Vista da
Sky
Siamo rimasti d’accordo, con l’amico
tapio, prima della mia partenza per il Vallese, di trovarci per fare una gita “a metà strada”, e quale meta migliore se non il Monte Leone, dal Sempione?
Ritrovo alle 5.30.. in realtà alle 5.15, con un timing incredibile, ci troviamo allo stesso momento entrambi all’ospizio del Sempione e ci prepariamo a partire. La mia frontale è scarica..
tapio pensava di trovare più luce.. siamo in anticipo di un quarto d’ora.. ma non importa, noi partiamo !
Per un po’ ci muoviamo “a tastoni”, poi arriva il chiarore dell’alba a guidarci. La zona la conosciamo bene perché siamo stati, proprio insieme, quest’inverno a fare il Breithorn. E ci divertiamo a riconoscere, senza la neve, tutti i “punti chiave” che avevamo individuato allora. Primo fra tutti, ovviamente, il famoso “traverso cazzuto” (skiboy cit.) che aveva messo a dura prova il sottoscritto con le racchette. Come mi immaginavo, in estivo c’è un bellissimo sentiero, che passa a filo delle roccette che scendono dall’Hübschorn.. però il pendio scosceso alla sua sinistra è tale e quale, e pensarlo con la neve fa un po’ impressione !
Procediamo tra la pietraia, guardando all’orizzonte il ghiacciaio a cui puntare.. Ad un certo punto ci separiamo, ognuno scegliendo un approccio alla salita diversa, e ci troviamo su due vie parallele, dalle due parti opposte della valle.. io come al solito cercando rogne,
tapio seguendo i bolli verdi.. Alla fine, come in una geometria non-euclidea, le due parallele si incontrano ! Ancora una volta, nello stesso momento, nello stesso posto..
Siamo prossimi al primo ghiacciaio (Homattugletscher). Ci ramponiamo ed io propongo anche di imbragarci, già che ci siamo. Affrontiamo il ghiacciaio in libera.
tapio fa la conoscenza con i primi crepacci.. Ghiacciaio piccolo, sono piccoli anche i crepacci, si possono superare con un passo. Lentamente, arriviamo al Breithornpass. Il secondo ghiacciaio (Alpjergletscher) è molto più grande, bisogna studiare il percorso con attenzione. Una volta di fronte ad un crepaccio insidioso, decidiamo di incordarci. Per stare lontani dalle rogne, cerchiamo comunque di percorrere una via più alta possibile, a semicerchio, puntando al punto quotato 3373 sulla cresta S del Monte Leone, che si staglia maestoso di fronte a noi. Procediamo lentamente nella neve, fortunatamente senza incontrare altri crepacci (ne vediamo però di belli grandi più in basso..). Arriviamo al “deposito materiale”. Togliamo ramponi, ghette, etc. Visti i rapporti, che danno tutti PD la salita al Leone, parlano di “passaggi aerei”, e visto com’è un PD “vero” (la recente pointe de Mourti), vorrei procedere in cordata.. So però che
tapio ne sarebbe impacciato, ed allora dopo qualche secondo decido di lasciar perdere. Procediamo quindi in libera in cresta. E la scelta si rivela assolutamente azzeccata.. la cresta non è per niente difficile.. mai esposta.. tutta segnata da ometti.. Una lunga “balconata” su roccia solida e divertente da salire. Forse un solo punto in cui dover veramente “arrampicare” – ben appigliato, ma un po’ scomodo per me che sono un po’ basso..
tapio apre sempre la strada, ma io gli sto dietro bene. E, così, siamo in vetta ! Stretta di mano.. un occhio all’orologio.. 7 ore e mezza ?? OK, ce la siamo presa comodi.. qualche settaggio ad imbrago, ramponi, casco, corda.. Dài, in discesa dovremmo farcela in 5 ore..! Brindiamo con la tradizionale accoppiata di birre.. del dolce e del salato, amichevolmente mischiato.. firma al ricco libro di vetta, in cui andiamo subito a cercare lo scritto di
Nevi Kibo.. foto, e via !
La discesa lungo la cresta è veloce.. ormai sappiamo che non c’è niente da temere.. procediamo scordati sul primo ghiacciaio.. passo e poi secondo ghiacciaio.. Io nel frattempo ho un crollo fisico.. Ginocchia e piedi mi fanno male.. aver fatto 1800 m di dislivello il giorno prima di certo non mi ha giovato ! Seguiamo la strada fatta all’andata da
tapio, ma, seppur più breve, è comunque una sofferenza.. ancora pietraie e perfino il comodissimo sentiero finale che piomba sull’ospizio.
Alla fine saranno 18.5 km, 1750 m di dislivello e 12h20.. Niente di eccezionale, però il ghiacciaio, la cresta tecnica, la pietraia.. tutto quanto ha reso la salita per entrambi decisamente provante !
Una salita stimolante, anche se mai difficile.. una compagnia ormai collaudata e sempre votata al “fair play”.. una vetta di tutto rispetto ! Alla prossima !
tapio: Probabilmente ho il Leone nei cromosomi… Mio nonno aveva lavorato negli anni ’50 presso l’(ex) Albergo Monte Leone all’Alpe Veglia. Poi aveva portato con sé nelle vacanze estive anche mio padre, ed ad entrambi si era fissata sulla retina l’immagine potente che il Leone dà di sé dalla Piana del Veglia. In tempi più recenti, ma pur sempre precedenti all’avvento di HIKR, io ero stato – per la precisione nel 2004 – alla Punta Terrarossa, e da qui avevo avuto una visione onirica ed al tempo stesso reale di un altro versante di questa montagna. Veniamo ai giorni nostri: come ben ricordato da
Sky, nella nostra recente salita (primaverile, ma pur sempre invernale) al Breithorn avevamo potuto ammirare il lato meno ostico del Leone, e tuttavia di gran fascino.
Tutto questo per aggiungere qualche particolare di “storia vissuta” che ruota attorno a questa magica montagna. Per il resto che dire?
Sky non ha fatto mancare niente a ciò che ha rappresentato “il nostro Leone”, con dovizia di dettagli! Mi rimane solamente in testa la cantilena che tanti di noi hanno imparato alle elementari: Ma con gran pena le reca giù! Quel “LE” indica appunto le Alpi Lepontine, le montagne che conosco meglio (lievi eccezioni rappresentate da Pennine e Retiche…) e che ho nel cuore: ecco, a proposito di Lepontine, il Leone le simboleggia tutte (e le mette tutte in fila, una dopo l’altra…)
Grazie
Sky per aver condiviso questo momento irripetibile! Alla prossima!
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