Attorno al Makalù il "Grande Nero" e Campo 2 Everest Nord


Publiziert von caco , 10. Oktober 2013 um 16:56.

Region: Welt » China » Tibet
Tour Datum:13 April 2009
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: RC   NEP   I 
Zeitbedarf: 27 Tage

Il piccolo Bus arriva e mi accoglie al suo interno con una gradevole sensazione di aria climatizzata.
Vedo per la prima volta i miei compagni di viaggio tranne Paolo,Giorgio e Pasqua che avevo conosciuto in occasione del viaggio in Nepal nel 2006.
I partecipanti dovevano esere 12 ma a causa di incidenti di percorso siamo rimasti in otto.
Superato il primo imbarazzo ci scambiamo informazioni e documentazione circa il viaggio.
Siamo a Malpensa dove ci raggiunge la Maria ,nostra compagna di viaggio della precedente avventura di viaggio, una bevuta in compagnia e quindi ci avviamo all’imbarco con qualche timore per l’eccesso di peso dei bagagli ma il caso vuole che al banco della Katar Airline troviamo una simpatica amica della nostra Maria che chiude un occhio e anche di più.
Il pasto a bordo è ottimo e come di consueto bisso sul vino che mi procura un piacevole stato di intontimento e in un baleno siamo a Doha in Catar.
Abbiamo poche ore di attesa e via verso Katmadù dove arriviamo verso le ore 17 ora locale.
La solita calca infernale agli arrivi,la solita corona di fiori e la sciarpina di benvento e via attraverso una strada palverosa a schivare passanti  con vestiti con colori  variopinti.
Arriviamo all’Hotel Harati nel centro di Thamel e la prima cosa che mi colpisce è un orribile muro che stà sorgendo isolando completamente un bellissimo giardino all’inglese…. Per il resto i ricordi riaffiorano dal profumo di incensi  al personale che ti accoglie sempre con il Sir facendoti sentire quasi una persona importante.
Le prime difficoltà nascono per gli abbinamenti e mi trova a vagare un poco contrariato per i piani in cerca di un compagno di stanza…alla fine vengo abbinato ad un certo Garrinca che pur essendo uno pseudonimo esige di essere sempre chiamato cosi.
Per i primi giorni come è mia usanza ,forse anche fastidiosa,lo chiamavo in tutti i modi possibili ed immaginabili tipo  kancegiunga                ma vuoi per la mancanza di confidenza si è sempre dimostrato paziente.
Novità dell’albergo che oggi manca la corrente elettrica e quindi le prime docce vengono affrontate con la frontale…una vera novità da brevettare.
L’atrio dell’hotel è costituito dalla reception e da due saloni con divani circolari con l’ingresso presidiato da un vigilantes che funge anche da portiere dove di norma si svolgono gli incontri con i titolari delle varie agenzia …..il nostro si chiama Prem.
Le misure sono 1e 60 per 120 un vero budda,parla una lingua anglo-nepalese e nuove in continuazione la pesante testa in senso di diniego..la parola più usata è indubbiamente problem da cui l’appellativo di Mr.Problem.Tutto è un problema …l’acconto del viaggio,il saldo del viaggio i visti per Lhasa e per ultimo il volo  che è stato cancellato.
Ci sorgono alcuni dubbi circa la prenotazione del volo infatti noi abbiamo versato dall’italia solo un piccolo acconto che non copriva certo le spese del volo e per non rischiare di esporsi finanziariamente con molta probabilità ha atteso il nostro arrivo e di conseguenza saremo costretti ad una sosta forzata per 3 giorni a Katmandu perché i voli su Lhasa sono solo 3 alla settimana.
Usciamo a cena allo steck house rinomato locale dove si può consumare carne alla griglia ma questa volta l’accoglienza non è piacevole e la carne non all’altezza delle aspettative.
Nei giorni che ci restano saremo costretti a rivedere il nostro programma e incontreremo più volte MR.Problem e il primogenito che ci accompagna durante le visite dei luoghi simbolo della città
Burban Square.Pashiputhinat,Patan ecc.
Finalmente arriva il giorno del volo per Lhasa….siamo euforici e fortunatamente mi viene assegnato un posto al finestrino dove posso ammirare e riprendere l’immensa catena imalaiana.
Il viaggio è breve e l’aereoporto di Lhasa di recente costriuzione è moderno e presidiato da tanto personale che supera numericamente quello dei turisti;i controlli sono rigorosi ma gentili e sempre accompagnati da l sorriso  .
All’uscita ci attende il Bus con il nostro corrispondete Tibetano di nome Tashi…..l’aereoporto dista 150 km dalla città…. Ritorniamo sui nostri passi ed ora ci dirigiamo a sud.
Durante il tragitto sostiamo per una veloce visita a dei resti sacri magnificamente incisi e dipinti su pietra quale testimonianza delle devozione tibetana…una megalopoli di pietre.
