Isone SKT Extended: Caval Drossa NNW & Bar NW – Trionfo del Nord e del Vento da Nord
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Questa volta ero intenzionato a varcare le porte dell’Alto Ticino: il bollettino valanghe, però, sempre fermo sul 3 per quella zona, mi fa rivoluzionare i programmi e mi porta a riconsiderare la zona dell’ultima uscita (ben posizionata sul 2). Apportando interessanti modifiche al percorso dello scorso sabato mi propongo altresì di andare a cogliere i frutti del lavoro precedentemente fatto (in particolare evitare il blind down ed andare così a colpo sicuro in discesa). Da Isone fino a Muricce, nessuna modifica. Da qui, anziché alzarmi subito nel bosco, seguo il sentiero ufficiale per Gola di Lago. Subito dopo il ponte (posizionato a 5 minuti da Muricce, a quota 930 m), dopo un breve tratto di salita abbandono il sentiero e salgo senza traccia nel bosco in direzione NNW, cioè puntando alla cima (invisibile da qui) del Caval Drossa. La pendenza del bosco non è mai eccessiva, però è un po’ meno rado rispetto a quello a SW della Cima di Screvia. Improvvisamente attorno ai 1250 m il bosco sparisce e rimangono solo alcuni rari alberi. Già prima mi ero accorto del vento sulle creste, ora però soffia anche qui. Man mano che salgo, sempre rimanendo sulla dorsale NNW del Caval Drossa, il vento si rinforza, per cui do fondo a tutto il mio armamentario di difesa, coprendomi alla siberiana.
Per cercare di rintuzzare i vigorosi attacchi di Eolo sbuco sulla cresta leggermente a WNW della cima, ma qui la situazione si fa ugualmente critica. Il vento da Nord, se prima mi ha sospinto a tratti verso la cresta, ora sembrerebbe in grado di sollevarmi da terra per farmi volare in direzione del Lago di Lugano (non sto esagerando).
A volte devo puntare entrambi i bastoni nella neve e fare forza per non essere sospinto verso la Val Colla. A capo chino raggiungo il Caval Drossa e senza minimamente pensare a spellare (sono poi solo 66 m di discesa che mi separano dal punto di minima della cresta che poi sale al Monte Bar) inverto il senso di marcia e mi lascio guidare dal vento verso il suddetto punto di minima, cercando di stare un po’ verso la Val Colla; ma inutilmente: il vento che sale da Isone scavalca la cresta e non guarda in faccia a nessuno. Non che ci sia qualcun altro oltre a me: evidentemente, conosciuta la situazione vento, nessuno si è avventurato da queste parti.
Per gli ultimi metri prima della vetta del Bar servirebbero i rampanti (la neve è evidentemente molto ventata), ma il solo pensiero di fermarmi per estrarli dallo zaino mi fa rabbrividire più di quello che sto già facendo. Stringo i denti e cercando di non scivolare supero i sastrugi duri come sassi e mi dirigo verso la cima.
In cima, oltre al cartello del CAS, c’è un grosso pilone con un piccolo armadietto. Mi posiziono davanti all’armadietto nella speranza di essere almeno un po’ protetto dalle mostruose raffiche. Non so come, ma riesco a spellare senza che nulla voli via: un miracolo! Senza perdere altro tempo mi dirigo verso la cresta NW. Dopo pochi secondi raggiungo il punto dove ci eravamo fermati quattro giorni fa (il P.1785), davvero vicinissimo alla cima. Scendo facendo attenzione a non essere portato via dal vento e a poco a poco, perdendo quota, anche il vento perde d’intensità. Aggiro la cima 1585 sulla destra, evito di pochi metri la Cima di Screvia, e con una discesa molto simile a quella della predetta relazione, solo un po’ più diretta - e selvaggia nell’ultimo tratto - sbuco a Muricce.
Birretta celebrativa e poi via sulla stradina che, con anche un breve taglio nei bei prati di Revöira, mi riporta all’auto ferma vicino al cancello che delimita la zona militare.
Era destino che il Bar mi rendesse la vita dura: una volta la nebbia, stavolta il vento, entrambi al massimo della loro espressione. Ma come si dice, anche questa è andata. Alla prossima! Magari con un po’ meno vento…

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