Con Marco partiamo come sempre di buon'ora e quando arriviamo All'Acqua albeggia...ci prepariamo e ci dirigiamo verso la capanna Piansecco, questa volta evitiamo di salire i pendi, dove la traccia è disfatta e la neve poco bella, e seguiamo il sentiero estivo, strabattuto e ben percorribile...le energie ci serviranno più avanti.
Arrivati alla capanna ci fermiamo per un caffè, controllo il GPS, funziona alla perfezione e la traccia che ho inserito fa bella mostra di se; riprendiamo a camminare, accompagnati da un bel vento vigoroso.
Quando la cresta si biforca ci teniamo sulla sinistra, puntando direttamente al pendio sotto al primo canalino che vogliamo risalire: la pendenza è notevole e per addolcirla un pò bisogna salire zigzagando e visto che la neve è dura e una scivolata non sarebbe simpatica(!), togliamo le ciaspole e ci ramponiamo.
All'attacco del canalino controllo il GPS...ma l'infame ha smesso di funzionare!!! Beh...boh...che si fa? Facciamo all'antica e cerchiamo la via migliore per salire.
Alla fine del canalino, con pendenza attorno ai 40°, ci teniamo dapprima sulla sinistra, ma arrivati alle rocce ci rendiamo conto che i passaggi sono un pò troppo impegnativi per salire senza sicura e cosi scendiamo un pochino e ci spostiamo a destra e, imboccanto un canale con neve abbastanza buona, in mezz'oretta siamo all'inizio della cresta e sotto alla prima spalla (m2549)...qui la neve è splendida e regalerebbe una sciata favolosa (S5). Noi continuiamo a salire con i ramponi e, dopo aver percorso un insidioso traverso, ci troviamo a dover decidere il punto migliore per arrampicare: prima proviamo a destra, ma le placche rocciose sotto ai pochi cm di neve presenti, ci fanno desistere e quindi scendendo di pochi metri ci ci spostiamo a sinistra e affrontando qualche passaggio di III superiamo il secondo tratto roccioso. La vista sul Rotondo, Sul Cassina di Baggio e sullo Chuebodenhorn è mozzafiato e inusuale. Alla vetta non manca molto, ma abbiamo davanti a noi il pezzo più complesso da percorrere: il canale che sale è ripido (45°) e molto esposto, per cui saliamo il più possibile in verticale, evitando i traversi, la neve è inconsistente, arriviamo alla parete rocciosa dove ci aspetta un camino, per fortuna ben appigliato e abbastanza semplice (II), salgo, aspetto Marco...ora vediamo bene la nostra meta, ancora un piccolo sforzo e siamo arrivati...la salita ci ha impegnati per otto ore!!! Beviamo un pò di tè caldo, facciamo un'improbabile foto di vetta e iniziamo la discesa, decidiamo di scendere per il pendio che porta direttamente alla base della spalla. Da qui in poi il rientro è semplicissimo, accendiamo le frontali e fino alla cresta sopra alla capanna teniamo i ramponi, dopodichè mettiamo le ciaspole e per il sentiero dell'andata torniamo all'auto.
Che dire...visti i giganti della Val Bedretto quest'itinerario può sembrare una gita minore...in realtà le difficoltà alpinistiche incontrate sono state notevoli e richiedono una buona tecnica di progressione su misto.
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