Sotto la croce di Eus (1563 m)
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Descrizione dei punti critici incontrati:
- La prima parte del sentiero subito dopo Rancone presenta tratti innevati e ghiacciati, per passare bisogna procedere sul bordo (sotto c’è il fiume).
- Appena prima e subito dopo del ponticello c’è un passaggio, sempre a strapiombo, completamente ghiacciato: impossibile procedere se non con le racchette ai piedi (e nondimeno non in piena sicurezza, dato che i bastoni non fanno presa sul ghiaccio vivo).
- Oltrepassata la deviazione per Eus il sentiero attraversa zone rocciose completamente ghiacciate: come prima, si passa – rischiando - solo con le racchette da neve.
- In un punto cade parecchia acqua da una roccia verticale: bisogna proprio passarci sotto e farsi una bella doccia gelida e ciononostante fare attenzione a dove si mettono i piedi per non scivolare.
- Il primo tratto gradinato, attrezzato con catene, è chiaramente completamente ghiacciato: ecco che per una volta l’utilità delle catene stesse si dimostra palesemente.
- Il secondo tratto gradinato, senza catene, è anch’esso ghiacciato, naturalmente: a suon di colpi con un sasso appuntito, sono riuscito a spaccare il ghiaccio (di ragguardevole spessore), perdendo circa un’ora in questa operazione (oltre al tempo già perso in tutte le fasi precedenti). Sono stato tentato di lasciar perdere ma poi, riprendendo fiducia dopo aver visto che l’operazione dava i suoi frutti, ho continuato.
- Subito dopo ho calzato definitivamente le racchette, ma essendo il pendio davvero molto ripido (inadatto ad una racchettata), si faticava parecchio nella progressione. Procedo comunque.
- Nel canale che porta ad Eus sono presenti accumuli da valanghe e un po’ di neve ogni tanto rotola giù. Fino a qui ho perso un’infinità di tempo nelle seguenti operazioni: mettere e togliere le racchette a più riprese, spaccare ghiaccio senza la dovuta attrezzatura, detergersi dal sudore che continuamente imperlava la fronte. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il passaggio sopra di me di quattro camosci, che hanno fatto precipitare verso valle e verso di me ulteriore neve, lasciandomi comunque indenne.
- Già in salita il tonfo sordo e terrificante di alcune colonne di ghiaccio (alcune di dimensioni importanti) che si staccano da pareti verticali sia sopra di me che dall’altra parte della valle mi facevano procedere con il timore costante di poter ricevere qualche deiezione ghiacciata con conseguenze facilmente immaginabili. Sulla via del ritorno, con il rialzo delle temperature, questi distacchi aumentavano di frequenza e i tonfi erano paragonabili a bombe: un rumore molto tetro che mi faceva considerare al sicuro solo al mio arrivo a Rancone.
Conclusione:
4 ore per 1000 metri di dislivello sono davvero troppe; il pensiero fisso di dover rifare dei passaggi problematici non mi ha lasciato la tranquillità sufficiente per disinteressarmi del tempo che trascorreva ed arrivare così a salire gli ultimi 30-40 metri che mi separavano dalla croce e quindi anche da Eus: il tratto di cui al punto 2 – e anche tutti gli altri dove si balla sul ghiaccio - va fatto obbligatoriamente con la luce naturale, è troppo rischioso tentare il passaggio con luce fioca o mancante. Ci sono zone che vanno percorse solo dopo il disgelo, e questa appartiene a quel gruppo. Alla fine per il ritorno sarebbero (e sono effettivamente) bastate 2 ore e mezza (che è comunque tanto); ma su, sotto la croce di Eus, non potevo saperlo. L’escursione mi ha comunque permesso di ammirare una zona tra le più selvagge da me percorse, e di questo ringrazio

Tourengänger:
tapio

Communities: Ticino Selvaggio, Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (10)