Scopi (3190 m) - SKT
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Questa è la montagna che mi ero ripromesso di salire per la centesima scialpinistica, “la meta scelta con cura”. Il vento mi aveva poi dirottato sul Pizzo Predèlp Occidentale. Oggi invece la meteo non intralcia, per cui completo la trilogia delle “vette deturpate”, dopo Matro e Cima delle Cicogne (ci sarebbe anche il Poncione di Tremorgio, ma l’infrastruttura di vetta è troppo discreta per poterlo includere nell’ambito circolo).
La parte più avventurosa è senz’altro l’inizio, cioè il passaggio a piedi sul tetto della galleria dal Passo del Lucomagno (con passaggi su ghiaccio di fusione e su pendii nevosi ripidi da traversare in equilibrio sull’esile tetto). Il Gabuzzi propone come alternativa di portare l’auto al portale nord della galleria, “poi percorrere 50 metri in galleria e grazie ad una finestra uscire e portarsi sul tetto di quest’ultima”: soluzione attualmente non praticabile (non c’è nessuna finestra).
A gita conclusa posso dire che la migliore soluzione è quella di parcheggiare l’auto al portale nord della galleria e da qui, in pochi minuti, guadagnare il punto di partenza “100 metri a sud della quota 1935 m”, salendo immediatamente sul tetto senza alcuna difficoltà.
In ogni caso, raggiunta la zona chiamata “Scopi” (tra le quote 2000 e 2250) e calzati gli sci, salgo su pendii sempre sostenuti e ghiacciati (oggi indispensabili i rampanti per tutta la salita), seguendo la via invernale che, superando la Puoza dil Scopi porta alla bocchetta quotata 3075 a metà strada tra la vetta dello Scopi e quella del Piz Miez.
L’ultimo tratto che adduce alla sella (35° - 38° su 150 m) giustifica a mio giudizio l’AD+ che il Gabuzzi elargisce, anche se penso sia possibile omettere il “+” senza andare ad intaccare la corretta valutazione della difficoltà. Completamente distaccata dalla realtà, invece, la valutazione riportata nell’unica scialpinistica allo Scopi presente in hikr, che cita Willi auf der Maur (notoriamente “generoso”: però un “MD-“ io non lo darei nemmeno al Canale della Fiamma, altro che allo Scopi…). Ad onor del vero lo stesso paoloski, autore del citato rapporto, dichiara “un tantino esagerata la valutazione di MD-“, pur senza ritoccarla. Per completezza citerei anche lo Scanavino-Gansser, anche lui un po’ sopra le righe, nel passo in cui afferma “da 2600 sino a q. 3075 la pendenza è vieppiù crescente (da 30° fino a 45°)” e da questo 45° (più fittizio che reale, secondo me: accontentiamoci del 38° del Gabuzzi..) trae quindi la sua conclusione “la gita è molto impegnativa” e la sua valutazione: “OSA”.
Comunque, raggiunta la sella, proseguo sci ai piedi sulla cresta NNE dello Scopi e, immerso nella nebbia più totale (ma i paletti qui presenti restano visibili, seppur uno solo alla volta) raggiungo la vetta dove, oltre alla stazione radar militare, si può ammirare anche una croce dotata di gamella. Il vantaggio della vetta piatta (o spianata che sia) è che il cambio di assetto risulta più semplice del solito.
Scendo poi la cresta NNE immerso nella nebbia, ma già dalla bocchetta 3075 la situazione migliora. La neve è pessima all’inizio (crosta non portante) ma dai 2800 in giù diventa dura e portante, come su una pista. E così continua fino alla fine della discesa, cioè all’entrata della galleria. Stavolta scelgo di non rischiare, per cui dopo aver raggiunto sci ai piedi il portale nord, percorro la galleria dall’interno (1845 metri di lunghezza) con gli sci sullo zaino. Di veicoli ne passano pochi e relativamente in breve sono all’auto, posizionata davanti al portale sud.
Se si esclude un breve tratto di crosta cedevole, è stata una gran bella discesa: la polvere è ormai un ricordo, ma del resto cosa si può pretendere al 23 aprile?

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