Engadina cap. VI: Piz Languard, Chamanna Georgy, Chamanna Paradis
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È ancora buio mentre guido da Sils Maria verso Saint Moritz e il cielo, che qualche istante prima sembrava terso in un baleno si copre di nuvole. Con un groppo in gola, pigiando sull’accelleratore, supero il bivio per Suvretta e con esso la destinazione di giornata che avrebbe dovuto essere (almeno) il Piz Julier. Forza dell’età, o forse di una ritrovata saggezza, le parole di
turistalpi ("se c’è il tempo brutto, il Julier non si fa, la cresta con le catene è troppo pericolosa") mi inducono a non rischiare.
Verso Pontresina, si apre una finestra di cielo azzurro albeggiante, così opto per la vetta di riserva, il piz Languard e poi si vedrà, cos’altro aggiungere.
Parcheggio alla stazione ferroviaria e mi avvio su asfalto verso il centro di Pontersina seguendo i numerosi pannelli segnavia. All’altezza dell’hotel Rosatch, salgo a sinistra e punto la stazione di base della seggiovia, dove, nei pressi della chiesetta di Santa Maria, inizia il sentiero che risale una costa erbosa probabilmente solcata dalla piste da sci in inverno.
Il tracciato sale con pendenze decise e le numerose possibilità di tagliare dritto per dritto non migliorano la situazione ma, in breve, si esce alla Bergstation, la stazione a monte della seggiovia.
Da qui, sempre guidato da ottime indicazioni, mi immetto su un lungo traverso che, in diagonale, risale il versante sinistro della Valle Languard. Sull’altro versante,è visibile la Chamanna Paradis.
Un elicottero risale veloce da valle e si dirige sul Languard, ancora nascosto. Nel tempo che ho impiegato per superare 150 m di dislivello questo uccello di metallo ha fatto su e giù dalla valle per tre volte: totale 4500 m di dislivello positivo in una ventina di minuti. Potenza della tecnica, potenza del petrolio.
Più salgo, più si apre la vista sulle montagne circostanti. In particolare i giganti della zona del Bernina sono ben visibili e, naturalmente, impressionanti. Il versante opposto sopra San Moritz, a parte qualche istante, rimane coperto dalle nuvole e questo mi consola e mi conforta dopo la decisione di rimandare il Julier.
Arrivo dunque al bivio che, a sinistra, mi immette sul tracciato finale che sale alla Chamanna Georgy e dunque alla vetta del Languard. Questo è l’unico tratto nel quale occorre porre un minimo di attenzione a dove si poggiano i piedi. Qualche restringimento del sentiero, qualche tratto piuttosto esposto, qualche roccia da superare con l’aiuto delle mani ma nulla di più. Il Languard è probabilmente il 3000 più facile sinora affrontato . La valutazione T3 è appunto giustificata dalla salita dell’edificio sommitale, altrimenti sicuramente T2. Ciò non deve tuttavia indurre in tentazione escursionisti inesperti o poco allenati. Un 3000 è sempre un 3000 e va affrontato con il dovuto rispetto.
Giunto alla capanna posta a 3175 m, la ignoro e vado direttamente in vetta, bel quadrato pianeggiante dove staziona un trigonometrico. Per la prima volta il sole si fa caldo (sono le 8.45 del mattino) e la permanenza è veramente piacevole. Soliti rituali di vetta e uno sguardo verso Diavolezza: la zona è densa di nuvole, pertanto, per la seconda parte della gita, abbandono un progetto (un po’ folle a dire il vero) che mi era venuto in mente durante la salita. Scendo e costruisco il progetto definitivo: durante la discesa, visiterò quante più capanne possibile.
La prima è la più ovvia e a portata di mano: la Chamanna Georgy. Il gestore, Claudio è un ragazzo gentile, disponibile e simpatico, affatto associabile allo stereotipo del capanaro burbero. La capanna è un gioiello, il caffè buonissimo, i prezzi competitivi se si pensa che ogni cosa che arriva quassù, ci arriva con l’elicottero.
Scendo veloce ma con la dovuta cautela. Al bivio sottostante volto a sinistra su sentiero segnalato per la Chamanna Paradis e arrivo sul fondo della valle Languard in ambiente idilliaco cosparso di Eriofori, solcato da torrente e abitato a abbondanti bovini di diverse razze (tra cui Angus). Le marmotte non mancano, osservato in lontananza qualche stambecco.
Con una breve risalita sul versante opposto giungo alla Chamanna Paradis e, senza tergiversare, percorro la larga cresta erbosa in direzione della stazione della seggiovia perché il prossimo obiettivo vorrebbe essere la Chamana Segantini.
In questo punto comincia a piovere, dapprima leggermente, poi, complice il cielo che si fa sempre più nero, in modo copioso. A malincuore, devo dunque troncare l’ultima parte del progetto e scendere, anche di buona lena se non voglio andare a mollo. A un bivio in zona Alp Languard, prendo a sinistra verso Pontresina evitando di tornare alla seggiovia e comincio la discesa (piuttosto bagnata) dentro un bel bosco. I comodi tornanti e il fondo pulito mi permettono una progressione veloce che mi consente, entro mezzogiorno, di rifugiarmi all’auto tra un scroscio e l’altro.
Gita bella in ambienti di prima classe con l’aggiunta di una vetta di grido in Engadina. Il maltempo ha limitato gli obiettivi faraonici che mi ero dato ma forse la frequentazione della montagna serve anche ad imparare ad accettare la rinuncia verso certe idee di grandezza che a lungo andare potrebbero rivelarsi nocive.
