Pulpito (2616 m)
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“Da questo Pulpito non si fanno prediche, ma le si ricevono dalla natura”.
Potrei già chiudere qui questa mia relazione, visto che le parole del Maestro hanno già detto tutto… ma racconterò qualcosa, giusto per svelare la genesi dell'ascesa al Pulpito, oltre che per chiosare le parole di gmonty a proposito di questa montagna: “le difficoltà non so stimarle, me le dirà chi verrà a farla.”
Parto con l’intenzione di andare a verificare la cresta NW del Pizzo Castello. Dato che già una settimana fa, sulla parete N del Monte Zucchero (di quota inferiore al Castello) si vedeva della neve, mi ero organizzato anche con un’alternativa (il Pizzo della Rossa) da cavare dal cilindro nel caso di un qualche (altamente probabile) impedimento.
Ovviamente, i muri del Castello, essendo quasi verticali, di neve non ne presentavano; c’era però qualcos’altro a rendere sconsigliato il tentativo. Procediamo con ordine, ecco:
Dal Rifugio Poncione di Braga, 2003 m (raggiunto dal comodo sentiero che parte – nell’odierno caso – dal ponte sul Fiume Peccia, 1120 m, un po’ prima di Ghiéiba) prendo la traccia segnata in bianco-blu che via Bocchetta del Masnee porta alla Capanna Basodino. Il sentiero è un po’ labile e poi a me interessa raggiungere l’altra bocchetta, quella di Sròdan, quindi piego in direzione SW sui bellissimi pascoli dell’Alpe Sròdan, abbandonando ogni sentiero. Già salendo sulla pietraia che porta alla Bocchetta di Sròdan, esposta a Nord, mi accorgo che i pietroni sono estremamente scivolosi: la brina che li ricopre, in molti casi si è trasformata in un invisibile (ma presente) strato di ghiaccio di pochi millimetri, che rende penoso e pericoloso il procedere. L’erba brinata tiene, le pietre no. Arrivo comunque alla bocchetta, con impareggiabile vista sul Basodino e sulla sottostante Val Sevinera (già questo vale la salita!). Comincio a traversare verso SE in direzione della cresta NW del Castello. Le pietre non tengono, chissà le successive placche...! Decido dunque di scendere (quel versante non riceverà per tutta la giornata un unico raggio di sole) e mentre sto già pensando alla Rossa, l’illuminazione! Alla mia sinistra c’è il Pulpito: ok, non ho preparazione, non ho cartine, non ho letto – recentemente – il Brenna, ricordo di aver letto l’unica relazione in italiano (quella di gmonty) tanto tempo fa, ma il suo versante ESE è baciato dal sole, e tanto basta!
Da dove mi trovo continuo a traversare verso WNW oltrepassando dal basso la quota 2512, evito una fascia rocciosa e mi infilo in un ripido pendio pietroso che costeggia le rocce che scendono dall’anticima ESE. Alla “bocchetta”, passo sul versante bavonese percorrendo una “ripida rampa erbosa” (Brenna) abbastanza esposta e qui ho l’incontro ravvicinato con una giovane femmina di stambecco che mi guarda prima dall’alto, poi da pari quota, e poi dal basso. Davvero un momento unico! Superata l’anticima ESE mi dirigo verso la cima superando qualche facile placca e, dove questo risulta difficoltoso, scendo leggermente, sempre sul versante bavonese. Non ci sono più ostacoli, ormai sono in cima al Pulpito (2616 m), pronto a ricevere “le prediche dalla Natura”.
Queste infatti non si fanno attendere: il trittico Poncione di Braga (parete SE) – Pizzo Castello (cresta W – cresta S – parete N) – e gruppo del Basodino (ghiacciaio e tutto l’immenso versante W) è commovente, senza contare tutto il resto che mi circonda!
La birra di vetta, scelta non certo a caso, sottolinea questo magico momento. Mi prendo il tempo per leggere attentamente il libro di vetta: 38 iscrizioni (singole o di gruppo) in 11 anni (media: circa 3 all’anno). Quelle conosciute sono più di una: 2 volte Zaza (di cui la seconda da antologia, Respekt!), poi nuovamente (come sul recentissimo
Madone / Batnall)
Oliviero Bellinzani, poi il Gipfel-Flora Team di Davos, ed in ultimo la Gaby (cari saluti se legge questo rapporto) che abbiamo conosciuto con
Sky in occasione della nostra salita al vicino
Pizzo del Piatto di Röd.
Siccome la salita da ESE non mi era sembrata così banale come dice il Brenna (direi che almeno la F se la merita tutta), per la discesa, non essendo influenzato da letture e/o valutazioni precedenti (come detto, sono qui solo perché “folgorato sulla via di Damasco”) mi butto sulla cresta N, saggiando preventivamente che non si ripeta la stessa situazione del Castello (pietre e placche ghiacciate). Vedo che l’orario ed il soleggiamento hanno fatto il loro corso. Bene.
Inizio la discesa in cresta, poi mi porto sulla parte W della cresta N (verso la Val Bavona), scendo un pendio non difficile anche se un po’ oscuro, rimanendo attaccato alle rocce a destra; poi risalgo quei 5-6 metri che mi servono per riportarmi in cresta e da lì passo sull’altro versante (quello soleggiato, cioè la parte E della cresta N, verso Sròdan). Qui evito il canale pietroso che ho immediatamente alla mia destra (penso che si passi senza difficoltà quando fa caldo e non c’è brina, ma ora…) e continuo la discesa sulla cresta N (dalla parte E). Arrivato alle rocce che precedono la Bocchetta del Masnee, scendo dal ripido pendio erboso, rimanendo totalmente a sinistra (in mezzo è ripido e senza appigli), dove le emergenze rocciose facilitano una discesa senza rischi. Raggiungo così la pietraia della parte alta dell’Alpe Sròdan.
Valutazione complessiva di questo tratto: F. Il Brenna dà PD, ma francamente mi sembra un po’ esagerato (come del resto mi sembrava mancante per difetto l’”EE” che veniva dato per la cresta ESE. Globalmente, a mio giudizio, le due creste rimangono abbastanza equivalenti (anzi, d’estate, senza rischi di scivolamenti, è forse più facile la Nord): per questo motivo valuto il tutto T4 – F – I.
Dalla pietraia raggiungo i pascoli e poi il Rifugio Serodano (Poncione di Braga): da qui ritorno all’auto per la stessa via dell’andata.
Anche se il Pulpito è saltato fuori un po’ per caso, si è trattato di un’escursione fantastica che per gli appassionati del genere non può non esercitare un sicuro richiamo.
Tempi di percorrenza: 7 ore e 30’. Andata: 4 ore e 30’. Ritorno: 3 ore

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