Pizzo Ruscada (2004 m)
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Oltre al Gridone e al Monte Zeda, il Pizzo Ruscada è una delle montagne più vicine a casa mia. Inspiegabilmente, però, non l’ho mai salita. Per questa che sembra essere una delle ultime possibilità autunnali, mi prendo la briga di andare a verificare se ci siano motivi fondati per questa mia negligenza o se invece sia stato solo il frutto di una casuale dimenticanza.
Segnalo subito che per una più approfondita documentazione circa la montagna e la regione, sono presenti su hikr numerose relazioni; particolarmente apprezzabile è il dettagliato apporto di conoscenza sviluppato da Zaza e da
gmonty.
Il Pizzo Ruscada è situato grosso modo tra il Gridone ed il Rosso di Ribia (almeno questa è l’immagine che ho in mente io), anche se altre vette si frappongono parzialmente tra i due. Il toponimo “Ruscada”, così come lo precisa Dario Petrini nel suo Glossario dialettale, significa “togliere la rüsca”, ossia la corteccia, e “si addice anche per luoghi mondati da sterpi e sassi (cosa che corrisponde proprio per il terreno prativo dell’Alpe Ruscada)”.
Mi piace inoltre aggiungere come la Carta Michaelis del 1847 (notizia appresa dai volumi del Brenna) riportasse per questa montagna il nobile nome di “Pioda d’Aurice”.
Per quanto riguarda il tragitto, c’è da segnalare che da Corte Nuovo (1635 m) in poi ho seguito integralmente la cresta Est, trovando a sprazzi un po’ di neve. I due versanti, separati dal filo di cresta, sono molto difformi: quello verso S, selvaggio e ricco di strapiombi (ma senza neve); l’altro, verso N, già ben innevato e con la vegetazione tipica di questi versanti: rododendri, ontani e, fino quasi alla cima, alberi di alto fusto, principalmente larici.
Per essere più tranquillo, oltre che per andare a conoscere un’altra parte di questa montagna, in discesa ho invece seguito la cresta Nord. La quantità di neve qui era naturalmente più abbondante, ma ancorché “armato” di sole gamasce, non ho avuto nessuna difficoltà nel raggiungere Cappellone (1879 m). Da qui si diparte il sentiero ufficiale in direzione SE che si raccorda poi alla cresta Est e precisamente un po’ prima dell’elevazione quotata 1713 (che ho salito entrambe le volte).
Circa il resto dell’escursione non vi sono grosse cose da aggiungere, se si esclude una doverosa menzione del grazioso Monte di Saorèe, appoggiato su di un grande prato con vista amplissima su tutto il versante Nord del Gridone.
Purtroppo per gran parte dell’escursione, in particolare nei passaggi di cresta e sulla vetta, nuvole ed anche un po’ di nebbia hanno coperto “il memorabile panorama” di cui parla il Brenna: la muraglia del Gridone ho potuto vederla solo dal punto di partenza (e di arrivo) dell’escursione (Lionza), e lo stesso vale per il Rosso di Ribia (un unico sprazzo di sereno nei pressi di Pescia Lunga): non parliamo poi delle Alpi Vallesane e delle cime della Valgrande, che si sono ben celate (fortunatamente ho avuto altre occasioni in passato per gustare questi panorami…).
Questa gita mi ha lasciato naturalmente la curiosità, relegata per ora ad altre future stagioni, di andare a conoscere anche l’intricato versante Sud. Non sono un grande amante delle ripetute (con doverose eccezioni, s’intende…), ma spero che in futuro ci sia la possibilità di esplorare anche questa parte della “Pioda d’Aurice”!
Tempi di percorrenza: 6 ore e 45’. Andata: 3 ore e 45’. Ritorno: 3 ore

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