Mottone (1769 m) via Valle di Vocaglia & Pizzo Zucchero (1899 m)
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Dopo 32 uscite scialpinistiche tra novembre 2012 ed aprile 2013 sento crescere la voglia di boschi, di esplorazione e di leggerezza, per cui ritorno nel mio amato Ticino e mi dirigo verso una delle sue “culle di wilderness”, cioè la Valle Onsernone, che in passato mi ha sempre regalato stupende gite (quelle volte in cui, ingoiando il rospo della “stradaccia malandrina”, ho avuto il coraggio di addentrarmici). La chicca di giornata è senz’altro la Valle di Vocaglia, “la difficile Valle di Vocaglia” come dice il Brenna, che si insinua nel “dirupatissimo” versante meridionale del Mottone. Il paragone con la Bavona ci sta tutto, anche se la Bavona è bella perché è la Bavona, e l’Onsernone lo è per il motivo speculare. Potrei dire, riguardo alla Valle di Vocaglia, “il regno del misto”, inteso come perfetta fusione di boschi misteriosi, pendii ripidi e salti di roccia improvvisi.
Come difficoltà il Brenna indica EI. Andando a sviscerarne il contenuto e a tradurlo in parole odierne direi: una certa difficoltà nel reperire e seguire il sentiero (da Vocaglia a Bresciügöi); scivolosità (poi, dopo 10 giorni di pioggia…); talvolta un po’ di esposizione (salti di roccia); alle circostanze appena enumerate aggiungo anche, come variabile odierna, neve molle e bagnata (dal P.Zucchero ai Piani della Galera): per tutti questi motivi ritengo realistica la valutazione T4.
La meteo non è stata veritiera: pazienza, un tetto per rimanere all’asciutto durante i plurimi scrosci l’ho sempre trovato.
La giornata si apre a Vocaglia con un comitato d’accoglienza d’eccezione: tre giovani caprioli, appena sotto i prati del paese. Dopo i saluti reciproci, prendo l’unica “streccia“ che sale oltre le case e che ben presto si trasforma in sentiero (non segnato sulla CNS). Lo seguo, prestando attenzione alla debole traccia, e dopo non molto mi ritrovo fuori dal bosco, su di un ampio prato (Prou, appunto) dove sorge l’alpeggio appena nominato. Salgo fino all’ultima cascina, nei cui pressi, verso destra si diparte una traccia in orizzontale (il punto esatto di partenza vede un tubo dell’acqua affiorante, evidenziato) che si addentra nella Valle di Vocaglia. Il terreno è fradicio, quindi da qua in avanti il livello di attenzione è massimo. I pendii si fanno molto ripidi, e l’abbondante fogliame non rende certo più facile il procedere. Ogni tanto qualche segno dell’umana frequentazione si palesa (scalini, pietre “sintomatiche”, un po’ di vernice bianca e rossa). Il Brenna dice “si attraversano diversi riali”: io, forse anche a causa del periodo delle grandi piogge appena passato (?), ne ho contati 4, ma non escludo che in altri periodi possano anche diminuire…
A due minuti di cammino dal superamento dell’ultimo riale, in prossimità di un faggio con una freccia che indica la direzione da cui sono venuto, il sentiero prosegue in orizzontale, ma un’altra traccia poco visibile sale a sinistra (poco più in alto si intravede un piccolo muretto di sostegno). Salgo nel bosco su stretti tornanti (qui i segni di vernice sono frequenti) e, dopo aver superato un’altra gola scivolosa, sbuco a Bresciügöi (tre cascine di cui solo la più bassa ancora intatta; quella di mezzo è in rovina e la più alta è quasi scomparsa), sulla cresta SSE del Mottone. I restanti 200 metri di dislivello si svolgono tra macigni e radure erbose, ma sempre in cresta, senza possibilità d’errore. Raggiungo così la cima del Mottone, dove un corposo uomo di vetta mi attende. La parte “complessa” della gita è andata, mi attende ora quella per la quale verrà utile il diplomino di OR duramente conquistato nelle ultime scialpinistiche.
Qualche saliscendi, qualche blocco roccioso scivoloso ma tutto sommato arrivo a Ca della Colma (punto di minima della cresta) senza patire. Lo stesso dicasi per la risalita verso il Pizzo Zucchero, anche se qualche tuono in lontananza mi mette una certa apprensione. L’uomo di vetta dello Zucchero è ancora più imponente dell’altro, quasi due metri.
Da qua in avanti l’esposizione cambia, diventa NW e W, per cui mi preparo alla “OR Zone” inforcando le gamasce (anche perché la neve si vede a vista…). Già per passare dalla cima alla vicinissima anticima SW ci finisco dentro fino all’inguine…
Dalla vetta del Pizzo Zucchero in poi i sentieri diventano ufficiali, ma spesso, per evitare la neve marcia, bagnata e pesante effettuo divagazioni in rododendri e ginepri, per cui il sentiero ufficiale giova a poco. Il resto è una nuotata nella neve. Man mano che mi avvicino a Saléi comincia a piovere, quindi approfitto dello stabile della Funivia Zott-Saléi per far passare il primo dei numerosi scrosci odierni.
Una visita anche alla Capanna Saléi (altro scroscio), poi il guado non del tutto semplice sul Ri d’in Erlöngh, i Piani della Galera ancora innevati e poi giù per il sentiero della Val Lavadina durante una tregua della pioggia. Arrivo a Ligünc e sono obbligato ad altre due “pause forzate”. Poi sotto una gradevole lieve pioggerella raggiungo prima Cavoo e poi Comologno.
Da qui proseguo su strada asfaltata e dopo aver passato Corbella riguadagno Vocaglia, dove, in auto, mi aspetta una Weiß scura, che debitamente immersa nella locale fontanella provvederà a ridarmi il sorriso in vista della beffa finale: l’apparizione, in cielo, di 4 soli dopo tutta l’acqua (evitata ma arrivata) di oggi.
Gita comunque positiva: la gemma iniziale è per amatori, ma merita. Il resto è comunque gradevole e, in presenza di meteo stabile, allungabile a piacere. Un buon motivo per ritornarci…
PS Di solito preferisco evitare le foto poco nitide, ma caprioli così vicini… quando mi ricapitano?
Omaggio musicale al Pizzo Zucchero (dei due zuccheri, è senz’altro quello più negletto, quindi un po’ di zucchero anche per lui, non fa male…):
The Archies – Sugar Sugar
Tempi:
Vocaglia - Mottone: 2 ore e 30’
Mottone – Pizzo Zucchero: 1 ora
Pizzo Zucchero – Alpe Saléi: 45’
Alpe Saléi – Vocaglia: 1 ora e 30’

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