Pizzo di Campello, quota 2640 m, cresta ESE - SKT
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Sono partito con altre intenzioni, ma a causa del maltempo nella zona prescelta, ho poi deciso di provare a salire al Pizzo di Campello da Segno (presso Acquacalda). Diciamo subito che questa salita è ben diversa dalle altre fatte recentemente in zona (Le Pipe - discesa esclusa - e Pizzo Predèlp W, mentre per quanto riguarda l’uscita al Pizzo Predèlp E / Pizzo d’Era si può dire che parzialmente vi siano elementi di affinità). Del resto l’unica relazione scialpinistica su questa montagna presente in Hikr è firmata da skiboy1969: con questo ho detto tutto… E non mi riferisco solo alla cresta finale: il pendio di salita, che sfrutta il Canalone di Brönich per un tratto e poi sale fino alla vetta con orientamento Nord, non lascia un attimo di respiro e richiede, come sempre in questi casi, una doppia concentrazione: fisica, ma soprattutto mentale. Scivolare non è nelle opzioni: non c’è nulla che possa fermare la corsa, si rischierebbe di arrivare direttamente a Brönich, senza nemmeno accorgersene. Se poi, come oggi, il pendio è completamente ghiacciato…
Assolutamente particolari e fuori stagione le condizioni: temperatura sottozero fin dalla partenza, pendii, come detto, ghiacciati (sia in salita che in discesa) e cresta finale ancora pienamente invernale, con grosse cornici molto sporgenti. In più, anche un leggero strato di neve polverosa nuova (della sera precedente…), a tratti soffiata e a tratti “al naturale”: nonostante il calendario dica metà maggio, posso concludere che a causa di questo particolare inverno 2013-2014, per gli ultimi metri di cresta “è ancora troppo presto” (dando un’occhiata alle foto si capisce perché).
Da Segno fino a Brönich procedo con gli sci sulle spalle. Qui calzo gli sci e comincio a risalire il canalone omonimo. Sulla destra affiora già il Ri di Gana Rossa, per cui mi sposto dalla parte opposta e verso il finale del primo muretto sono costretto a togliere gli sci a causa della ripidità e a percorrere una decina di metri sui rododendri. Da qui salgo continuativamente in pieno Nord (quindi, direzione Sud) su pendii cospicuamente sostenuti (“it’s really steep”, skiboy1969 dixit…). Resto ovviamente sempre a sinistra della parete rocciosa triangolare che scende dalla cima e, munito naturalmente di rampanti, continuo a salire scegliendo sempre la ripidità minore (arduo lavoro, visto che è comunque sempre alta), spostandomi leggermente verso Est. Raggiungo la cresta ESE del Pizzo Campello in prossimità della “m” di “Campello” sulla CNS. Capisco subito che per la cima bisognerà rimandare a tempi migliori. Procedo comunque sci ai piedi (sotto di un metro rispetto alle cornici) fino alla “C”. Qui mi fermo e dopo aver cambiato assetto, prima di mettere gli sci noto comunque, sulla cresta che porta alla vetta, una specie di ometto. “Vuoi vedere che è un’anticima?” mi dico.
Calzo i ramponi, supero qualche rigonfiamento e percorro così qualche decina di metri di cresta. Arrivato su quella che doveva essere l’anticima, mi accorgo che si trattava solo di un blocco di pietra sul versante leventinese, che dal basso dava l’impressione di essere posizionato ad hoc. Non importa: il deposito sci, anche raggiungendo la vetta, l’avrei fatto comunque lì dove l’ho effettivamente fatto. Questo per dire che, pur mancando la ciliegina, la parte sciistica della gita è stata comunque completata.
A questo proposito, il Gabuzzi quota questa discesa come “D-“. Io, pur in presenza di condizioni difficili (neve dura/ghiacciata), mi limito a valutare “AD+”: mi sembra più calzante al tipo di pendio, anche se, in questo caso si tratta di un “AD+ costante”, quasi dall’inizio alla fine (e non, come spesso succede, adatto unicamente per la punta massima “di breve durata”).
Come detto, la discesa avviene praticamente tutta, eccetto gli ultimi 100 metri, su neve dura. Non problematica, ma dura: comunque divertente (meglio della “polenta”).
Ignaro di quotazioni e valutazioni, a casa scopro poi la verità. È proprio vero che a volte è meglio non sapere niente, per non restare influenzati. Se avessi saputo che la guida del CAS valutava questo pendio “D-“, forse (e dico forse) non ne avrei tentato la salita con tutto quel ghiaccio… Certo che quella volta, nell’era pre-Hikr, in cui avevo raggiunto la vetta in estiva, il Pizzo di Campello mi era apparso ben diverso da come l’ho visto oggi...

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