L’incanto della Val Cama imbiancata
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Un recente contatto epistolare con orlando, che saluto augurandogli ogni bene, riaccende il mio mai sopito amore per la Val Cama e subito mi sovviene che non l’ho mai vista nella sua veste invernale. Decido di colmare questa lacuna e mi pongo come obiettivo di raggiungere il Lago di Cama partendo dalla frazione Ogreda riservandomi poi di decidere se e come proseguire per altra destinazione. Il timore è che i venti da “moderati a forti” annunciati per la pur bella giornata possano tarpare le ali al mio progetto ma parto equipaggiato di conseguenza. Purtroppo il destino, o forse una stanchezza che assomiglia al letargo invernale, fa sì che io salti a piè pari entrambe le sveglie che avevo fissate partendo esattamente un’ora dopo il previsto. Il malumore passa costatando che a quell’ora la A2 è molto più scorrevole del solito e alle 9.30 ho già gli scarponi ai piedi e un sacco di mercanzia varia dentro lo zaino che fa alla mia schiena l’esatto contrario di ciò che vorrebbe il mio fisioterapista. Scambio qualche parola con l’unico passante che si informa sulla mia destinazione ricevendo un educato ammonimento a non esagerare perché…..”ieri li hanno portati giù in elicottero due da lassù!”. Chi fossero costoro e cosa fossero mai andati fare in quel non meglio identificato “lassù” non avevo voglia di approfondire per cui, salutatolo, mi incammino per il sentiero. Non sto qui a tediare il lettore col racconto particolareggiato del percorso perché ne esistono moltissime descrizioni alcune anche mie; voglio solo parlare degli aspetti più invernali della escursione. Il grande bianco visibile sui monti si rivela in realtà una piccola spruzzata di neve destinata ad una rapida fusione nell’immediato futuro anche se è comunque di grande effetto; fino alla località Provesc occorre fare i conti con una salita impegnativa anche se assistita da gradini, protezioni e molto segnalata. Man mano ci si innalza, la sottostante valle Mesolcina si mostra nel suo aspetto peggiore: autostrada, rumore continuo, ecc. Nel bosco, invece, un silenzio quasi assoluto, rotto solo dai miei passi e dal picchiare dei bastoncini sui sassi seminascosti dalla neve. Anche gli uccelli tacciono e l’acqua che ricordavo scorrere impetuosa nel Rià de Val Cama che ha scavato l’omonima valle è inspiegabilmente assente come se qualcuno avesse chiuso il rubinetto. Ogni tanto il vento, per fortuna non così forte, pulisce i rami delle conifere dalla neve recente che con mio grande sollazzo si infila nel colletto della camicia; si ha quasi l’impressione che nevischi ma il cielo è splendente e senza nuvole. Superato Provesc il tono della escursione passa da tosto e in piedi a lungo da non finire. Ogni tanto intravedo scritte dipinte su massi che dicono quanti km mancano al Lago; servono in estate quando si corre la locale skyrace. Improvvisamente, dopo una piccola chiusa riappare il torrente come lo ricordavo. Procedendo il manto nevoso si fa più consistente ma non ho mai dovuto calzare le ciaspole che se ne sono rimaste appollaiate sullo zaino col resto dello heavy equipment. Quando arrivo al Lago di Cama….il lago….non c’è! Mi rendo conto che nella sua veste invernale è gelato e ricoperto di neve per cui, se fosse mai possibile non sapere che c’è si potrebbe anche camminarci su e magari rompere il ghiaccio sottostante con esiti cui non voglio pensare. Un paio di barchette semisepolte nel ghiaccio fanno capolino in modo quasi comico. I monti circostanti hanno indossato la livrea bianca e questo aumenta il loro fascino o per meglio dire viene presentato un altro loro aspetto molto diverso da quello estivo che io conoscevo. Purtroppo i particolari delle pieghe, salti, canali e vette vengono meglio esaltati dalla luce e dai colori caldi della bella stagione ma se in Agosto si possono fare progetti sulla loro accessibilità oggi qualunque idea di salirli mi sembra improponibile. Mi accorgo di aver impiegato un’ora più delle due normalmente necessarie ad arrivare qui per cui capisco che oggi il mio viaggio finisce al Lago mentre altre volte questa è stata solo una tappa (Da Cama al Piz de Cressim & Tentativo al Pizzo Paglia da Cama) per poi raggiungere mete più eccelse. Ma oggi questa è la mia vetta e mi appaga. Qui non c’è nessuno, la neve non ha altre impronte se non le mie; i rifugi sono chiusi e attendono la primavera con tanta gente e famiglie intere che arrivano a pernottare o anche solo a partecipare alle numerose feste che qui si svolgono. Scatto un po’ di foto e rapidamente mi incammino per tornare. Ciao Lago, arrivederci!
Riflessione: Perché un percorso ben conosciuto diventa così più impegnativo in termini di tempo quando è innevato? Ci ho pensato un po’ e mi vengono in mente poche plausibili ragioni: per prima cosa le asperità/difficoltà rappresentate da sassi, radici e buche sono nascoste e quindi il nostro incedere è più guardingo dopo le prime incespicate e i primi scivoloni; poi la neve, anche se poca, rappresenta un “lubrificante” interposto tra le nostre suole ed il terreno e quindi una parte dell’energia che imprimiamo nel passo viene dissipata inutilmente in questo continuo micro-scivolamento. Se invece la neve è tanta si aggiunge a quanto detto anche la maggiore alzata che dobbiamo adottare quando calziamo le ciaspole. In ultimo forse anche il freddo fa la sua parte perché fa in modo che le nostre articolazioni abbiamo un difficoltà di movimento che invece il caldo favorisce.
Pillole….di sudore e di fatica:
Dislivello salita 959m
Dislivello discesa 959m
Lunghezza totale 14 km
Tempo salita 3h00’
Tempo discesa 2h35’
Tempo totale lordo 5h35’
Tempo totale netto 5h20’
Soste totali 15’

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