Val Bavona calling: Bignasco-San Carlo e ritorno - integrale di fondovalle
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“La Valle Bavona è una valle speciale. È un concentrato della montagna più maestosa, aspra, potente e pure dell’incredibile ingegno dell’uomo per addomesticarla e renderla in grado di fornire il nutrimento per la vita.”
Con queste poche e semplici parole Giuseppe Brenna apre il suo volume “Alpi di Val Bavona”: poche e semplici parole che però permettono già di cogliere l’affascinante unicità di questa valle.
L’escursione odierna percorre per intero il fondovalle bavonese, da Bignasco fino alla teleferica di San Carlo, all’andata su sentiero e al ritorno a fianco della strada ufficiale. È un modo per poter osservare tutto ciò che l’escursionista estivo, in particolare chi transita in valle su quattro ruote con l’intenzione di salire a Robièi in funivia, normalmente non vede.
Gli alpeggi e i sentieri selvaggi che li raggiungono li rimando a future escursioni: di quei quasi 3000 metri di dislivello che separano Cavergno dalla cima del Basòdino, ho visionato in questa gita solo la fascia più bassa. Ma non per questo priva di interesse.
Una passeggiata che può essere effettuata da tutti, bambini compresi (magari in più tranches) e senza equipaggiamento di montagna: io stesso, pur in inverno, avevo ai piedi normalissime scarpe da ginnastica!
Evito di descrivere in dettaglio il tragitto (visibile comunque alla voce sintetica “percorso” e desumibile anche dai waypoints) lasciando agli interessati la gioia della scoperta: qualche foto giusto per stuzzicare l’appetito supplirà comunque a questa mancanza.
Tra le cose di questa giornata che colpiscono la mia attenzione vi è l’enorme quantità di macigni che fin dall’inizio costeggiano i fianchi del sentiero. Grossi massi ricoperti di muschio, segno che i franamenti che li hanno originati sono già lontani nel tempo. Più avanti, ai macigni da frana si sostituiscono, o si aggiungono, i massi erratici, in numero e dimensioni da lasciare sbalorditi. Una conseguenza di questo mondo di pietra sono i numerosi “splüi” (costruzioni sotto roccia dalle molteplici funzioni: abitazioni, ricoveri per il bestiame, cantine, depositi).
Interessante è poi l’apparizione del prato pensile, appoggiato sopra un enorme macigno, figlio della ricerca disperata di terra da sfruttare in una realtà verticale dove l’elemento predominante è senz’altro la pietra.
Da segnalare anche la cascata di Foroglio, molto conosciuta e molto visibile, praticamente impossibile da mancare.
Un avvistamento faunistico che finora non mi era mai capitato di fare (oltre al camoscio, al topolino di campagna che per nascondersi si lancia a peso morto da un masso altissimo, e alle numerose trote della Bavona) è stato quello di tre caprioli (tre! - o erano tre cerve?), non lontano da Ritorto, che senza panico si sono allontanati dal sentiero al rumore dei miei passi.
Tra le montagne che attorniano la valle, oltre al Basodino, visibile già da Cavergno (ma che poi più avanti scompare) ne cito solo due, notevoli, anche se l’elenco potrebbe essere lunghissimo: il Pizzo Pecora, con la sua altissima, verticale e liscia parete S, ed il Pizzo Castello visto da San Carlo, una gioia per gli occhi.
Per questa visita in Val Bavona devo dire grazie al pericolo valanghe odierno (3): senza di questo probabilmente sarei rimasto ignaro della selvaggia bellezza di questa valle!
PS Il dislivello indicato tiene conto dei vari saliscendi incontrati, posizionati principalmente nella prima metà del percorso su sentiero.
Tempo totale: 6 ore e 30’ andata 4 ore – ritorno 2 ore e 30’

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