Pizzo di Mezzodì (2708 m)
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L’idea del debutto stagionale in Valle Mesolcina è naufragato subito alle prime luci del mattino. E’ bastato un solo sguardo al cielo in direzione della valle per farmi desistere. Un altro giorno a litigare con la nebbia sarebbe davvero troppo.
Ho però nella mente una meta alternativa, da tempo sulla lista d’attesa. Punto in direzione opposta, raggiungo Riazzino, scarto con destrezza i residuati della nottata al Vanilla e poco dopo imbocco la Val Verzasca. Alle 6:00 sono a Sonogno (918 m), in cammino sulla strada asfaltata che entra in Val Vegornèss. L’obbiettivo odierno è infatti il Pizzo di Mezzodì, che s’ha da spuntare.
Siccome ci sono già molti rapporti sulla salita alla cima temo non ci sia molto di utile ed interessante da aggiungere. Taglierò corto... :-)
In mezzora liquido la parte più noiosa del tracciato, che come già citato in precedenza, si svolge su strada asfaltata/sterrata. I segnavia bianco-rossi mi conducono diretti su ripido sentiero alla Capanna Alpe Cógnora (1938 m). Breve pausa, dopodiché mi inoltro nel versante W della montagna, ora seguendo (fino in vetta) i comodi segnavia bianco-blu. Sotto l’edificio sommitale mi infilo nell’evidente canalino (sentierino un po’ friabile) che porta alla cresta SW ed alle 9:30 sbuco di fronte alla croce del Pizzo di Mezzodì (2708 m).
Finalmente spende il sole anche se un forte e gelido vento mi costringe a guanti e berretto. Visto l’orario non sarebbe male sorseggiare un buon caffè accompagnato perchè no da calde brioches ma... ahimé, il sacchetto del cibo prevede solo frutta secca e qualche barretta energetica. Approfitto però del cielo limpido e mi godo il panorama per qualche ora. Magnifica è la vista sul Madom Gröss e sul Pizzo Cramosino, nonchè sul Rasiva e la Corona di Redorta, tutte cime già raggiunte in passato.
Alle 11:00 decido di cominciare la discesa, questa volta lungo parte della cresta NW. Mi tengo sempre sul filo, con brevi spostamenti sul versante verzaschese così da superare alcuni spuntoni. Il versante di Lagasca/Valle d’Usèdi si presenta invece strapiombante. Giunto all’altezza di alcune grandi piode tabulari ammucchiate una sopra l’altra, deciso che è il momento di abbandonare la cresta ed evacuare sul versante W. Con discesa su terreno perlopiù erboso, in diagonale verso sinistra, riguadagno in breve quota 2600 m ca. dove ritrovo anche i segnavia della VAV.
Da qui non mi resta che ripercorrere a ritroso tutto il percorso di salita.
Ho però nella mente una meta alternativa, da tempo sulla lista d’attesa. Punto in direzione opposta, raggiungo Riazzino, scarto con destrezza i residuati della nottata al Vanilla e poco dopo imbocco la Val Verzasca. Alle 6:00 sono a Sonogno (918 m), in cammino sulla strada asfaltata che entra in Val Vegornèss. L’obbiettivo odierno è infatti il Pizzo di Mezzodì, che s’ha da spuntare.
Siccome ci sono già molti rapporti sulla salita alla cima temo non ci sia molto di utile ed interessante da aggiungere. Taglierò corto... :-)
In mezzora liquido la parte più noiosa del tracciato, che come già citato in precedenza, si svolge su strada asfaltata/sterrata. I segnavia bianco-rossi mi conducono diretti su ripido sentiero alla Capanna Alpe Cógnora (1938 m). Breve pausa, dopodiché mi inoltro nel versante W della montagna, ora seguendo (fino in vetta) i comodi segnavia bianco-blu. Sotto l’edificio sommitale mi infilo nell’evidente canalino (sentierino un po’ friabile) che porta alla cresta SW ed alle 9:30 sbuco di fronte alla croce del Pizzo di Mezzodì (2708 m).
Finalmente spende il sole anche se un forte e gelido vento mi costringe a guanti e berretto. Visto l’orario non sarebbe male sorseggiare un buon caffè accompagnato perchè no da calde brioches ma... ahimé, il sacchetto del cibo prevede solo frutta secca e qualche barretta energetica. Approfitto però del cielo limpido e mi godo il panorama per qualche ora. Magnifica è la vista sul Madom Gröss e sul Pizzo Cramosino, nonchè sul Rasiva e la Corona di Redorta, tutte cime già raggiunte in passato.
Alle 11:00 decido di cominciare la discesa, questa volta lungo parte della cresta NW. Mi tengo sempre sul filo, con brevi spostamenti sul versante verzaschese così da superare alcuni spuntoni. Il versante di Lagasca/Valle d’Usèdi si presenta invece strapiombante. Giunto all’altezza di alcune grandi piode tabulari ammucchiate una sopra l’altra, deciso che è il momento di abbandonare la cresta ed evacuare sul versante W. Con discesa su terreno perlopiù erboso, in diagonale verso sinistra, riguadagno in breve quota 2600 m ca. dove ritrovo anche i segnavia della VAV.
Da qui non mi resta che ripercorrere a ritroso tutto il percorso di salita.
Tourengänger:
Varoza

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