Percorriamo una delle arteria principale della capitale modernamente attrezzata di segnali e semafori, costeggiamo il pothala e ci dirigiamo all’incrocio con una via interna della citta vecchia…. Il mezzo non può entrare e quindi i nostri bagagli sono caricati su di un carretto e  spinto a mano fino al nostro albergo. Noi seguiamo come di scorta tra gli sguardi dei passanti.
Il nostro albergo si trova a pochi chilometri dal Pothala nella città vecchia abitata e affollata da ambulanti Tibetani ma la via come tutte le vie della città vecchia è presidiata dai militari sia all’ingresso che all’uscita mentre una ronda la percorre ininterrottamente per tutto il giorno e la notte.
Le camere sono al piano terra e si affacciano su un cortile chiuso e non potendo beneficiare dei raggi del sole sono gelide…. La temperatura non invita certo alla doccia….dimenticavo siamo a 3600 di quota e qualche giramento di testa si avverte.
Tashi ci avverte di continuo “slolly”
L’atrio dell’hotel è interamente occupato da un’enorme budda con vasi colmi di offerte anche alimentari mentre il ristorante gelido e deserto si trova sull’altro lato del cortile.
La cena avviene indossando la giacca di piuma è come essere seduti al tavolo in otto al centro di una piazza d’armi e i preparativi per i  pasti sono lunghi e infiniti.
In compenso la gente ti accoglie sempre con il sorriso e le ragazze sorridono e ti osservano incuriosite tentando l’approccio con qualche parola in inglese.
Tutta la massa di persone si muove in un apparente disordine ma dai tetti della città vecchia i militari osservono tutto con binocolo e telecamera……una calma apparente e condizionata.
I giorni che trascorriamo sono principalmente dedicati alla visita dei monasteri tutti concentrati a pochi chilometri dal centro o meglio dal Pothala ora trasformato in museo.
Queste visite aiutano all’adattamento alla quota .
Alcuni cenni storici circa il Pothale enorme struttura bicolore che sorge proprio al centro della citta antica residenza del Dalai Lama fino a quando il 14 ° non fuggì in India in seguito alla invasione cinese e la fallita rivolta del 1959. L’edificio ha 13 piani e 1000 stanze per 300 metri in altezza.
Il palazzo di compone di una parte bianca, la prima costrita dal 5 dalai lama e sede dei dalai lama e una parte rossa aggiunta successivamente e sede degli studi religiosi e la preghiera buddista.
In seconda giornata siamo al 19 aprile ci spostiamo in autobus al monastero diDrepung uno dei più antichi che contava circa 10.000 monaci prima della invasione cinese ora ne ospita circa 800.Sulla piazza principale assistiamo ad una sfida teologica dei monaci che seduti in cerchio assistono apparentemente divertiti accompagnando la richesta con una danza tipo sumo e con il fragore dello schioccare delle mani.
Visitiamo il Monastero di Sera’ e poi la residenza estiva dei Dalai Lama e poi rientriamo al nostro albergo facendoci largo nella via affollata
Il Giorno seguente visitiamo nel centro storico la piazza dove sorge il monastero di Jokhang il più antico da dove ha avuto inizio la costruzione di Lhasa.
La devozione di questo popolo è strabiliante sono avunque in atteggiamento di prostrazione e affrontano viaggi lunghissimi pur di pregare in questi luoghi…. Difficile pensare che sia un popolo combattivo e rivoluzionario. Forse sono stati per troppo tempo schacciati e sfruttati …prima dalla religione ed ora dall’occupazione cinese .
I monaci infatti nella loro essenzialità vengono rispettati , ossequiati e oserei dire anche mantenuti da questa popolazione che non ha nulla e a volte neppure il minimo vitale…  noi viviamo veramente di superfluo.
Il 21 ripartiamo in direzione dei grandi passi a 4800 abbiamo una stupenda vista sul lago i Yamdrok Yumtso e poi di nuovo giu per poi risalire a 5000 metri in direzione Giantse dove abbiamo il primo incontro con la catena dei giganti .
Ad ogni sosta il nostro Tashi si dilegua per andare al posto di polizia per comunicare i nostri spostamenti mentre noi ne approfittiamo per visitare questa cittadina veramente piacevole dove scopriamo anche un buon ristorante che non fa mai male dove lasciamo traccia del nostra passaggio su di una pagina murales.
Il monastero e veramente affascinante anche se appare quasi deserto e circondato da possenti mura che si perdono a vista d’occhio inglobando una rocca inaccessibile.
Qui si respira l’aria polverosa e reale del vero tibet lontano centinaia di chilometri dalla capitale
il resto del viaggio è documentato da un filmato amatoriale disponibile al costo di 15 euro.










Tourengänger: caco


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