Becca Torché (m.3016) da San Grato di Issime
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Tipico sentierino valdostano su terreno erboso e scisti affioranti, quasi sempre ben tracciato e segnalato.
Le becche Torché e Vlou, che assieme si chiamano Dames de Challand, sono secondo me tra le montagne più visibili e riconoscibili della Valle d'Aosta per le loro forme piramidali che svettano sulle creste che scendono dal Monte Rosa.
Inizio a descrivere la gita da San Grato (m.1684), frazione di Issime dove siamo arrivati con un passaggio dall’ultimo parcheggio, io e gli amici
Nevermind e Giulio. Vedere la scheda per la questione del permesso. Partendo dall’ultimo parcheggio (3-4 posti auto) sono circa 250 metri di dislivello in più. Ci sono altri posti auto ancora più in basso.
A San Grato le tabelle indicano per la Torché un tempo di 4h15 e il sentiero 1C, più avanti resteranno ometti e frecce gialle. Per un'ora camminiamo con poca pendenza lungo la valle che scende dal colle Dondeuil (Vallon de Scheity) fino ad arrivare all'alpeggio Munes e alla cappella Madonna delle Nevi (m.2021). Appena passate le case, le frecce dicono di attraversare i prati verso nord e portarsi sul versante opposto della valle. Dunque lungo questo itinerario la deviazione per la Torché si trova molto prima del Colle Dondeuil.
Attraversati i prati puntare a una casetta addossata a un masso (c’erano alcuni ometti crollati). Il sentierino riprende a salire a tornanti, all'inizio poco visibile ma con ometto e poi più marcato, si infila in un canale erboso per poi uscirne. Tra i 2300 e i 2550 metri circa incontriamo alcuni punti caratteristici letti in altre relazioni: la casetta con tubo di plastica per captare l'acqua (credo la "Betti" della cartina), una serie di tornanti che porta ad un traverso accanto a una parete rocciosa (visibile dalla casetta precedente) e sopra un piccolo muretto a secco. Con un altro tratto a svolte in salita il sentierino sbuca su un pendio erboso e di rocce affioranti, a circa 2650 metri, da dove si vedono benissimo le due becche e il punto che dobbiamo raggiungere per salire la Torché: il colletto della cresta alla nostra sinistra, nel punto in cui finisce la parte rocciosa. Visto che il percorso ci è evidente non facciamo caso ai segnali, in questo tratto costituiti solo da ometti, e puntiamo dritti verso il colletto mentre gli ometti fanno fare un giro più largo.
Dal colletto, a circa 2800 metri, il sentierino prosegue sulla cresta con qualche scavalcamento di blocchi rocciosi e qualche tratto di pietrisco. Man mano che si sale la cresta si allarga. La placca rocciosa che difende la vetta è molto appoggiata e rugosa e non pone problemi nemmeno ad un non-arrampicatore come me. Tempo impiegato per salire: 3 ore e 45 compresa una piccola sosta.
Le becche Torché e Vlou, che assieme si chiamano Dames de Challand, sono secondo me tra le montagne più visibili e riconoscibili della Valle d'Aosta per le loro forme piramidali che svettano sulle creste che scendono dal Monte Rosa.
Inizio a descrivere la gita da San Grato (m.1684), frazione di Issime dove siamo arrivati con un passaggio dall’ultimo parcheggio, io e gli amici

A San Grato le tabelle indicano per la Torché un tempo di 4h15 e il sentiero 1C, più avanti resteranno ometti e frecce gialle. Per un'ora camminiamo con poca pendenza lungo la valle che scende dal colle Dondeuil (Vallon de Scheity) fino ad arrivare all'alpeggio Munes e alla cappella Madonna delle Nevi (m.2021). Appena passate le case, le frecce dicono di attraversare i prati verso nord e portarsi sul versante opposto della valle. Dunque lungo questo itinerario la deviazione per la Torché si trova molto prima del Colle Dondeuil.
Attraversati i prati puntare a una casetta addossata a un masso (c’erano alcuni ometti crollati). Il sentierino riprende a salire a tornanti, all'inizio poco visibile ma con ometto e poi più marcato, si infila in un canale erboso per poi uscirne. Tra i 2300 e i 2550 metri circa incontriamo alcuni punti caratteristici letti in altre relazioni: la casetta con tubo di plastica per captare l'acqua (credo la "Betti" della cartina), una serie di tornanti che porta ad un traverso accanto a una parete rocciosa (visibile dalla casetta precedente) e sopra un piccolo muretto a secco. Con un altro tratto a svolte in salita il sentierino sbuca su un pendio erboso e di rocce affioranti, a circa 2650 metri, da dove si vedono benissimo le due becche e il punto che dobbiamo raggiungere per salire la Torché: il colletto della cresta alla nostra sinistra, nel punto in cui finisce la parte rocciosa. Visto che il percorso ci è evidente non facciamo caso ai segnali, in questo tratto costituiti solo da ometti, e puntiamo dritti verso il colletto mentre gli ometti fanno fare un giro più largo.
Dal colletto, a circa 2800 metri, il sentierino prosegue sulla cresta con qualche scavalcamento di blocchi rocciosi e qualche tratto di pietrisco. Man mano che si sale la cresta si allarga. La placca rocciosa che difende la vetta è molto appoggiata e rugosa e non pone problemi nemmeno ad un non-arrampicatore come me. Tempo impiegato per salire: 3 ore e 45 compresa una piccola sosta.
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