Pizzo d’Eus (1728 m)
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Parafrasando Nino Chiovini mi verrebbe da dire “Mal di Verzasca”, intendendo con questo il richiamo che, mai sopito, mi avvinghia dopo un certo periodo di assenza da questa Valle. Non avendo ancora deciso se riporre l’attrezzatura da sci in attesa della prossima stagione delibero, almeno per oggi, di evitare la questione e di recarmi là dove il richiamo echeggia.
Lavertezzo, la piccola capitale della valle (o è Sonogno?) (o Brione?) mi accoglie di buon ora. Lascio l’auto un po’ prima dell’entrata in paese, evitando il costoso stazionamento nei pressi del Ponte dei Salti, e in breve raggiungo l’attacco del sentiero per Rancone, situato nei pressi del ponte sul fiume che porta le acque delle tre valli di Lavertezzo (Agro, Pincascia e Carecchio) nella Verzasca. Se l’altra volta l’escursione era stata caratterizzata dal ghiaccio e dalla neve (avevo appena sfiorato la croce di Eus), stavolta il fil rouge è l’acqua: un mese d’aprile come quello appena passato ha lasciato il segno in Val Carecchio (penso non solo lì…).
Evito descrizioni minuziose, visto che esistono parecchie relazioni sul tema: darò solo alcune highlights.
Salgo da Rodana (“via normale”). Il passaggio sotto la cascata, naturalmente, equivale ad un’abbondante doccia anche facendolo a mo’ di saetta. Il tratto con le catene non dà nessun problema (non le ho neanche toccate!) e altrettanto quello senza catena con i gradini intagliati nella roccia: è tutto bagnato ma si passa tranquillamente, facendo un po’ di attenzione.
Ho trovato Eus un monte davvero bellissimo, in una posizione davvero rara da replicare. La vista dalla vetta del Pizzo d’Eus, com’era da immaginarsi, è superba: del resto essendo circondati da vette come Pizzo di Vogorno, Poncione d’Alnasca, Föpia, Cima di Bri, Poncione Rosso (e parecchie altre), come potrebbe essere altrimenti?
Per il ritorno la CNS mi suggerisce di salire ad Arossa e costeggiare gli innumerevoli muri verticali che scendono dalla Cima Pianca fino a ricongiungersi a valle con il sentiero della Val Carecchio. La scelta si rivela ottima, eccezion fatta per i numerosi attraversamenti di torrenti, che poco hanno da invidiare alle placche con le tacche fatte all’andata. Comunque con attenzione si superano anche questi (purtroppo le abbondanti piogge dell’ultimo periodo hanno fatto una vittima, un cucciolo di camoscio, che ho intravisto nell’acqua sotto un salto di roccia cospicuo, immagino sarà scivolato…) Se scivolano i camosci, è tutto dire!
Il sentiero di fondovalle permette di ammirare numerose cascate ed in un punto anche di avvicinare il riale principale della Val Carecchio. Il “Monte della Valle” è un grazioso monte che però non può rivaleggiare con Eus né per cura né per posizione: comunque impressionante da qui la visione sulla parete W della Cima della Cengia delle Pecore!
Proseguendo poi per il sentiero ufficiale (i due sentieri che salgono a Eus sono entrambi ben segnalati ma non hanno l’egida del CAS) raggiungo Rancone e di lì Lavertezzo.
Escursione dal dislivello contenuto ma dal grande valore paesaggistico, perfetta per le condizioni attuali della neve (che, secondo i versanti, è appena più in alto o poco più in basso della quota odierna).
Tempo totale: 5 ore e 45’
andata (da Rodana): 3 ore; ritorno (da Monte della Valle): 2 ore e 45’

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