Il dislivello tiene conto della discesa alla valle Languard e risalita alla Chamanna Paradis.
Tempi comprensivi di soste, in particolare sulla vetta e alla Chamanna Georgy (circa 1 h) dove è un piacere rimanere.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 33.5 km circa.

Verso Pontresina, si apre una finestra di cielo azzurro albeggiante, così opto per la vetta di riserva, il piz Languard e poi si vedrà, cos’altro aggiungere.
Parcheggio alla stazione ferroviaria e mi avvio su asfalto verso il centro di Pontersina seguendo i numerosi pannelli segnavia. All’altezza dell’hotel Rosatch, salgo a sinistra e punto la stazione di base della seggiovia, dove, nei pressi della chiesetta di Santa Maria, inizia il sentiero che risale una costa erbosa probabilmente solcata dalla piste da sci in inverno.
Il tracciato sale con pendenze decise e le numerose possibilità di tagliare dritto per dritto non migliorano la situazione ma, in breve, si esce alla Bergstation, la stazione a monte della seggiovia.
Da qui, sempre guidato da ottime indicazioni, mi immetto su un lungo traverso che, in diagonale, risale il versante sinistro della Valle Languard. Sull’altro versante,è visibile la Chamanna Paradis.
Un elicottero risale veloce da valle e si dirige sul Languard, ancora nascosto. Nel tempo che ho impiegato per superare 150 m di dislivello questo uccello di metallo ha fatto su e giù dalla valle per tre volte: totale 4500 m di dislivello positivo in una ventina di minuti. Potenza della tecnica, potenza del petrolio.
Più salgo, più si apre la vista sulle montagne circostanti. In particolare i giganti della zona del Bernina sono ben visibili e, naturalmente, impressionanti. Il versante opposto sopra San Moritz, a parte qualche istante, rimane coperto dalle nuvole e questo mi consola e mi conforta dopo la decisione di rimandare il Julier.
Arrivo dunque al bivio che, a sinistra, mi immette sul tracciato finale che sale alla Chamanna Georgy e dunque alla vetta del Languard. Questo è l’unico tratto nel quale occorre porre un minimo di attenzione a dove si poggiano i piedi. Qualche restringimento del sentiero, qualche tratto piuttosto esposto, qualche roccia da superare con l’aiuto delle mani ma nulla di più. Il Languard è probabilmente il 3000 più facile sinora affrontato . La valutazione T3 è appunto giustificata dalla salita dell’edificio sommitale, altrimenti sicuramente T2. Ciò non deve tuttavia indurre in tentazione escursionisti inesperti o poco allenati. Un 3000 è sempre un 3000 e va affrontato con il dovuto rispetto.
Giunto alla capanna posta a 3175 m, la ignoro e vado direttamente in vetta, bel quadrato pianeggiante dove staziona un trigonometrico. Per la prima volta il sole si fa caldo (sono le 8.45 del mattino) e la permanenza è veramente piacevole. Soliti rituali di vetta e uno sguardo verso Diavolezza: la zona è densa di nuvole, pertanto, per la seconda parte della gita, abbandono un progetto (un po’ folle a dire il vero) che mi era venuto in mente durante la salita. Scendo e costruisco il progetto definitivo: durante la discesa, visiterò quante più capanne possibile.
La prima è la più ovvia e a portata di mano: la Chamanna Georgy. Il gestore, Claudio è un ragazzo gentile, disponibile e simpatico, affatto associabile allo stereotipo del capanaro burbero. La capanna è un gioiello, il caffè buonissimo, i prezzi competitivi se si pensa che ogni cosa che arriva quassù, ci arriva con l’elicottero.
Scendo veloce ma con la dovuta cautela. Al bivio sottostante volto a sinistra su sentiero segnalato per la Chamanna Paradis e arrivo sul fondo della valle Languard in ambiente idilliaco cosparso di Eriofori, solcato da torrente e abitato a abbondanti bovini di diverse razze (tra cui Angus). Le marmotte non mancano, osservato in lontananza qualche stambecco.
Con una breve risalita sul versante opposto giungo alla Chamanna Paradis e, senza tergiversare, percorro la larga cresta erbosa in direzione della stazione della seggiovia perché il prossimo obiettivo vorrebbe essere la Chamana Segantini.
In questo punto comincia a piovere, dapprima leggermente, poi, complice il cielo che si fa sempre più nero, in modo copioso. A malincuore, devo dunque troncare l’ultima parte del progetto e scendere, anche di buona lena se non voglio andare a mollo. A un bivio in zona Alp Languard, prendo a sinistra verso Pontresina evitando di tornare alla seggiovia e comincio la discesa (piuttosto bagnata) dentro un bel bosco. I comodi tornanti e il fondo pulito mi permettono una progressione veloce che mi consente, entro mezzogiorno, di rifugiarmi all’auto tra un scroscio e l’altro.
Gita bella in ambienti di prima classe con l’aggiunta di una vetta di grido in Engadina. Il maltempo ha limitato gli obiettivi faraonici che mi ero dato ma forse la frequentazione della montagna serve anche ad imparare ad accettare la rinuncia verso certe idee di grandezza che a lungo andare potrebbero rivelarsi nocive.
Il dislivello tiene conto della discesa alla valle Languard e risalita alla Chamanna Paradis.
Tempi comprensivi di soste, in particolare sulla vetta e alla Chamanna Georgy (circa 1 h) dove è un piacere rimanere.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 33.5 km circa.
Tourengänger:
rochi

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