Traversata Asso-Como con brivido postumo!
Oggi sono sola, Marco è a un corso di aggiornamento sulla neve del Cai, l’altro Marco con l’età si dimentica le date e prende altri impegni, un altro è ancora giù di allenamento e sabato gli è stato sufficiente e con altri so che mi scontrerei sugli orari di partenza.
Da sola non ho molte possibilità, già ne ho poche con l’asciutto con la neve diminuiscono, per cui ubbidendo al solito monito di Marco sul non andare a cacciarmi nei guai, ritorno a fare uno dei giri che preferisco, la traversata Asso-Como, comoda anche perché lascio l’auto a casa.
Trenord questa volta è perfetta e alle 8.30 sono ad Asso. Colazione alla solita pasticceria e poi si comincia a salire. M’illudo che stia arrivando la primavera, primule, anemoni, quei fiorellini che sembrano dei paralumi e a Enco si respira proprio un’aria nuova…illusa!
Poco dopo il bivio per il Foro Francescano il sentiero si porta sul versante in ombra e qui comincio a trovare neve che non abbandonerò fino al rifugio Boletto.
A parte qualche buco arrivo bene in cima al Palanzone, dove c’è un muro di neve di oltre 2 metri, accumulata dal vento d’accordo, ma non ne avevo mai vista tanta qui! Dubbio…scendere alla Bocchetta di Palanzo non mi piace perché troppo ripido, preferisco passare per il Monte Bul ma così facendo c’è l’incognita del traverso che dalla Bocchetta di Nesso porta al rifugio Riella.
In un punto della cresta riesco a vedere sotto, ci sono la traccia, quello che doveva scendere sembra già sceso e soprattutto vedo delle persone che passano per cui scendo tranquilla passando dal Monte Bul. Giunta alla Bocchetta di Nesso quello che vedo non mi piace per nulla, il grosso è già sceso ma ce n’è ancora abbastanza per creare guai. Il pensiero di risalire e scendere alla Bocchetta di Palanzo mi attira poco anche perché già la vedo ancora lunga e faticosa arrivare a Como e se ci aggiungo anche la risalita…decido e, con il senno di poi mi è andata bene, di fare il traverso ma farlo velocemente. Mentre passo trovo delle persone sedute a mangiare in una rientranza del sentiero, altre sedute sul prato appena liberato dalla neve e allora penso…starò esagerando? Tra l’altro quelli che incontro mi sembrano tranquilli, va beh, in ogni caso io non lo sono, e cerco di arrivare al rifugio prima possibile. Al Riella mando un sms a Marco informandolo delle condizioni per me così particolari del Palanzone e del traverso. So che non è sicuro con neve ma non l’ho mai visto così ingombro di slavine.
Anche il tratto per la Bocchetta di Palanzo non è messo bene, meglio del precedente, ma anche qui meglio farlo velocemente, cosa che vedo fare a una sola persona. Tutti gli altri ed erano tanti, sembravano incuranti del fatto che la solita strada ampia e ben transitabile fosse invasa da slavine!
Da qui in poi tutto tranquillo. Pizzo dell’Asino, Capanna Mara ai piedi del Bolettone invece di fare il traverso salgo direttamente in cresta. Qui il traverso sembra sicuro, ma….poiché c’è una bella pedonata che sale diritta in cresta meglio sfruttare quella, tanto lì devo andare!
Raggiungo il Bolettone e costatato che sono in orario faccio una sosta più lunga chiacchierando con un ragazzo alle prime esperienze montagnine tanto che pensava di essere al Palanzone perché cercava il rifugio Riella! Gli spiego l’errore, ci facciamo due risate, lo saluto e proseguo per Brunate. Raggiungo un signore partito prima di me e insieme andiamo al Monte Boletto dove io decido di fermarmi per mangiare ancora qualcosa e gentilmente il signore si adegua. Ormai ho le anguille nelle scarpe e pensare che le ghette sono nello zaino! Pazienza!
Finalmente scesi dal Boletto la neve termina. Al rifugio non c’è verso di fare sosta per un caffè, sembra di essere in un bar del centro, tantissima gente e tantissima ne incontreremo scendendo. Giunti a Brunate ci dividiamo lui prende la navetta io raggiungo la funicolare a piedi. Pensavo ci saremmo ritrovati lì invece, quando arrivo vedo che ci sono più di un centinaio di persone in coda, per cui con rammarico non lo aspetto e mi metto in fila. Arriva poco dopo, ma siamo troppo distanti, un saluto veloce, tanto prima o poi ci rivedremo. Alla fine la discesa a Como è più veloce del previsto, l’assembramento mi aveva spaventato e se non fossi stata sola sarei andata a cercare il sentiero ma non ricordo minimamente dove sia e l’ultima volta non era conciato proprio bene per cui…
Como è come Milano se non peggio oggi. Per fortuna raggiungo il treno 10 minuti prima della partenza e trovo anche posto a sedere. Alla partenza sembra un treno pendolari all’ora di punta e con carrozze ridotte!
Stamattina, lunedì, vengo a sapere dell’incidente. Tutto sommato la mia preoccupazione non era esagerata mi dico!
Dislivello 1905 e km 23,40

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