosco sui trochi c’è un segnavia bianco/rosso da una parte ed un segnavia bianco/rosso/bianco dall’altra. Continuo dunque tranquillamente lungo la traccia, supero il torrente e mi porto sotto la verticale dell’alpe di Colmanicc, proprio ove il versante della montagna forma uno spallone. Da qui, la pendenza del bosco si fa dolce ed individuo perfino delle esili tracce di un antico percorso. Salendo sempre a zig-zag raggiungo dapprima dei vecchi ruderi a quota 1570 m ca, per poi sbucare appunto sui pascoli abbandonati di Colmanicc (1601 m), ove si trova un vecchio rudere. Superato un altro breve tratto di bosco mi trovo di fronte ad un rifugio in legno per cacciatori. Sono già a quota 1660 m, e da questo belvedere intravedo bene le pendici W ancora innevate del Pizzo della Croce.
 
Sopra il capanno il terreno diviene più aperto, anche se i fitti arbusti costringono a cercare la via meno faticosa. Decido per un percorso piuttosto verticale proprio sopra il citato prefabbricato e guadagno in breve la cresta a quota 1800 metri ca., proprio a ridosso di un ometto di sasso. Mi trovo appena a S del dente 1872 m, per cui decido subito di liquidare la pendenza salendolo, con breve arrampicata finale (passaggi di I). Un macigno con delle incisione ne sancisce il culmine, dal quale si gode una bella visuale sia verso il Pizzo Peloso, sia verso S.
 
Proseguo ancora verso N  lungo la cresta che di tanto in tanto presenta delle cornici nevose, e poco dopo una selletta ricomincio a salire in direzione della vetta quotata 1929 m. Resto sempre sulla cresta, che anche se dalla CN non si direbbe, resta in gran parte rocciosa (si può salire anche sfruttando il  versante E, per ripidi prati) e raggiungo anche l’ometto di sasso de Le Creste (1929 m). Da questa prospettiva il Pizzo del Gallo assume delle forme slanciate ed anguste.
 
Sacco di nuovo in spalla, ritorno sui miei passi, scansando questa volta la cima di quota 1872 m. Non abbandono però quasi mai la cresta per evitare di ingarbugliarmi nella fitta vegetazione del pendio W; il fianco E invece è decisamente precipite e dunque non invoglia il passaggio. Giunto appena a N della cima di quota 1793 m, metto i bastoni telescopici nel sacco ed arrampico il breve tratto roccioso fino al suo culmine (di nuovo passaggi di I). Quest’ultimo è forse lo spuntone de Le Creste (1793 m) più caratteristico e snello, offrendo anche una bella vista sul Lago Maggiore.
 
Oltre questa quota, il cammino si fa più tortuoso, si incontrano altri spuntoni da superare e la vegetazione ricca di cespugli è ancora più fitta. Solo in un caso, a causa di un vero e proprio baratro insuperabile sono costretto ad evacuare sul versante W, aggirando l’ostacolo grazie ad una cengia. Lasciato alle spalle questo faticoso tratto mi trovo ora su una selletta erbosa proprio a ridosso dell’ultimo tratto che porta in vetta al Pizzo della Croce. Mi fermo un momento per tirare il fiato e l’occhio mi cade su una minuscola creatura dalle note sembianze. Mi avvicino ed ecco un “cucciolo” di Aspis che si sta godendo il tempore di una pietra. D’istinto mi volto per essere certo di non trovarmi di fronte la famiglia e… beh, pochi metri più in là, scorgo di sfuggita una grossa vipera che striscia via all’interno di un rododendro. Solo pochi arbusti mi separano dal lembo di neve che porta in cima, ma questi metri li affronto facendo dei grossi salti toccando il suolo il meno possibile. Insomma una sorta di salto triplo. La neve è più che portante, ed in alcuni punti devo anche scalciare con forza per formare dei piccoli scalini con la punta degli scarponi in modo da progredire nell’ascensione. Infine eccomi di fronte al piccolo ometto di sasso sul culmine del Pizzo della Croce (1824 m).
 
Per il percorso di ritorno scelgo l’identica via di salita passando per cresta fino a ridosso della cima di quota 1793 m, che però evito sulla sinistra e da li comincio gradualmente a perdere quota in direzione della baracca dei cacciatori citata in precedenza. La vegetazione non è ancora troppo rigogliosa e questo mi permette una visuale abbastanza nitida. Da qui via non mi resta che ripercorrere lo stesso percorso di ascesa.
 
Decisamente sono zone selvagge ed incantevoli, ma da affrontare in questo periodo oppure in tarda stagione. Non consiglio l’ascesa durante i mesi estivi poiché l’alta vegetazione ed il caldo potrebbero causare inutili fatiche. Al contrario, una bella spruzzata di neve primaverile sulle creste oppure la frescura unita ai colori autunnali rendono il paesaggio ancor più pittoresco.

Note:
 
Vetta:
Ometto di sasso sulle vetta de Le Creste (1929 m) e sul Pizzo della Croce; incisione su un sasso “B 2” ed un simbolo panoramico su Le Creste (1872 m).
 
Coletta:
Possibilità di parcheggio nei pressi della Segheria Coletta, ai bordi della strada (ev. in curva).

Valutazione:
Coletta - Colmanicc: T3 (EE - buon senso dell’orientamento)
Colmanicc - Le Creste - Pizzo della Croce: T4 (EE-F/ passaggi di I, il percorso quasi integrale sulla cresta - comunque  evitabili sul pendio W)

Tourengänger: Varoza


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Kommentare (1)


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danicomo hat gesagt:
Gesendet am 21. Mai 2014 um 08:38
Bel giro, bravo
Daniele


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